Novella Terza
[Voice: elissa]
[001]
Calandrino
,
Bruno
e
Buffalmacco
giú per lo
Mugnone
vanno cercando di trovar l'elitropia, e
Calandrino
se la crede aver trovata; tornasi a casa carico di pietre; la moglie il proverbia e egli turbato la batte, e a' suoi compagni racconta ciò che essi sanno meglio di lui.
[002]
Finita la novella di
Panfilo
, della quale le donne avevano tanto riso che ancor ridono, la reina a
Elissa
commise che seguitasse; la quale ancora ridendo incominciò:
[003]
Io non so, piacevoli donne, se egli mi si verrà fatto di farvi con una mia novelletta non men vera che piacevole tanto ridere quanto ha fatto
Panfilo
con la sua: ma io me ne ingegnerò.
[004]
Nella nostra città, la qual sempre di varie maniere e di nuove genti è stata abondevole, fu, ancora non è gran tempo, un dipintore chiamato
Calandrino
, uom semplice e di nuovi costumi. Il quale il piú del tempo con due altri dipintori usava, chiamati l'un
Bruno
e l'altro
Buffalmacco
, uomini sollazzevoli molto ma per altro avveduti e sagaci, li quali con
Calandrino
usavan per ciò che de' modi suoi e della sua simplicità sovente gran festa prendevano.
[005]
Era similmente allora in
Firenze
un giovane di maravigliosa piacevolezza in ciascuna cosa che far voleva, astuto e avvenevole, chiamato
Maso del Saggio;
il quale, udendo alcune cose della simplicità di
Calandrino
, propose di voler prender diletto de' fatti suoi col fargli alcuna beffa o fargli credere alcuna nuova cosa.
[006]
E per avventura trovandolo un dí nella chiesa di San Giovanni e vedendolo stare attento a riguardare le dipinture e gl'intagli del tabernaculo il quale è sopra l'altare della detta chiesa, non molto tempo davanti postovi, pensò essergli dato luogo e tempo alla sua intenzione.
[007]
E informato un suo compagno di ciò che fare intendeva, insieme s'accostarono là dove
Calandrino
solo si sedeva, e faccendo vista di non vederlo insieme cominciarono a ragionare delle virtú di diverse pietre, delle quali
Maso
cosí efficacemente parlava come se stato fosse un solenne e gran lapidario.
[008]
A' quali ragionamenti
Cal andrino
posta orecchie, e dopo alquanto levatosi in piè, sentendo che non era credenza, si congiunse con loro, il che forte piacque a
Maso
; il quale, seguendo le sue parole, fu da Calandrin domandato dove queste pietre cosí virtuose si trovassero.
[009]
Maso
rispose che le piú si trovavano in
Berlinzone
,
terra de' Baschi
, in una contrada che si chiamava
Bengodi
, nella quale si legano le vigne con le salsicce e avevasi un'oca a denaio e un papero giunta; ed eravi una montagna tutta di formaggio parmigiano grattugiato, sopra la quale stavan genti che niuna altra cosa facevan che far maccheroni e raviuoli e cuocergli in brodo di capponi, e poi gli gittavan quindi giú, e chi piú ne pigliava piú se n'aveva; e ivi presso correva un fiumicel di vernaccia, della migliore che mai si bevve, senza avervi entro gocciola d'acqua.
[010]
Oh!
disse
Calandrino
cotesto è buon paese; ma dimmi, che si fa de' capponi che cuocon coloro?
[011]
Rispose
Maso
:
Mangiansegli i baschi tutti.
[012]
Disse allora
Calandrino
:
Fostivi tu mai?
[013]
A cui
Maso
rispose:
Di' tu se io vi fu' mai? Sí vi sono stato cosí una volta come mille
.
[014]
Disse allora
Calandrino
:
E quante miglia ci ha?
[015]
Maso
rispose:
Haccene piú di millanta, che tutta notte canta.
[016]
Disse
Calandrino
:
Dunque dee egli essere piú là che
Abruzzi
.
