Novella Quarta
[Voice: lauretta]
[001]
Messer Gentil de' Carisendi
, venuto da
Modona
, trae della sepoltura una
donna
amata da lui, sepellita per morta; la quale riconfortata partorisce un figliuol maschio, e
messer Gentile
lei e 'l figliuolo restituisce a
Niccoluccio Caccianimico
, marito di lei.
[002]
Maravigliosa cosa parve a tutti che alcuno del propio sangue fosse liberale: e veramente affermaron
Natan
aver quella del
re di Spagna
e dello
abate di Cligní
trapassata. Ma poi che assai e una cosa e altra detta ne fu,
il re
, verso
Lauretta
riguardando, le dimostrò che egli desiderava che ella dicesse; per la qual cosa
Lauretta
prestamente incominciò:
[003]
Giovani donne, magnifice cose e belle sono state le raccontate, né mi pare che alcuna parte restata sia a noi che abbiamo a dire, per la qual novellando vagar possiamo, sí son tutte dall'altezza delle magnificenzie raccontate occupate, se noi ne' fatti d'amore già non mettessimo mano, li quali a ogni materia prestano abbondantissima copia di ragionare.
[004]
E per ciò, sí per questo e sí per quello a che la nostra età ci dee principalmente inducere, una magnificenzia da uno inamorato fatta mi piace di raccontarvi, la quale, ogni cosa considerata, non vi parrà per avventura minore che alcuna delle mostrate, se quello è vero che i tesori si donino, le inimicizie si dimentichino e pongasi la propia vita, l'onore e la fama, ch'è molto piú, in mille pericoli per potere la cosa amata possedere.
[005]
Fu adunque in
Bologna
, nobilissima città di
Lombardia
, un cavaliere per virtú e per nobiltà di sangue raguardevole assai, il qual fu chiamato
messer Gentil Carisendi
, il qual giovane d'una gentil donna chiamata
madonna Catalina
, moglie d'un
Niccoluccio Caccianemico
, s'innamorò; e perché male dello amor della
donna
era, quasi disperatosene, podestà chiamato di
Modona
, v'andò.
[006]
In questo tempo, non essendo
Niccoluccio
a
Bologna
e
la donna
a una sua possessione forse tre miglia alla terra vicina essendosi, per ciò che gravida era, andata a stare, avvenne che subitamente un fiero accidente la sopraprese, il quale fu tale e di tanta forza, che in lei spense ogni segno di vita e per ciò eziandio da alcun medico morta giudicata fu;
[007]
e per ciò che le sue piú congiunte parenti dicevan sé avere avuto da lei non essere ancora di tanto tempo gravida, che perfetta potesse essere la creatura, senza altro impaccio darsi, quale ella era, in uno avello d'una
chiesa
ivi vicina dopo molto pianto la sepellirono.
[008]
La qual cosa subitamente da un suo amico fu significata a
messer Gentile
, il qual di ciò, ancora che della sua grazia fosse poverissimo, si dolfe molto, ultimamente seco dicendo:
Ecco,
madonna Catalina
, tu se' morta: io, mentre che vivesti, mai un solo sguardo da te aver non potei: per che, ora che difender non ti potrai, convien per certo che, cosí morta come tu se', io alcun bacio ti tolga
.
[009]
E questo detto, essendo già notte, dato ordine come la sua andata occulta fosse, con un suo
famigliare
montato a cavallo, senza ristare colà pervenne dove sepellita era
la donna
; e aperta la sepoltura in quella diligentemente entrò, e postolesi a giacere allato il suo viso a quello della donna accostò, e piú volte con molte lagrime piangendo il baciò.
[010]
Ma sí come noi veggiamo l'appetito degl'uomini a niun termine star contento ma sempre piú avanti desiderare, e spezialmente quello degli amanti, avendo
costui
seco diliberato di piú non starvi, disse:
Deh! perché non le tocco io, poi che io son qui, un poco il petto? Io non la debbo mai piú toccare né mai piú la toccai
.
[011]
Vinto adunque da questo appetito le mise la mano in seno: e per alquanto spazio tenutalavi gli parve sentire alcuna cosa battere il cuore a
costei
.
