Novella Ottava
[Voice: lauretta]
[001]
Biondello
fa una beffa a
Ciacco
d'un desinare, della quale
Ciacco
cautamente si vendica faccendo lui sconciamente battere.
[002]
Universalmente ciascuno della lieta compagnia disse quel che
Talano
veduto avea dormendo non essere stato sogno ma visione, sí appunto, senza alcuna cosa mancarne, era avvenuto. Ma tacendo ciascuno, impose
la reina
alla
Lauretta
che seguitasse; la qual disse:
[003]
Come costoro, soavissime donne, che oggi davanti a me hanno parlato, quasi tutti da alcuna cosa già detta mossi sono stati a ragionare, cosí me muove la rigida vendetta, ieri raccontata da Pampinea, che fé lo
scolare
, a dover dire d'una assai grave a colui che la sostenne, quantunque non fosse per ciò tanto fiera.
[004]
E per ciò dico che, essendo in
Firenze
uno da tutti chiamato
Ciacco
, uomo ghiottissimo quanto alcun altro fosse giammai, e non potendo la sua possibilità sostener le spese che la sua ghiottornia richiedea, essendo per altro assai costumato e tutto pieno di belli e di piacevoli motti, si diede ad essere non del tutto uom di corte ma morditore e a usare con coloro che ricchi erano e di mangiare delle buone cose si dilettavano; e con questi a desinare e a cena, ancor che chiamato non fosse ogni volta, andava assai sovente.
[005]
Era similmente in quei tempi in
Firenze
uno il quale era chiamato
Biondello
, piccoletto della persona, leggiadro molto e piú pulito che una mosca, con sua cuffia in capo, con una zazzerina bionda e per punto senza un capel torto avervi, il quale quel medesimo mestiere usava che
Ciacco
.
[006]
Il quale essendo una mattina di quaresima andato là dove il pesce si vende e comperando due grossissime lamprede per
messer Vieri de' Cerchi
, fu veduto da
Ciacco
; il quale, avvicinatosi a
Biondello
disse:
Che vuol dir questo?
[007]
A cui
Biondel
rispose:
Iersera ne furono mandate tre altre troppo piú belle che queste non sono e uno storione a
messer Corso Donati
, le quali non bastandogli per voler dar mangiare a certi gentili uomini, m'ha fatte comperare quest'altre due: non vi verrai tu?
[008]
Rispose
Ciacco
:
Ben sai che io vi verrò.
[009]
E quando tempo gli parve, a casa
messer Corso
se n'andò e trovollo con alcuni suoi vicini che ancora non era andato a desinare; al quale egli, essendo da lui domandato che andasse faccendo, rispose:
Messere, io vengo a desinar con voi e con la vostra brigata.
[010]
A cui
messer Corso
disse:
Tu sie 'l ben venuto: e per ciò che egli è tempo, andianne.
[011]
Postisi dunque a tavola, primieramente ebbero del cece e della sorra, e appresso del pesce d'
Arno
fritto, senza piú.
Ciacco
, accortosi dello 'nganno di
Biondello
e in sé non poco turbatosene, propose di dovernel pagare; né passar molti dí che egli in lui si scontrò, il qual già molti aveva fatti ridere di questa beffa.
[012]
Biondello
, vedutolo, il salutò e ridendo il domandò chenti fosser state le lamprede di
messer Corso
; a cui
Ciacco
rispondendo disse:
Avanti che otto giorni passino tu il saprai molto meglio dir di me.
[013]
E senza mettere indugio al fatto, partitosi da
Biondello
, con un saccente
barattier
si convenne del prezzo; e datogli un bottaccio di vetro il menò vicino della
loggia de' Cavicciuli
e mostrogli in quella un cavaliere chiamato
messer Filippo Argenti
, uomo grande e nerboruto e forte, sdegnoso, iracundo e bizzarro piú che altro, e dissegli:
[014]
Tu te ne andrai a lui con questo fiasco in mano, e dira'gli cosí: `Messere, a voi mi manda
Biondello
, e mandavi pregando che vi piaccia d'arrubinargli questo fiasco del vostro buon vin vermiglio, ch'e' si vuole alquanto sollazzar con suoi zanzeri'; e sta bene accorto che egli non ti ponesse le mani addosso, per ciò che egli ti darebbe il mal dí, e avresti guasti i fatti miei.
[015]
Disse il
barattiere
:
Ho io a dire altro?
