Novella Nona
[Voice: filostrato]
[001]
Messer Guiglielmo Rossiglione
dà a mangiare alla moglie sua il cuore di messer
Guiglielmo Guardastagno
ucciso da lui e amato da lei; il che ella sappiendo, poi si gitta da un'alta finestra in terra e muore e col suo amante è sepellita.
[002]
Essendo la novella di Neifile finita, non senza aver gran compassion messa in tutte le sue compagne, il re, il quale non intendeva di guastare il privilegio di Dioneo, non essendovi altri a dire, incominciò:
[003]
Èmmisi parata dinanzi, pietose donne, una novella alla qual, poi che cosí degli infortunati casi d'amore vi duole, vi converrà non meno di compassione avere che alla passata, per ciò che da piú furono coloro a' quali ciò che io dirò avvenne, e con piú fiero accidente che quegli de' quali è parlato.
[004]
Dovete adunque sapere che, secondo che raccontano i provenzali, in
Provenza
furon già due nobili cavalieri, de' quali ciascuno e castella e vassalli aveva sotto di sé: e aveva l'uno nome messer Guiglielmo
Rossiglione
e l'altro messer
Guiglielmo Guardastagno
.
[005]
E per ciò che l'uno e l'altro era prod'uomo molto nell'arme, s'armavano assai e in costume avean d'andar sempre ad ogni torneamento o giostra o altro fatto d'arme insieme e vestiti d'una assisa.
[006]
E come che ciascun dimorasse in un suo castello e fosse l'uno dall'altro lontano ben diece miglia, pure avvenne che, avendo messer Guiglielmo
Rossiglione
una bellissima e vaga donna per
moglie
, messer Guiglielmo
Guardastagno
fuor di misura, non obstante l'amistà e la compagnia che era tra loro, s'innamorò di lei e tanto, or con uno atto e or con uno altro fece, che la donna se n'accorse;
[007]
e conoscendolo per valorosissimo cavaliere, le piacque, e cominciò a porre amore a lui, in tanto che niuna cosa piú che lui disiderava o amava, né altro attendeva che da lui esser richiesta: il che non guari stette che adivenne, e insieme furono una volta e altra, amandosi forte.
[008]
E men discretamente insieme usando, avvenne che il marito se n'accorse e forte ne sdegnò, in tanto che il grande amore che al
Guardastagno
portava in mortale odio convertí; ma meglio il seppe tener nascoso che i due amanti non avevano saputo tenere il loro amore, e seco diliberò del tutto d'ucciderlo.
[009]
Per che, essendo il
Rossiglione
in questa disposizione, sopravenne che un gran torneamento si bandí in
Francia
, il che il
Rossiglione
incontanente significò al
Guardastagno
, e mandogli a dire che, se a lui piacesse, da lui venisse e insieme diliberrebbono se andar vi volessono e come. Il
Guardastagno
lietissimo rispose che senza fallo il dí seguente andrebbe a cenar con lui.
[010]
Il
Rossiglione
, udendo questo, pensò il tempo esser venuto da poterlo uccidere; e armatosi il dí seguente con alcuno suo famigliare montò a cavallo, e forse un miglio fuori del suo
castello
in un bosco si ripuose in aguato, donde doveva il
Guardastagno
passare.
[011]
E avendolo per un buono spazio atteso, venir lo vide disarmato con due famigliari appresso disarmati, sí come colui che di niente da lui si guardava; e come in quella parte il vide giunto dove voleva, fellone e pieno di maltalento con una lancia sopra mano gli uscí adosso gridando:
Traditor, tu se' morto!
, e il cosí dire e il dargli di questa lancia per lo petto fu una cosa.
[012]
Il
Guardastagno
, senza potere alcuna difesa fare o pur dire una parola, passato di quella lancia, cadde e poco appresso morí. I suoi famigliari, senza aver conosciuto chi ciò fatto s'avesse, voltate le teste de' cavalli, quanto piú poterono si fuggirono verso il
castello
del lor signore.