[012]
Il quale, poi che ogni paura ebbe cacciata da sé, con piú sentimento cercando, trovò costei per certo non esser morta, quantunque poca e debole estimasse la vita: per che soavemente quanto piú poté, dal suo
famigliare
aiutato, del monimento la trasse e, davanti al caval messalasi, segretamente in casa sua la condusse in
Bologna
.
[013]
Era quivi la
madre
di lui, valorosa e savia donna, la qual, poscia che dal figliuolo ebbe distesamente ogni cosa udita, da pietà mossa chetamente con grandissimi fuochi e con alcun bagno in
costei
rivocò la smarrita vita; la quale come rivenne, cosí gittò un gran sospiro e disse:
Ohimè! ora ove sono io?
[014]
A cui
la valente donna
rispose:
Confortati, tu se' in buon luogo
.
[015]
Costei
, in sé tornata e dintorno guardandosi, non bene conoscendo dove ella fosse e veggendosi davanti
messer Gentile
, piena di maraviglia la
madre
di lui pregò che le dicesse in che guisa ella quivi venuta fosse: alla quale
messer Gentile
ordinatamente contò ogni cosa.
[016]
Di che ella dolendosi, dopo alquanto quelle grazie gli rendé che ella poté, e appresso il pregò, per quello amore il quale egli l'aveva già portato, e per cortesia di lui, che in casa sua ella da lui non ricevesse cosa che fosse meno che onor di lei e del suo
marito
, e come il dí venuto fosse, alla sua propria casa la lasciasse tornare.
[017]
Alla quale
messer Gentile
rispose:
Madonna, chente che il mio disiderio si sia stato ne' tempi passati, io non intendo al presente né mai per innanzi (poi che Idio m'ha questa grazia conceduta, che da morte a vita mi v'ha renduta, essendone cagione l'amore che io v'ho per adietro portato) di trattarvi né qui né altrove se non come cara sorella.
[018]
Ma questo mio benificio operato in voi questa notte merita alcun guiderdone; e per ciò io voglio che voi non mi neghiate una grazia la quale io vi domanderò
.
[019]
Al quale
la donna
benignamente rispose sé essere apparecchiata, solo che ella potesse e onesta fosse:
messer Gentile
allora disse: Madonna, ciascun vostro parente e ogni bolognese credono e hanno per certo voi esser morta, per che niuna persona è la quale piú a casa v'aspetti; e per ciò io voglio di grazia da voi che vi debbia piacere di dimorarvi tacitamente qui con mia
madre
infino a tanto che io da
Modona
torni, che sarà tosto.
[020]
E la cagione per che io questo vi cheggio è per ciò che io intendo di voi, in presenzia de' migliori cittadini di questa terra, fare un caro e uno solenne dono al vostro
marito
.
[021]
La donna
, conoscendosi al
cavaliere
obbligata e che la domanda era onesta, quantunque molto disiderasse di rallegrare della sua vita i suoi parenti, si dispuose a far quello che
messer Gentile
domandava; e cosí sopra la sua fede gli promise.
[022]
E appena erano le parole della sua risposta finite, che ella sentí il tempo del partorire esser venuto: per che, teneramente dalla
madre
di
messer Gentile
aiutata, non molto stante partorí un bel
figliuol
maschio, la qual cosa in molti doppi multiplicò la letizia di
messer Gentile
e di lei.
Messer Gentile
ordinò che le cose oportune tutte vi fossero e che cosí fosse servita costei come se sua propia moglie fosse; e a
Modona
segretamente se ne tornò.
[023]
Quivi fornito il tempo del suo uficio e a
Bologna
dovendosene tornare, ordinò, quella mattina che in
Bologna
entrar doveva, di molti e gentili
uomini
di
Bologna
, tra' quali fu
Niccoluccio Caccianimico
, un grande e bel convito in casa sua; e tornato e ismontato e con lor trovatosi, avendo similmente la donna ritrovata piú bella e piú sana che mai e il suo
figlioletto
star bene, con allegrezza incomparabile i suoi forestieri mise a tavola e quegli fece di piú vivande magnificamente servire.
