Novella Prima
[Voice: neifile]
[001]
Un cavaliere serve al
re di Spagna
; pargli male esser guiderdonato, per che il re con esperienzia certissima gli mostra non esser colpa di lui ma della sua malvagia fortuna, altamente donandogli poi.
[002]
Grandissima grazia, onorabili donne, reputar mi debbo che il nostro
re
me a tanta cosa, come è a raccontar della magnificenzia, m'abbia preposta: la quale, come il sole è di tutto il cielo bellezza e ornamento, è chiarezza e lume di ciascun'altra virtú. Dironne adunque una novelletta assai leggiadra, al mio parere, la quale ramemorarsi per certo non potrà esser se non utile.
[003]
Dovete adunque sapere che, tra gli altri valorosi cavalieri che da gran tempo in qua sono stati nella
nostra città
, fu un di quegli, e forse il piú da bene, messer
Ruggieri de' Figiovanni
;
[004]
il quale, essendo e ricco e di grande animo e veggendo che, considerata la qualità del vivere e de' costumi di
Toscana
, egli in quella dimorando poco o niente potrebbe del suo valor dimostrare, prese per partito di volere un tempo essere appresso a
Anfonso re di Spagna
, la fama del valore del quale quella di ciascun altro signor trapassava a que' tempi; e assai onorevolemente in arme e in cavalli e in compagnia a lui se n'andò in
Ispagna
, e graziosamente fu dal re ricevuto.
[005]
Quivi adunque dimorando
messer Ruggieri
, e splendidamente vivendo, e in fatti d'arme maravigliose cose faccendo, assai tosto si fece per valoroso cognoscere.
[006]
E essendovi già buon tempo dimorato, e molto alle maniere del
re
riguardando, gli parve che esso ora a uno e ora a un altro donasse castella e città e baronie assai poco discretamente, sí come dandole a chi nol valea; e per ciò che a lui, che da quello che egli era si teneva, niente era donato, estimò che molto ne diminuisse la fama sua: per che di partirsi diliberò, e al re domandò commiato.
[007]
Il re gliele concedette, e donogli una delle miglior mule che mai si cavalcasse e la piú bella, la quale per lo lungo camino che a fare avea fu cara a
messere Ruggieri
.
[008]
Appresso questo, commise il re a un suo discreto
famigliare
che, per quella maniera che miglior gli paresse, s'ingegnasse di cavalcare con
messer Ruggieri
in guisa che egli non paresse dal re mandato e ogni cosa che egli dicesse di lui raccogliesse sí che ridire gliele sapesse; e l'altra mattina appresso gli comandasse che egli indietro al re tornasse.
[009]
Il famigliare, stato attento, come
messer Ruggieri
uscí della terra, cosí assai acconciamente con lui si fu accompagnato, dandogli a vedere che esso veniva verso
Italia
.
[010]
Cavalcando adunque
messer Ruggieri
sopra la mula dal
re
datagli e costui d'una cosa e d'altra parlando, essendo vicino a ora di terza, disse:
Io credo che sia ben fatto che noi diamo stalla a queste bestie
.
[011]
E entrati in una stalla, tutte l'altre fuor che la mula stallarono; per che cavalcando avanti, stando sempre
lo scudiere
attento alle parole del cavaliere, vennero a un fiume e quivi, abbeverando le lor bestie, la mula stallò nel fiume; il che veggendo
messer Ruggieri
, disse:
Deh! dolente ti faccia Dio, bestia, ché tu se' fatta come il signore che a me ti donò
.
[012]
Il famigliare
questa parola ricolse, e come che molte ne ricogliesse camminando tutto il dí seco, niun'altra se non in somma lode del
re
dirne gli udí: per che la mattina seguente, montati a cavallo e volendo cavalcare verso
Toscana
, il famigliare gli fece il comandamento del re, per lo quale
messer Ruggieri
incontanente tornò adietro.
[013]
E avendo già il re saputo quello che egli della mula aveva detto, fattolsi chiamare, con lieto viso il ricevette e domandollo perché lui alla sua mula avesse assomigliato o vero la mula a lui.
[014]
Messer Ruggieri con aperto viso gli disse:
Signor mio
, per ciò ve la assomigliai, perché, come voi donate dove non si conviene e dove si converrebbe non date, cosí ella dove si conveniva non stallò e dove non si convenia sí
.
[015]
Allora disse
il re
:
Messer Ruggieri
, il non avervi donato come fatto ho a molti li quali a comparazion di voi da niente sono, non è avvenuto perché io non abbia voi valorosissimo cavalier conosciuto e degno d'ogni gran dono: ma la vostra fortuna, che lasciato non m'ha, in ciò ha peccato e non io. E che io dica vero, io il vi mosterrò manifestamente
.
[016]
A cui
messer Ruggieri
rispose:
Signor mio
, io non mi turbo di non aver dono ricevuto da voi, per ciò che io nol desiderava per esser piú ricco, ma del non aver voi in alcuna cosa testimonianza renduta alla mia virtú: nondimeno io ho la vostra per buona scusa e per onesta e son presto di veder ciò che vi piacerà, quantunque io vi creda senza testimonio
.
[017]
Menollo adunque
il re
in una sua gran sala, dove, sí come egli davanti aveva ordinato, erano due gran forzieri serrati, e in presenzia di molti gli disse:
Messer Ruggieri
, nell'uno di questi forzieri è la mia corona, la verga reale e 'l pomo e molte mie belle cinture, fermagli, anella e ogn'altra cara gioia che io ho: l'altro è pieno di terra. Prendete adunque l'uno, e quello che preso avrete si sia vostro, e potrete vedere chi è stato verso il vostro valore ingrato, o io o la vostra fortuna
.
[018]
Messer Ruggieri, poscia che vide cosí piacere al
re
, prese l'uno, il quale il re comandò che fosse aperto, e trovossi esser quello che era pien di terra; laonde il re ridendo disse: Ben potete vedere,
messer Ruggieri
, che quello è vero che io vi dico della fortuna; ma certo il vostro valor merita che io m'opponga alle sue forze.
[019]
Io so che voi non avete animo di divenire spagnuolo, e per ciò non vi voglio qua donare né castel né città, ma quel forziere che la fortuna vi tolse, quello in dispetto di lei voglio che sia vostro, acciò che nelle vostre contrade nel possiate portare e della vostra virtú con la testimonianza de' miei doni meritamente gloriar vi possiate co' vostri vicini.
[020]
Messer Ruggieri
, presolo, e quelle grazie rendute al
re
che a tanto dono si confaceano, con esso lieto se ne ritornò in
Toscana
.