[017]
Sí bene,
rispose
Maso
sí è cavelle.
[018]
Calandrino
semplice, veggendo
Maso
dir queste parole con un viso fermo e senza ridere, quella fede vi dava che dar si può a qualunque verità piú manifesta, e cosí l'aveva per vere; e disse:
Troppo ci è di lungi a' fatti miei: ma se piú presso ci fosse, ben ti dico che io vi verrei una volta con esso teco pur per veder fare il tomo a quei maccheroni e tormene una satolla. Ma dimmi, che lieto sie tu, in queste contrade non se ne truova niuna di queste pietre cosí virtuose?
[019]
A cui
Maso
rispose:
Sí, due maniere di pietre ci si truovano di grandissima vertú. L'una sono i macigni da
Settignano
e da
Montisci
, per virtú de' quali, quando son macine fatti, se ne fa la farina, e per ciò si dice egli in que' paesi di là che da Dio vengon le grazie e da
Montisci
le macine; ma ècci di questi macigni sí gran quantità, che appo noi è poco prezzata, come appo loro gli smeraldi, de' quali v'ha maggior montagne che
Monte Morello
, che rilucon di mezza notte vatti con Dio; e sappi che chi facesse le macine belle e fatte legare in anella prima che elle si forassero e portassele al soldano, n'avrebbe ciò che volesse.
[020]
L'altra si è una pietra, la quale noi altri lapidarii appelliamo elitropia, pietra di troppo gran vertú, per ciò che qualunque persona la porta sopra di sé, mentre la tiene, non è da alcuna altra persona veduto dove non è.
[021]
Allora
Calandrin
disse:
Gran virtú son queste; ma questa seconda dove si truova?
[022]
A cui
Maso
rispose che nel
Mugnone
se ne solevan trovare.
[023]
Disse
Calandrino
:
Di che grossezza è questa pietra? o che colore è il suo?
[024]
Rispose
Maso
:
Ella è di varie grossezze, ché alcuna n'è piú, alcuna meno, ma tutte son di colore quasi come nero.
[025]
Calandrino
, avendo tutte queste cose seco notate, fatto sembianti d'avere altro a fare, si partí da
Maso
e seco propose di voler cercare di questa pietra; ma diliberò di non volerlo fare senza saputa di
Bruno
e di
Buffalmacco
, li quali spezialissimamente amava.
[026]
Diessi adunque a cercar di costoro, acciò che senza indugio e prima che alcuno altro n'andassero a cercare, e tutto il rimanente di quella mattina consumò in cercargli.
[027]
Ultimamente, essendo già l'ora della nona passata, ricordandosi egli che essi lavoravano nel monistero delle donne di
Faenza
, quantunque il caldo fosse grandissimo, lasciata ogni altra sua faccenda, quasi correndo n'andò a costoro, e chiamatigli cosí disse loro:
[028]
Compagni, quando voi vogliate credermi, noi possiamo divenire i piú ricchi uomini di
Firenze
: per ciò che io ho inteso da uomo degno di fede che in
Mugnone
si truova una pietra, la qual chi la porta sopra non è veduto da niun'altra persona; per che a me parrebbe che noi senza alcuno indugio, prima che altra persona v'andasse, v'andassimo a cercar.
[029]
Noi la troverem per certo, per ciò che io la conosco; e trovata che noi l'avremo, che avrem noi a fare altro se non mettercela nella scarsella e andare alle tavole de' cambiatori, le quali sapete che stanno sempre cariche di grossi e di fiorini, e torcene quanti noi ne vorremo? Niuno ci vedrà; e cosí potremo arricchire subitamente, senza avere tutto dí a schiccherare le mura a modo che fa la lumaca.
[030]
Bruno
e
Buffalmacco
, udendo costui, fra se medesimi cominciarono a ridere, e guatando l'un verso l'altro fecer sembianti di maravigliarsi forte e lodarono il consiglio di
Calandrino
; ma domandò
Buffalmacco
come questa pietra avesse nome.
