Novella Quinta
[Voice: fiammetta]
[001]
Calandrino
s'innamora d'una giovane, al quale
Bruno
fa un brieve, col quale come egli la tocca ella va con lui; e dalla moglie trovato ha gravissima e noiosa quistione.
[002]
Finita la non lunga novella di
Neifile
, senza troppo riderne o parlarne passatasene la brigata,
la reina
; verso la
Fiammetta
rivolta, che ella seguitasse le comandò; la quale tutta lieta rispose che volentieri, e cominciò:
[003]
Gentilissime donne, sí come io credo che voi sappiate, niuna cosa è di cui tanto si parli, che sempre piú non piaccia, dove il tempo e il luogo che quella cotal cosa richiede si sappi per colui che parlar ne vuole debitamente eleggere.
[004]
E per ciò, se io riguardo quello per che noi siam qui, ché per aver festa e buon tempo e non per altro ci siamo, stimo che ogni cosa che festa e piacer possa porgere qui abbia e luogo e tempo debito; e benché mille volte ragionato ne fosse, altro che dilettar non debbia altrettanto parlandone.
[005]
Per la qual cosa, posto che assai volte de' fatti di
Calandrino
detto si sia tra noi, riguardando, sí come poco avanti disse
Filostrato
, che essi son tutti piacevoli, ardirò oltre alle dette dirvene una novella: la quale, se io dalla verità del fatto mi fossi scostare voluta o volessi, avrei ben saputo e saprei sotto altri nomi comporla e raccontarla; ma per ciò che il partirsi dalla verità delle cose state nel novellare è gran diminuire di diletto negli 'intendenti, in propia forma, dalla ragion di sopra detta aiutata, la vi dirò.
[006]
Niccolò Cornacchini
fu nostro cittadino e ricco uomo: e tra l'altre sue possessioni una bella n'ebbe in
Camerata
, sopra la quale fece fare uno orrevole e bello casamento, e con
Bruno
e con
Buffalmacco
che tutto gliele dipignessero si convenne; li quali, per ciò che il lavorio era molto, seco aggiunsero e
Nello
e
Calandrino
, e cominciarono a lavorare.
[007]
Dove, benché alcuna camera fornita di letto e dell'altre cose opportune fosse e una fante vecchia dimorasse sí come guardiana del luogo, per ciò che altra famiglia non v'era, era usato un figliuolo del detto
Niccolò
, che avea nome
Filippo
, sí come giovane e senza moglie, di menar talvolta alcuna femina a suo diletto e tenervela un dí o due e poscia mandarla via.
[008]
Ora tra l'altre volte avvenne che egli ve ne menò una che aveva nome la
Niccolosa
, la quale un tristo, che era chiamato il
Mangione
, a sua posta tenendola in una casa a
Camaldoli
, prestava a vettura.
[009]
Aveva costei bella persona e era ben vestita e secondo sua pari assai costumata e ben parlante; e essendo ella un dí di meriggio della camera uscita in un guarnel bianco e co' capelli ravolti al capo e a un pozzo che nella corte era del casamento lavandosi le mani e 'l viso, avvenne che
Calandrino
quivi venne per acqua e dimesticamente la salutò.
[010]
Ella, rispostogli, il cominciò a guatare piú perché
Calandrino
le pareva un nuovo uomo che per altra vaghezza.
Calandrino
cominciò a guatar lei, e parendogli bella cominciò a trovar sue cagioni e non tornava a' compagni con l'acqua: ma non conoscendola niuna cosa ardiva di dirle.
[011]
Ella, che avveduta s'era del guatar di costui, per uccellarlo, alcuna volta guatava lui, alcun sospiretto gittando; per la qual cosa
Calandrino
subitamente di lei s'imbardò, né prima si partí della corte che ella fu da
Filippo
nella camera richiamata.