[024]
E essendo già vicino alla sua fine il mangiare, avendo egli prima alla
donna
detto quello che di fare intendeva e con lei ordinato il modo che dovesse tenere, cosí cominciò a parlare:
Signori
, io mi ricordo avere alcuna volta inteso in
Persia
essere, secondo il mio iudicio, una piacevole usanza, la quale è che, quando alcuno vuole sommamente onorare il suo amico, egli lo 'nvita a casa sua e quivi gli mostra quella cosa, o moglie o amica o figliuola o che che si sia, la quale egli ha piú cara, affermando che, se egli potesse, cosí come questo gli mostra, molto piú volentieri gli mosterria il cuor suo; la quale io intendo di volere observare in
Bologna
.
[025]
Voi, la vostra mercé, avete onorato il mio convito, e io intendo onorar voi alla persesca, mostrandovi la piú cara cosa che io abbia nel mondo o che io debbia aver mai. Ma prima che io faccia questo, vi priego mi diciate quello che sentite d'un dubbio il quale io vi moverò.
[026]
Egli è alcuna persona la quale ha in casa un suo buono e fedelissimo
servidore
, il quale inferma gravemente; questo cotale, senza attendere il fine del servo infermo, il fa portare nel mezzo della strada né piú ha cura di lui; viene uno strano e mosso a compassione dello 'nfermo e' sel reca a casa e con gran sollicitudine e con ispesa il torna nella prima sanità.
[027]
Vorrei io ora sapere se, tenendolsi e usando i suoi servigi, il suo signore si può a buona equità dolere o ramaricare del secondo, se egli raddomandandolo rendere nol volesse
.
[028]
I gentili
uomini
, fra sé avuti vari ragionamenti, e tutti in una sentenzia concorrendo, a
Niccoluccio Caccianimico
, per ciò che bello e ornato favellatore era, commisero la risposta.
[029]
Costui, commendata primieramente l'usanza di
Persia
, disse sé con gli altri insieme essere in questa opinione, che il primo signore niuna ragione avesse piú nel suo
servidore
, poi che in sí fatto caso non solamente abbandonato ma gittato l'avea, e che per li benefici del secondo usati giustamente parea di lui il servidore divenuto, per che, tenendolo, niuna noia, niuna forza, niuna ingiuria faceva al primiero; gli altri tutti che alle tavole erano, ché v'avea di valenti uomini, tutti insieme sé tener quello che da
Niccoluccio
era stato risposto.
[030]
Il cavaliere
, contento di tal risposta e che
Niccoluccio
l'avesse fatta, affermò sé essere in quella oppinione altressí, e appresso disse: Tempo è omai che io secondo la promessa v'onori.E chiamati due de' suoi
famigliari
, gli mandò alla
donna
, la quale egli egregiamente avea fatta vestire e ornare, e mandolla pregando che le dovesse piacere di venire a far lieti i gentili
uomini
della sua presenzia.
[031]
La qual, preso in braccio il
figliolin
suo bellissimo, da' due
famigliari
accompagnata nella sala venne, e come al
cavalier
piacque appresso a un valente
uomo
si pose a sedere; e egli disse:
Signori
, questa è quella cosa che io ho piú cara e intendo d'avere che alcun'altra: guardate se egli vi pare che io abbia ragione
.
[032]
I gentili
uomini
, onoratola e commendatola molto e al
cavaliere
affermato che cara la doveva avere, la cominciarono a riguardare; e assai ve n'eran che lei avrebbon detto colei chi ella era, se lei per morta non avessero avuta. Ma sopra tutti la riguardava
Niccoluccio
, il quale, essendosi alquanto partito il cavaliere, sí come colui che ardeva di sapere chi ella fosse, non potendosene tenere, la domandò se bolognese fosse o forestiera.
[033]
La donna
, sentendosi al suo marito domandare, con fatica di risponder si tenne; ma pur per servare l'ordine posto tacque. Alcun altro la domandò se suo era quel figlioletto, e alcuno se moglie fosse di
messer Gentile
o in altra maniera sua parente; a' quali niuna risposta fece.
[034]
Ma sopravvegnendo
messer Gentile
, disse
alcun de' suoi forestieri
:
Messere, bella cosa è questa vostra, ma ella ne par mutola: è ella cosí?