[031]
A
Calandrino
, che era di grossa pasta, era già il nome uscito di mente; per che egli rispose:
Che abbiam noi a far del nome poi che noi sappiam la vertú? A me parrebbe che noi andassimo a cercare senza star piú.
[032]
Or ben,
disse
Bruno
come è ella fatta?
[033]
Calandrin
disse:
Egli ne son d'ogni fatta ma tutte son quasi nere; per che a me pare che noi abbiamo a ricogliere tutte quelle che noi vederem nere, tanto che noi ci abbattiamo a essa; e per ciò non perdiam tempo, andiamo.
[034]
A cui
Bruno
disse:
Or t'aspetta
; e volto a
Buffalmacco
disse:
A me pare che
Calandrino
dica bene, ma non mi pare che questa sia ora da ciò, per ciò che il sole è alto e dà per lo
Mugnone
entro e ha tutte le pietre rasciutte, per che tali paion testé bianche, delle pietre che vi sono, che la mattina, anzi che il sole l'abbia rasciutte, paion nere:
[035]
e oltre a ciò molta gente per diverse cagioni è oggi, che è dí di lavorare, per lo
Mugnone
, li quali vedendoci si potrebbono indovinare quello che noi andassomo faccendo, e forse farlo essi altressí; e potrebbe venire alle mani a loro, e noi avremmo perduto il trotto per l'ambiadura.
[036]
A me pare, se pare a voi, che questa sia opera da dover fare da mattina, che si conoscon meglio le nere dalle bianche, e in dí di festa, che non vi sarà persona che ci vegga.
[037]
Buffalmacco
lodò il consiglio di
Bruno
, e
Calandrino
vi s'accordò: e ordinarono che la domenica mattina vegnente tutti e tre fossero insieme a cercar di questa pietra; ma sopra ogn'altra cosa gli pregò
Calandrino
che essi non dovesser questa cosa con persona del mondo ragionare, per ciò che a lui era stata posta in credenza.
[038]
E ragionato questo, disse loro ciò che udito avea della contrada di
Bengodi
, con saramenti affermando che cosí era. Partito
Calandrino
da loro, essi quello che intorno a questo avessero a fare ordinarono fra se medesimi.
[039]
Calandrino
con disidero aspettò la domenica mattina: la qual venuta, in sul far del dí si levò. E chiamati i compagni, per la
porta a San Gallo
usciti e nel
Mugnon
discesi, cominciarono a andare in giú della pietra cercando.
Calandrino
andava, come piú volenteroso, avanti e prestamente or qua e or là saltando, dovunque alcuna pietra nera vedeva si gittava e quella ricogliendo si metteva in seno.
[040]
I compagni andavano appresso, e quando una e quando un'altra ne ricoglievano; ma
Calandrino
non fu guari di via andato, che egli il seno se n'ebbe pieno, per che, alzandosi i gheroni della gonnella, che alla analda non era, e faccendo di quegli ampio grembo, bene avendogli alla coreggia attaccati d'ogni parte, non dopo molto gli empié, e similmente, dopo alquanto spazio, fatto del mantello grembo, quello di pietre empié.
[041]
Per che, veggendo
Buffalmacco
e
Bruno
che
Calandrino
era carico e l'ora del mangiare s'avvicinava, secondo l'ordine da sé posto disse
Bruno
a
Buffalmacco
:
Calandrino
dove è?
[042]
Buffalmacco
, che ivi presso sel vedeva, volgendosi intorno e or qua e or là riguardando, rispose:
Io non so, ma egli era pur poco fa qui dinanzi da noi.
[043]
Disse
Bruno
:
Ben che fa poco! a me par egli esser certo che egli è ora a casa a desinare e noi ha lasciati nel farnetico d'andar cercando le pietre nere giú per lo
Mugnone
.