[012]
Calandrino
, tornato a lavorare, altro che soffiar non faceva; di che
Bruno
accortosi, per ciò che molto gli poneva mente alle mani, sí come quegli che gran diletto prendeva de' fatti suoi, disse:
Che diavolo hai tu, sozio
Calandrino
? Tu non fai altro che soffiare.
[013]
A cui
Calandrino
disse:
Sozio, se io avessi chi m'aiutassi, io starei bene.
[014]
Come?
disse
Bruno.
[015]
A cui
Calandrin
disse:
E' non si vuol dire a persona: egli è una giovane qua giú, che è piú bella che una lammia, la quale è sí forte innamorata di me, che ti parrebbe un gran fatto: io me ne avvidi testé quando io andai per l'acqua
.
[016]
Ohimè!
disse
Bruno
guarda che ella non sia la moglie di
Filippo.
[017]
Disse
Calandrino
:
Io il credo, per ciò che egli la chiamò, ed ella se n'andò a lui nella camera; ma che vuol per ciò dir questo? Io la fregherei a Cristo di cosí fatte cose, non che a
Filippo
. Io ti vo' dire il vero, sozio: ella mi piace tanto, che io nol ti potrei dire.
[018]
Disse allora
Bruno
:
Sozio, io ti spierò chi ella è; e se ella è la moglie di
Filippo
, io acconcierò i fatti tuoi in due parole, per ciò che ella è molto mia domestica. Ma come farem noi che
Buffalmacco
nol sappia? Io non le posso mai favellare ch'e' non sia meco.
[019]
Disse
Calandrino
:
Di
Buffalmacco
non mi curo io, ma guardianci di
Nello
, ché egli è parente della
Tessa
e guasterebbeci ogni cosa.
[020]
Disse
Bruno
:
Ben di'.
[021]
Or sapeva
Bruno
chi costei era, sí come colui che veduta l'avea venire, e anche
Filippo
gliele aveva detto: per che, essendosi
Calandrino
un poco dal lavorio partito e andato per vederla,
Bruno
disse ogni cosa a
Nello
e a
Buffalmacco
, e insieme tacitamente ordinarono quello che fare gli dovessero di questo suo innamoramento.
[022]
E come egli ritornato fu, disse
Bruno
pianamente:
Vedestila?
[023]
Rispose
Calandrino
:
Ohimè! sí, ella m'ha morto.
[024]
Disse
Bruno
:
Io voglio andare a vedere se ella è quella che io credo; e se cosí sarà, lascia poscia far me.
[025]
Sceso adunque
Bruno
giuso e trovato
Filippo
e costei, ordinatamente disse loro chi era
Calandrino
e quello che egli aveva lor detto, e con loro ordinò quello che ciascun di loro dovesse fare e dire per avere festa e piacere dello innamoramento di
Calandrino
;
[026]
e a
Calandrino
tornatosene disse:
Bene è dessa; e per ciò si vuol questa cosa molto saviamente fare, per ciò che, se
Filippo
se ne avvedesse, tutta l'acqua d'Arno non ci laverebbe. Ma che vuoi tu che io le dica da tua parte, se egli avvien che io le favelli?
[027]
Rispose
Calandrino
:
Gnaffe! tu le dirai in prima in prima che io le voglio mille moggia di quel buon bene da impregnare, e poscia che io son suo servigiale e se ella vuol nulla: ha'mi bene inteso?
[028]
Disse
Bruno
:
Sí, lascia far me
.
[029]
Venuta l'ora della cena e costoro, avendo lasciata opera e giú nella corte discesi, essendovi
Filippo
e la
Niccolosa
, alquanto in servigio di
Calandrino
ivi si posero a stare; dove
Calandrino
incominciò a guardare la
Niccolosa
e a fare i piú nuovi atti del mondo, tali e tanti, che se ne sarebbe avveduto un cieco.