[016]
Disse
Ciacco
:
No, va pure; e come tu hai questo detto, torna qui a me col fiasco, e io ti pagherò.
[017]
Mossosi adunque il
barattiere
, fece a
messer Filippo
l'ambasciata.
Messer Filippo
, udito costui, come colui che piccola levatura avea, avvisando che
Biondello
, il quale egli conosceva, si facesse beffe di lui, tutto tinto nel viso, dicendo:
Che "arrubinatemi" e che "zanzeri" son questi? Che nel mal anno metta Idio te e lui!
si levò in piè e distese il braccio per pigliar con la mano il barattiere;
[018]
ma il barattiere, come colui che attento stava, fu presto e fuggí via, e per altra parte ritornò a
Ciacco
, il quale ogni cosa veduta avea, e dissegli ciò che
messer Filippo
aveva detto.
[019]
Ciacco
contento pagò il
barattiere
, e non riposò mai ch'egli ebbe ritrovato
Biondello
, al quale egli disse:
Fostú a questa pezza dalla
loggia de' Cavicciuli?
[020]
Rispose
Biondello
:
Mai no; perché me ne domandi tu?
[021]
Disse
Ciacco
:
Per ciò che io ti so dire che
messer Filippo
ti fa cercare, non so quel ch'e' si vuole
.
[022]
Disse allora
Biondello
:
Bene, io vo verso là, io gli farò motto.
[023]
Partitosi
Biondello
,
Ciacco
gli andò appresso per vedere come il fatto andasse.
Messer Filippo
, non avendo potuto giugnere il
barattiere
, era rimaso fieramente turbato e tutto in sé medesimo si rodea, non potendo dalle parole dette dal barattiere cosa del mondo trarre altro, se non che
Biondello
, a instanzia di cui che sia, si facesse beffe di lui; e in questo: che egli cosí si rodeva, e
Biondel
venne. Il quale come egli vide, fattoglisi incontro, gli diè nel viso un gran punzone.
[024]
Ohimè! messer
, disse
Biondel
che è questo?
[025]
Messer Filippo
, presolo per li capelli e stracciatagli la cuffia in capo e gittato il cappuccio per terra e dandogli tuttavia forte, diceva:
Traditore, tu il vedrai bene ciò che questo è. Che "arrubinatemi" e che "zanzeri" mi mandi tu dicendo a me? Paioti io fanciullo da dovere essere uccellato?
[026]
E cosí dicendo, con le pugna, le quali aveva che parevan di ferro, tutto il viso gli ruppe, né gli lasciò in capo capello che ben gli volesse, e convoltolo per lo fango, tutti i panni in dosso gli stracciò; e sí a questo fatto si studiava, che pure una volta dalla prima innanzi non gli poté
Biondello
dire una parola, né domandar perché questo gli facesse.
[027]
Aveva egli bene inteso dello "arrubinatemi" e de' "zanzeri", ma non sapeva che ciò si volesse dire.
[028]
Alla fine, avendol
messer Filippo
ben battuto e essendogli molti dintorno, alla maggior fatica del mondo gliele trasser di mano cosí rabbuffato e malconcio come era; e dissergli perché
messer Filippo
questo avea fatto, riprendendolo di ciò che mandato gli avea dicendo, e dicendogli ch'egli doveva bene oggimai cognoscer
messer Filippo
e che egli non era uomo da motteggiar con lui.
[029]
Biondello
piagnendo si scusava e diceva che mai a
messer Filippo
non aveva mandato per vino. Ma poi che un poco si fu rimesso in assetto, tristo e dolente se ne tornò a casa, avvisando questa essere stata opera di
Ciacco
.
[030]
E poi che dopo molti dí, partiti i lividori del viso, cominciò di casa ad uscire, avvenne che
Ciacco
il trovò, e ridendo il domandò:
Biondello
, chente ti parve il vino di
messer Filippo
?
[031]
Rispose
Biondello
:
Tali fosser parute a te le lamprede di
messer Corso
!
[032]
Allora disse
Ciacco
:
A te sta oramai: qualora tu mi vuogli cosí ben dare da mangiar come facesti, io darò a te cosí ben da bere come avesti.
[033]
Biondello
, che conosceva che contro a
Ciacco
egli poteva piú aver mala voglia che opera, pregò Idio della pace sua, e da indi innanzi si guardò di mai piú non beffarlo.