[044]
Deh come egli ha ben fatto
disse allora
Buffalmacco
d'averci beffati e lasciati qui, poscia che noi fummo sí sciocchi che noi gli credemmo. Sappi! chi sarebbe stato sí stolto, che avesse creduto che in
Mugnone
si dovesse trovare una cosí virtuosa pietra, altri che noi?
[045]
Calandrino
, queste parole udendo, imaginò che quella pietra alle mani gli fosse venuta e che per la vertú d'essa coloro, ancor che loro fosse presente, nol vedessero. Lieto adunque oltre modo di tal ventura, senza dir loro alcuna cosa, pensò di tornarsi a casa; e volti i passi indietro, se ne cominciò a venire.
[046]
Vedendo ciò,
Buffalmacco
disse a
Bruno
:
Noi che faremo? Ché non ce ne andiam noi?
[047]
A cui
Bruno
rispose:
Andianne; ma io giuro a Dio che mai
Calandrino
non me ne farà piú niuna; e se io gli fossi presso come stato sono tutta mattina, io gli darei tale di questo ciotto nelle calcagna, che egli si ricorderebbe forse un mese di questa beffa
; e il dir le parole e l'aprirsi e 'l dar del ciotto nel calcagno a
Calandrino
fu tutto uno,
Calandrino
, sentendo il duolo, levò alto il piè e cominciò a soffiare ma pur si tacque e andò oltre.
[048]
Buffalmacco
, recatosi in mano uno de' codoli che raccolti avea, disse a
Bruno
:
Deh vedi bel codolo: cosí giugnesse egli testé nelle reni a
Calandrino
!
e lasciato andare, gli diè con esso nelle reni una gran percossa; e in brieve in cotal guisa, or con una parola e or con un'altra su, per lo
Mugnone
infino alla
porta a San Gallo
il vennero lapidando.
[049]
Quindi, in terra gittate le pietre che ricolte aveano, alquanto con le guardie de' gabellieri si ristettero; le quali, prima da loro informate, faccendo vista di non vedere, lasciarono andar
Calandrino
con le maggior risa del mondo.
[050]
Il quale senza arrestarsi se ne venne a casa sua, la quale era vicina al
Canto alla Macina
; e in tanto fu la fortuna piacevole alla beffa, che, mentre
Calandrino
per lo fiume ne venne e poi per la città, niuna persona gli fece motto, come che pochi ne scontrasse per ciò che quasi a desinare era ciascuno.
[051]
Entrossene adunque
Calandrino
cosí carico in casa sua. Era per avventura la moglie di lui, la quale ebbe nome
monna Tessa
, bella e valente donna, in capo della scala: e alquanto turbata della sua lunga dimora, veggendol venire, cominciò proverbiando a dire:
Mai, frate, il diavol ti ci reca! Ogni gente ha già desinato quando tu torni a desinare.
[052]
Il che udendo
Calandrino
e veggendo che veduto era, pieno di cruccio e di dolore cominciò a gridare:
Oimè, malvagia femina, o eri tu costí? Tu m'hai diserto, ma in fé di Dio io te ne pagherò!
e salito in una sua saletta e quivi scaricate le molte pietre che recate avea, niquitoso corse verso la moglie e presala per le trecce la si gittò a' piedi, e quivi, quanto egli poté menar le braccia e' piedi, tanto le diè per tutta la persona: pugna e calci, senza lasciarle in capo capello o osso addosso che macero non fosse, le diede, niuna cosa valendole il chieder mercé con le mani in croce.
[053]
Buffalmacco
e
Bruno
, poi che co' guardiani della porta ebbero alquanto riso, con lento passo cominciarono alquanto lontani a seguitar
Calandrino
; e giunti a piè dell'uscio di lui sentirono la fiera battitura la quale alla moglie dava, e faccendo vista di giugnere pure allora il chiamarono.
Calandrino
tutto sudato, rosso e affannato si fece alla finestra e pregogli che suso a lui dovessero andare.