[030]
Ella, d'altra parte, ogni cosa faceva per la quale credesse bene accenderlo e secondo la informazione avuta da
Bruno
, il miglior tempo del mondo prendendo de' modi di
Calandrino
.
Filippo
con
Buffalmacco
e con gli altri faceva vista di ragionare e di non avvedersi di questo fatto.
[031]
Ma pur dopo alquanto, con grandissima noia di
Calandrino
, si partirono; e venendosene verso
Firenze
, disse
Bruno
a
Calandrino
:
Ben ti dico che tu la fai struggere come ghiaccio al sole: per lo corpo di Dio, se tu ci rechi la ribeba tua e canti un poco con essa di quelle tue canzoni innamorate, tu la farai gittare a terra delle finestre per venire a te.
[032]
Disse
Calandrino
:
Parti, sozio? parti che io la rechi?
[033]
Sí
rispose
Bruno
.
[034]
A cui
Calandrino
disse:
Tu non mi credevi oggi, quando io il ti diceva: per certo, sozio, io m'avveggio che io so meglio che altro uomo far ciò che io voglio.
[035]
Chi avrebbe saputo, altri che io, far cosí tosto innamorare una cosí fatta donna come è costei? A buon'otta l'avrebber saputo far questi giovani di tromba marina, che tutto il dí vanno in giú e in sú, e in mille anni non saprebbero accozzare tre man di noccioli.
[036]
Ora io vorrò che tu mi vegghi un poco con la ribeba: vedrai bel giuoco! E intendi sanamente che io non son vecchio come io ti paio, ella se ne è bene accorta ella; ma altramenti ne la farò io accorgere se io le pongo la branca addosso, per lo verace corpo di Cristo, che io le farò giuoco, che ella mi verrà dietro come va la pazza al figliuolo.
[037]
Oh!
disse
Bruno
tu te la griferai: e' mi par pur vederti morderle con cotesti tuoi denti fatti a bischeri quella sua bocca vermigliuzza e quelle sue gote che paion due rose, e poscia manicarlati tutta quanta.
[038]
Calandrino
udendo queste parole gli pareva essere a' fatti, e andava cantando e saltando tanto lieto, che non capeva nel cuoio.
[039]
Ma l'altro dí, recata la ribeba, con gran diletto di tutta la brigata cantò piú canzoni con essa; e in brieve in tanta sosta entrò dello spesso veder costei, che egli non lavorava punto, ma mille volte il dí ora alla finestra, ora alla porta e ora nella corte correa per veder costei, la quale, astutamente secondo l'ammaestramento di
Bruno
adoperando, molto bene ne gli dava cagione.
[040]
Bruno
d'altra parte gli rispondeva alle sue ambasciate e da parte di lei, ne gli faceva talvolte: quando ella non v'era, che era il piú del tempo, gli faceva venir lettere da lei, nelle quali esso gli dava grande speranza de' desideri suoi, mostrando che ella fosse a casa di suoi parenti là dove egli allora non la poteva vedere.
[041]
E in questa guisa
Bruno
e
Buffalmacco
, che tenevano mano al fatto, traevano de' fatti di
Calandrino
il maggior piacer del mondo, faccendosi talvolta dare, sí come domandato dalla sua donna, quando un pettine d'avorio e quando una borsa e quando un coltellino e cotali ciance, allo 'ncontro recandogli cotali anelletti contraffatti di niun valore, de' quali
Calandrino
faceva maravigliosa festa; e oltre a questo n'avevan da lui di buone merende e d'altri onoretti, acciò che solliciti fossero a' fatti suoi.
