Novella Settima
[Voice: filomena]
[001]
Lodovico
discuopre a
madonna Beatrice
l'amore il quale egli le porta; la qual manda
Egano
suo marito in un giardino in forma di sé, e con
Lodovico
si giace; il quale poi levatosi, va e bastona
Egano
nel giardino.
[002]
Questo avvedimento di madonna
Isabella
da
Pampinea
raccontato fu da ciascun della brigata tenuto maraviglioso; ma
Filomena
, alla quale
il re
imposto aveva che secondasse, disse:
[003]
Amorose donne, se io non ne sono ingannata, io ve ne credo uno non men bello raccontare, e prestamente.
[004]
Voi dovete sapere che in
Parigi
fu già un gentile uomo fiorentino, il quale per povertà divenuto era mercatante e eragli sí bene avvenuto della mercatantia, che egli n'era fatto ricchissimo; e avea della sua donna un figliuol senza piú, il quale egli aveva nominato
Lodovico
.
[005]
E perché egli alla nobiltà del padre e non alla mercatantia si traesse, non l'aveva il padre voluto mettere a alcun fondaco ma l'avea messo ad essere con altri gentili uomini al servigio del re di Francia, là dove egli assai di be' costumi e di buone cose aveva apprese.
[006]
E quivi dimorando, avvenne che certi cavalieri li quali tornati erano dal Sepolcro, sopravvegnendo a un ragionamento di giovani, nel quale
Lodovico
era, e udendogli fra sé ragionare delle belle donne di
Francia
e d'
Inghilterra
e d'altre parti del mondo, cominciò l'un di loro a dir che per certo di quanto mondo egli aveva cerco e di quante donne vedute aveva mai, una simigliante alla moglie d'
Egano de' Galluzzi
di
Bologna
,
madonna Beatrice
chiamata, veduta non avea di bellezza: a che tutti i compagni suoi, che con lui insieme in
Bologna
l'avean veduta, s'accordarono.
[007]
La qual cosa ascoltando
Lodovico
, che d'alcuna ancora inamorato non s'era, s'accese in tanto disidero di doverla vedere, che a altro non poteva tenere il suo pensiere; e del tutto disposto d'andare infino a
Bologna
a vederla e quivi ancora dimorare se ella gli piacesse, fece veduta al padre che al Sepolcro voleva andare: il che con gran malagevolezza ottenne.
[008]
Postosi adunque nome
Anichino
, a
Bologna
pervenne; e, come la fortuna volle, il dí seguente vide questa donna a una festa e troppo piú bella gli parve assai che stimato non avea: per che, inamoratosi ardentissimamente di lei, propose di mai di
Bologna
non partirsi se egli il suo amore non acquistasse.
[009]
E seco divisando che via dovesse a ciò tenere, ogn'altro modo lasciando stare, avvisò che, se divenir potesse famigliar del
marito
di lei, il qual molti ne teneva, per avventura gli potrebbe venir fatto quel che egli disiderava.
[010]
Venduti adunque i suoi cavalli e la sua famiglia acconcia in guisa che stava bene, avendo lor comandato che sembiante facessero di non conoscerlo, essendosi accontato con l'oste suo, gli disse che volentier per servidore d'un signore da bene, se alcun ne potesse trovare, starebbe; al quale
l'oste
disse:
Tu se' dirittamente famiglio da dovere esser caro a un gentile uomo di questa terra che ha nome
Egano
, il qual molti ne tiene e tutti gli vuole appariscenti come tu se': io ne gli parlerò
.
[011]
E come disse cosí fece; e avanti che da
Egano
si partisse, ebbe con lui acconcio
Anichino
; il che, quanto piú poté esser, gli fu caro.
[012]
E con
Egano
dimorando e avendo copia di vedere assai spesso la sua
donna
, tanto bene e sí a grado cominciò a servire
Egano
, che egli gli pose tanto amore, che senza lui niuna cosa sapeva fare; e non solamente di sé ma di tutte le sue cose gli aveva commesso il governo.
[013]
Avvenne un giorno che, essendo andato
Egano
a uccellare e
Anichino
rimaso,
madonna Beatrice
, che dello amore di lui accorta non s'era ancora (e quantunque seco, lui e' suoi costumi guardando, piú volte molto commendato l'avesse e piacessele), con lui si mise a giucare a scacchi; e
Anichino
, che di piacerle disiderava, assai acconciamente faccendolo, si lasciava vincere, di che
la donna
faceva maravigliosa festa.
[014]
E essendosi da vedergli giucare tutte le femine della donna partite e soli giucando lasciatigli,
Anichino
gittò un grandissimo sospiro.
[015]
La donna
guardatolo disse:
Che avesti,
Anichino
? Duolti cosí che io ti vinco?
[016]
Madonna,
rispose
Anichino
troppo maggior cosa che questa non è fu cagion del mio sospiro
.
[017]
Disse allora
la donna
:
Deh! dilmi per quanto ben tu mi vuogli
.
[018]
Quando
Anichino
si sentí scongiurare 'per quanto ben tu mi vuogli' a colei la quale egli sopra ogn'altra cosa amava, egli ne mandò fuori un troppo maggiore che non era stato il primo; per che
la donna
ancor da capo il ripregò che gli piacesse di dirle qual fosse la cagione de' suoi sospiri; alla quale
Anichin
disse:
Madonna, io temo forte che egli non vi sia noia se io il vi dico; e appresso dubito che voi a altra persona nol ridiciate
.
[019]
A cui
la donna
disse:
Per certo egli non mi sarà grave: e renditi sicuro di questo, che cosa che tu mi dica, se non quanto ti piaccia, io nondirò mai a altrui
.