[054]
Essi, mostrandosi alquanto turbati, andaron suso e videro la sala piena di pietre e nell'un de' canti la donna scapigliata, stracciata, tutta livida e rotta nel viso, dolorosamente piagnere, e d'altra parte
Calandrino
, scinto e ansando a guisa d'uom lasso, sedersi.
[055]
Dove, come alquanto ebbero riguardato, dissero:
Che è questo,
Calandrino
? vuoi tu murare, ché noi veggiamo qui tante pietre?
e oltre a questo soggiunsero:
E monna Tessa che ha? E' par che tu l'abbi battuta: che novelle son queste?
[056]
Calandrino
, faticato dal peso delle pietre e dalla rabbia con la quale la donna aveva battuta e dal dolore della ventura la quale perduta gli pareva avere, non poteva raccoglier lospirito a formare intera la parola alla risposta; per che soprastando,
Buffalmacco
ricominciò:
[057]
Calandrino
, se tu aveva altra ira, tu non ci dovevi perciò straziare come fatto hai; ché, poi sodotti ci avesti a cercar teco della pietra preziosa, senza dirci a Dio né a diavolo, a guisa di due becconi nel
Mugnon
ci lasciasti e venistitene, il che noi abbiamo forte per male; ma per certo questa fia la sezzaia che tu ci farai mai.
[058]
A queste parole
Calandrino
sforzandosi rispose:
Compagni, non vi turbate, l'opera sta altramenti che voi non pensate. Io, sventurato!, avea quella pietra trovata; e volete udire se io dico il vero? Quando voi primieramente di me domandaste l'un l'altro, io v'era presso a men di diece braccia e veggendo che voi ve ne venavate e non mi vedavate, v'entrai innanzi, e continuamente poco innanzi a voi me ne son venuto
.
[059]
E cominciandosi dall'un de' capi infino la fine raccontò loro ciò che essi fatto e detto aveano, e mostrò loro il dosso e le calcagna come i ciotti conci gliel'avessero e poi seguitò:
[060]
E dicovi che, entrando alla porta con tutte queste pietre in seno che voi vedete qui, niuna cosa mi fu detta, ché sapete quanto esser sogliano spiacevoli e noiosi que' guardiani a volere ogni cosa vedere; e oltre a questo ho trovati per la via piú miei compari e amici, li quali sempre mi soglion far motto e invitarmi a bere, né alcun fu che parola mi dicesse né mezza, sí come quegli che non mi vedeano.
[061]
Alla fine, giunto qui a casa, questo diavolo di questa femina maladetta mi si parò dinanzi e ebbemi veduto, per ciò che, come voi sapete, le femine fanno perder la virtú ad ogni cosa: di che io, che mi poteva dire il piú avventurato uom di
Firenze
, sono rimaso il piú sventurato;
[062]
e per questo l'ho tanto battuta quant'io ho potuto menar le mani e non so a quello che io mi tengo che io non le sego le veni, che maladetta sia l'ora che io prima la vidi e quand'ella mi venne in questa casa!
E raccesosi nell'ira si voleva levare per tornare a batterla da capo.
[063]
Buffalmacco
e
Bruno
, queste cose udendo, facevan vista di maravigliarsi forte e spesso affermavano quello che
Calandrino
diceva, e avevano sí gran voglia di ridere, che quasi scoppiavano;
[064]
ma vedendolo furioso levare per battere un'altra volta la moglie, levatiglisi allo 'ncontro il ritennero, dicendo di queste cose niuna colpa aver la donna ma egli, che sapeva che le femine facevano perdere la vertú alle cose e non le aveva detto che ella si guardasse d'apparirgli innanzi quel giorno: il quale avvedimento Idio gli aveva tolto o per ciò che la ventura non doveva esser sua o perché egli aveva in animo d'ingannare i suoi compagni, a' quali, come s'avvedeva d'averla trovata, il doveva palesare.
[065]
E dopo molte parole, non senza gran fatica la dolente donna riconciliata con essolui, e lasciandol malinconoso colla casa piena di pietre, si partirono.