[042]
Ora, avendol tenuto costoro ben due mesi in questa forma senza piú aver fatto, vedendo
Calandrino
che il lavorio si veniva finendo e avvisando che, se egli non recasse a effetto il suo amore prima che finito fosse il lavorio, mai piú fatto non gli potesse venire, cominciò molto a strignere e a sollicitare
Bruno
;
[043]
per la qual cosa, essendovi la giovane venuta, avendo
Bruno
prima con
Filippo
e con lei ordinato quello che fosse da fare, disse a
Calandrino
:
Vedi, sozio, questa donna m'ha ben mille volte promesso di dover far ciò che tu vorrai, e poscia non ne fa nulla, e parmi che ella ci meni per lo naso; e per ciò, poscia che ella nol fa come ella promette, noi gliele farem fare o voglia ella o no, se tu vorrai.
[044]
Rispose
Calandrino
:
Deh! sí, per l'amor di Dio, facciasi tosto.
[045]
Disse
Bruno
:
Dratti egli il cuore di toccarla con un brieve che io ti darò?
[046]
Disse
Calandrino
:
Sí bene.
[047]
Adunque,
disse
Bruno
fa che tu mi rechi un poco di carta non nata e un vispistrello vivo e tre granella d'incenso e una candela benedetta, e lascia far me.
[048]
Calandrino
stette tutta la sera vegnente con suoi artifici per pigliare un vispistrello, e alla fine presolo con l'altre cose il portò a
Bruno
; il quale, tiratosi in una camera, scrisse in su quella carta certe sue frasche con alquante cateratte, e portogliele e disse:
[049]
Calandrino
, sappi che se tu la toccherai con questa scritta, ella ti verrà incontanente dietro e farà quello che tu vorrai. E però, se
Filippo
va oggi in niun luogo, accostaleti in qualche modo e toccala e vattene nella casa della paglia ch'è qui da lato, che è il miglior luogo che ci sia, per ciò che non vi bazzica mai persona: tu vedrai che ella vi verrà; quando ella v'è, tu sai ben ciò che tu t'hai a fare.
[050]
Calandrino
fu il piú lieto uomo del mondo e presa la scritta, disse:
Sozio, lascia far me.
[051]
Nello
, da cui
Calandrino
si guardava, avea di questa cosa quel diletto che gli altri e con loro insieme teneva mano a beffarlo: e per ciò, sí come
Bruno
gli aveva ordinato, se n'andò a
Firenze
alla moglie di
Calandrino
e dissele:
[052]
Tessa, tu sai quante busse
Calandrino
ti diè senza ragione il dí che egli ci tornò con le pietre di
Mugnone
, e per ciò io intendo che tu te ne vendichi: e se tu nol fai, non m'aver mai né per parente né per amico. Egli si s'è innamorato d'una donna colassú, ed ella è tanto trista che ella si va rinchiudendo assai spesso con essolui, e poco fa si dieder la posta d'essere insieme via via; e per ciò io voglio che tu vi venga e vegghilo e castighil bene.
[053]
Come la donna udí questo, non le parve giuoco: ma levatasi in piè cominciò a dire:
Ohimè! ladro piuvico, faimi tu questo? Alla croce di Dio, ella non andrà cosí, che io non te ne paghi.
[054]
E preso suo mantello e una feminetta in compagnia, vie piú che di passo insieme con
Nello
lassú n'andò. La qual come
Bruno
vide venire di lontano, disse a
Filippo
:
Ecco l'amico nostro.
[055]
Per la qual cosa
Filippo
andato colà dove
Calandrino
e gli altri lavoravano, disse:
Maestri, a me conviene andare testé a
Firenze
: lavorate di forza
; e partitosi, s'andò a nascondere in parte che egli poteva, senza esser veduto, veder ciò che facesse
Calandrino
.
[056]
Calandrino
, come credette che
Filippo
alquanto dilungato fosse, cosí se ne scese nella corte dove egli trovò sola la
Niccolosa
; e entrato con lei in novelle, e ella, che sapeva ben ciò che a fare aveva, accostataglisi, un poco di piú dimestichezza che usata non era gli fece, donde
Calandrino
la toccò con la scritta.