[035]
Signori,
disse
messer Gentile
il non avere ella al presente parlato è non piccolo argomento della sua virtú
.
[036]
Diteci adunque voi
seguitò
colui
chi ella è
.
[037]
Disse
il cavaliere
:
Questo farò io volentieri, sol che voi mi promettiate, per cosa che io dica, niuno doversi muovere del luogo suo fino a tanto che io non ho la mia novella finita
.
[038]
Al quale avendol promesso ciascuno e essendo già levate le tavole,
messer Gentile
allato alla
donna
sedendo, disse:
Signori
, questa donna è quello leale e fedel servo del quale io poco avanti vi fe' la dimanda; la quale, da' suoi poco avuta cara e cosí come vile e piú non utile nel mezzo della strada gittata, da me fu ricolta e con la mia sollicitudine e opera delle mani la trassi alla morte: e Iddio, alla mia buona affezion riguardando, di corpo spaventevole cosí bella divenir me l'ha fatta.
[039]
Ma acciò che voi piú apertamente intendiate come questo avvenuto mi sia, brievemente vel farò chiaro
.
[040]
E cominciatosi dal suo innamorarsi di lei, ciò che avvenuto era infino allora distintamente narrò con gran maraviglia degli ascoltanti: e poi soggiunse:
Per le quali cose, se mutata non avete sentenzia da poco in qua, e
Niccoluccio
spezialmente, questa donna meritamente è mia, né alcuno con giusto titolo me la può radomandare
.
[041]
A questo niun rispose, anzi tutti attendevan quello che egli piú avanti dovesse dire.
Niccoluccio
e degli altri che v'erano e
la donna
di compassion lagrimavano; ma
messer Gentile
, levatosi in piè e preso nelle sue braccia il picciol
fanciullino
e la donna per la mano e andato verso
Niccoluccio
, disse:
[042]
Leva sú, compare; io non ti rendo tua mogliere, la quale i tuoi e suoi parenti gittarono via, ma io ti voglio donare questa donna mia comare con questo suo figlioletto, il qual son certo che fu da te generato e il quale io a battesimo tenni e nomina'lo Gentile.
[043]
E priegote che, perch' ella sia nella mia casa vicin di tre mesi stata, che ella non ti sia men cara; ché io ti giuro per quello Iddio che forse già di lei innamorar mi fece acciò che il mio amore fosse, sí come stato è, cagion della sua salute, che ella mai o col padre o colla madre o con teco piú onestamente non visse, che ella appresso di mia
madre
ha fatto nella mia casa
.
[044]
E questo detto, si rivolse alla donna e disse:
Madonna, omai da ogni promessa fattami io v'assolvo e libera vi lascio di
Niccoluccio
; e rimessa la donna e 'l fanciul nelle braccia di
Niccoluccio
si tornò a sedere.
[045]
Niccoluccio
disiderosamente ricevette
la sua donna
e
'l figliuolo
, tanto piú lieto quanto piú n'era di speranza lontano, e come meglio poté e seppe ringraziò
il cavaliere
; e gli altri, che tutti di compassion lagrimavano, di questo il commendaron molto, e commendato fu da chiunque l'udí.
[046]
La donna con maravigliosa festa fu in casa sua ricevuta e quasi risuscitata con ammirazione fu piú tempo guatata da' bolognesi; e
messer Gentile
sempre amico visse di
Niccoluccio
e de' suoi parenti e di quei della donna.
[047]
Che adunque qui, benigne donne, direte? estimerete l'aver donato
un re
lo scettro e la corona, e
uno abate
senza suo costo aver riconciliato un malfattore al
Papa
, o
un vecchio
porgere la sua gola al coltello del
nimico
, essere stato da agguagliare al fatto di
messer Gentile
?
[048]
Il quale giovane e ardente, e giusto titolo parendogli avere in ciò che la traccutaggine altrui aveva gittato via e egli per la sua buona fortuna aveva ricolto, non solo temperò onestamente il suo fuoco, ma liberalmente quello che egli soleva con tutto il pensier disiderare e cercar di rubare, avendolo, restituí. Per certo niuna delle già dette a questa mi par simigliante.