[013]
Il
Rossiglione
, smontato, con un coltello il petto del
Guardastagno
aprí e colle proprie mani il cuor gli trasse, e quel fatto avviluppare in un pennoncello di lancia, comandò ad un de' suoi famigliari che nel portasse; e avendo a ciascun comandato che niun fosse tanto ardito che di questo facesse parola, rimontò a cavallo ed essendo già notte al suo
castello
se ne tornò.
[014]
La donna
, che udito aveva il
Guardastagno
dovervi esser la sera a cena e con disidero grandissimo l'aspettava, non vedendol venire si maravigliò forte e al marito disse:
E come è cosí, messer, che il
Guardastagno
non è venuto?
[015]
A cui il marito disse:
Donna, io ho avuto da lui che egli non ci può essere di qui domane
, di che
la donna
un poco turbatetta rimase.
[016]
Il
Rossiglione
, smontato, si fece chiamare il cuoco e gli disse:
Prenderai quel cuor di cinghiare e fa che tu ne facci una vivandetta la migliore e la piú dilettevole a mangiar che tu sai; e quando a tavola sarò, me la manda in una scodella d'argento
. Il cuoco, presolo e postavi tutta l'arte e tutta la sollecitudine sua, minuzzatolo e messevi di buone spezie assai, ne fece uno manicaretto troppo buono.
[017]
Messer
Guiglielmo
, quando tempo fu, con
la sua donna
si mise a tavola. La vivanda venne, ma egli, per lo malificio da lui commesso, nel pensiero impedito, poco mangiò. Il cuoco gli mandò il manicaretto, il quale egli fece porre davanti alla donna, sé mostrando quella sera svogliato, e lodogliele molto. la donna, che svogliata non era, ne cominciò a mangiare e parvele buono; per la qual cosa ella il mangiò tutto.
[018]
Come il cavaliere ebbe veduto che
la donna
tutto l'ebbe mangiato, disse:
Donna, chente v'è paruta questa vivanda?
[019]
la donna
rispose:
Monsignore, in buona fé ella m'è piaciuta molto
.
[020]
Se m'aiti Iddio
, disse il cavaliere
io il vi credo, né me ne maraviglio se morto v'è piaciuto ciò che vivo piú che altra cosa vi piacque
.
[021]
la donna
, udito questo, alquanto stette; poi disse:
Come? che cosa è questa che voi m'avete fatta mangiare?
[022]
Il cavalier rispose:
Quello che voi avete mangiato è stato veramente il cuore di messer Guiglielmo
Guardastagno
, il qual voi come disleal femina tanto amavate; e sappiate di certo che egli è stato desso, per ciò che io con queste mani gliele strappai, poco avanti che io tornassi, del petto
.
[023]
la donna
, udendo questo di colui cui ella piú che altra cosa amava, se dolorosa fu non è da dimandare; e dopo al quanto disse:
Voi faceste quello che disleale e malvagio cavalier dee fare; ché se io, non isforzandomi egli, l'avea del mio amor fatto signore e voi in questo oltraggiato, non egli ma io ne doveva la pena portare. Ma unque a Dio non piaccia che sopra a cosí nobil vivanda, come è stata quella del cuore d'un cosí valoroso e cosí cortese cavaliere come messer Guiglielmo
Guardastagno
fu, mai altra vivanda vada!
[024]
E levata in piè, per una finestra, la quale dietro a lei era, indietro senza altra diliberazione si lasciò cadere. La finestra era molto alta da terra, per che, come la donna cadde, non solamente morí, ma quasi tutta si disfece. Messer
Guiglielmo
, vedendo questo, stordí forte, e parvegli aver mal fatto; e temendo egli de' paesani e del conte di
Proenza
, fatti sellare i cavalli, andò via.
[025]
La mattina seguente fu saputo per tutta la contrata come questa cosa era stata: per che da quegli del
castello
di messer Guiglielmo
Guardastagno
e da quegli ancora del
castello
della donna, con grandissimo dolore e pianto, furono i due corpi ricolti e nella
chiesa
del castello medesimo della donna in una medesima sepoltura fur posti, e sopr'essa scritti versi significanti chi fosser quegli che dentro sepolti v'erano, e il modo e la cagione della lor morte.