[057]
E come tocca l'ebbe, senza dir nulla volse i passi verso la casa della paglia, dove la
Niccolosa
gli andò dietro; e, come dentro fu, chiuso l'uscio, abbracciò
Calandrino
e in su la paglia che era ivi in terra il gittò e saligli addosso a cavalcione e tenendogli le mani in su gli omeri, senza lasciarlosi appressare al viso, quasi come un suo gran disidero il guardava dicendo:
[058]
O
Calandrin
mio dolce, cuor del corpo mio, anima mia, ben mio, riposo mio, quanto tempo ho io desiderato d'averti e di poterti tenere a mio senno! Tu m'hai con la piacevolezza tua tratto il filo della camiscia; tu m'hai agratigliato il cuore colla tua ribeba: può egli esser vero che io ti tenga?
[059]
Calandrino
, appena potendosi muover, diceva:
Deh! anima mia dolce, lasciamiti basciare.
[060]
La
Niccolosa
diceva:
O tu hai la gran fretta! lasciamiti prima vedere a mio senno; lasciami saziar gli occhi di questo tuo viso dolce!
[061]
Bruno
e
Buffalmacco
n'erano andati da
Filippo
, e tutti e tre vedevano e udivano questo fatto; e essendo già
Calandrino
per voler pur la
Niccolosa
basciare, e ecco giugner
Nello
con
monna Tessa
, il quale come giunse disse:
Io fo boto a Dio che sono insieme
;
[062]
eall'uscio della casa pervenuti, la donna, che arrabbiava, datovi delle mani il mandò oltre, e entrata dentro vide la
Niccolosa
addosso a
Calandrino
; la quale, come la donna vide, subitamente levatasi, fuggí via e andossene là dove era
Filippo
.
[063]
Monna Tessa
corse con l'unghie nel viso a
Calandrino
, che ancora levato non era, e tutto gliele graffiò e presolo per li capelli, e in qua e in là tirandolo cominciò a dire:
Sozzo can vituperato, dunque mi fai tu questo? Vecchio impazzato, che maladetto sia il ben che io t'ho voluto: dunque non ti pare aver tanto a fare a casa tua, che ti vai innamorando per l'altrui?
[064]
Ecco bello innamorato! Or non ti conosci tu, tristo? Non ti conosci tu, dolente? che premenloti tutto, non uscirebbe tanto sugo che bastasse ad una salsa. Alla fé di Dio, egli non era ora la
Tessa
quella che ti 'mpregnava, che Dio la faccia trista chiunque ella è, che ella dee ben sicuramente esser cattiva cosa ad aver vaghezza di cosí bella gioia come tu se'.
[065]
Calandrino
, vedendo venir la moglie, non rimase né morto né vivo, né ebbe ardire di far contro di lei difesa alcuna: ma pur cosí graffiato e tutto pelato e rabbuffato, ricolto il cappuccio suo e levatosi, cominciò umilmente a pregar la moglie che non gridasse se ella non volesse che egli fosse tagliato tutto a pezzi, per ciò che colei, che con lui era, era moglie del signor della casa.
La donna disse:
Sia, che Iddio le dea il malanno.
[066]
Bruno
e
Buffalmacco
, che con
Filippo
e con la
Niccolosa
avevan di questa cosa riso a lor senno, quasi al romor venendo, colà trassero; e dopo molte novelle rappacificata la donna, dieron per consiglio a
Calandrino
che a
Firenze
se n'andasse e piú non vi tornasse, acciò che
Filippo
, se niente di questa cosa sentisse, non gli facesse male.
[067]
Cosí adunque
Calandrino
tristo e cattivo, tutto pelato e tutto graffiato; a
Firenze
tornatosene, piú colassú non avendo ardir d'andare, il dí e la notte molestato e afflitto da' rimbrotti della moglie, al suo fervente amor pose fine, avendo molto dato da ridere a' suoi compagni e alla
Niccolosa
e a
Filippo
.