[020]
Allora disse
Anichino
:
Poi che voi mi promettete cosí, e io il vi dirò
; e quasi colle lagrime in su gli occhi le disse chi egli era, quel che di lei aveva udito e dove e come di lei s'era innamorato e perché per servidor del marito di lei postosi: e appresso umilemente, se esser potesse, la pregò che le dovesse piacere d'aver pietà di lui, e in questo suo segreto e sí fervente disidero di compiacergli; e che, dove questo far non volesse, che ella, lasciandolo star nella forma nella qual si stava, fosse contenta che egli l'amasse.
[021]
O singular dolcezza del sangue bolognese! quanto se' tu sempre stata da commendare in cosí fatti casi! Mai di lagrime né di sospir fosti vaga, e continuamente a' prieghi pieghevole e agli amorosi disiderii arrendevol fosti: se io avessi degne lode da commendarti, mai sazia non se ne vedrebbe la voce mia.
[022]
La gentil
donna
, parlando
Anichino
, il riguardava; e, dando piena fede alle sue parole, con sí fatta forza ricevette per li prieghi di lui il suo amore nella mente, che essa altressí cominciò a sospirare, e dopo alcun sospiro rispose:
[023]
Anichino
mio dolce, sta di buon cuore: né doni né promesse né vagheggiare di gentile uomo né di signore né d'alcuno altro, ché sono stata e sono ancor vagheggiata da molti, mai mi poté muovere l'animo mio tanto che io alcuno n'amassi; ma tu m'hai fatta in cosí poco spazio, come le tue parole durate sono, troppo piú tua divenire che io non son mia.
[024]
Io giudico che tu ottimamente abbi il mio amor guadagnato, e per ciò io il ti dono, e sí ti prometto che io te ne farò godente avanti che questa notte che viene tutta trapassi.
[025]
E acciò che questo abbia effetto, farai che in su la mezza notte tu venghi alla camera mia: io lascerò l'uscio aperto, tu sai da qual parte del letto io dormo; verrai là e se io dormissi tanto mi tocca che io mi svegli, e io ti consolerò di cosí lungo disio come avuto hai. E acciò che tu questo creda, io ti voglio dare un bacio per arra
; e gittatogli il braccio in collo, amorosamente il basciò, e
Anichin
lei.
[026]
Queste cose dette,
Anichin
lasciata
la donna
andò a fare alcune sue bisogne, aspettando con la maggior letizia del mondo che la notte sopravvenisse.
[027]
Egano
tornò da uccellare, e come cenato ebbe, essendo stanco, s'andò a dormire, e la donna appresso, e, come promesso avea, lasciò l'uscio della camera aperto.
[028]
Al quale, all'ora che detta gli era stata,
Anichin
venne e pianamente entrato nella camera e l'uscio riserrato dentro dal canto donde la donna dormiva se n'andò e, postale la mano in sul petto, lei non dormente trovò.
[029]
La quale come sentí
Anichino
esser venuto, presa la sua mano con amendune le sue e tenendol forte, volgendosi per lo letto tanto fece, che
Egano
che dormiva destò;
[030]
al quale ella disse:
Io non ti volli iersera dir cosa niuna, per ciò che tu mi parevi stanco; ma dimmi, se Dio ti salvi,
Egano
, quale hai tu per lo migliore famigliare e piú leale e per colui che piú t'ami, di quegli che tu in casa hai?
[031]
Rispose
Egano
:
Che è ciò,
donna
, di che tu mi domandi? nol conosci tu? Io non ho né ebbi mai alcuno di cui io tanto mi fidassi o fidi o ami, quant'io mi fido e amo
Anichino
; ma perché me ne domandi tu?
[032]
Anichino
, sentendo desto
Egano
e udendo di sé ragionare, aveva piú volte a sé tirata la mano per andarsene, temendo forte non
la donna
il volesse ingannare; ma ella l'aveva sí tenuto e teneva, che egli non s'era potuto partire né poteva.
[033]
La donna rispose a
Egano
e disse:
Io il ti dirò. Io mi credeva che fosse ciò che tu di' e che egli piú fede che alcuno altro ti portasse: ma me ha egli sgannata, per ciò che, quando tu andasti oggi ad uccellare, egli rimase qui e, quando tempo gli parve, non si vergognò di richiedermi che io dovessi a' suoi piaceri acconsentirmi;
[034]
e io, acciò che questa cosa non mi bisognasse con troppe pruove mostrarti e per farlati toccare e vedere, risposi che io era contenta e che stanotte, passata mezzanotte, io andrei nel giardino nostro e a piè del pino l'aspetterei.
[035]
Ora io per me non intendo d'andarvi; ma se vuogli la fedeltà del tuo famiglio cognoscere, tu puoi leggiermente, mettendoti indosso una delle guarnacche mie e in capo un velo, e andare laggiuso a aspettare se egli vi verrà, ché son certa del sí
.
[036]
Egano
udendo questo disse:
Per certo io il convengo vedere
; e levatosi, come meglio seppe al buio si mise una guarnacca della
donna
e un velo in capo e andossene nel giardino e appiè d'un pino cominciò a attendere
Anichino
.
[037]
La donna
, come sentí lui levato e uscito della camera, cosí si levò e l'uscio di quella dentro serrò.
[038]
Anichino
, il quale la maggior paura che avesse mai avuta avea e che quanto potuto avea s'era sforzato d'uscire delle mani della donna e centomila volte lei e il suo amore e sé, che fidato se n'era, avea maladetto, sentendo ciò che alla fine aveva fatto fu il piú contento uomo che fosse mai; e essendo la donna tornata nel letto, com'ella volle con lei si spogliò, e insieme presero piacere e gioia per un buono spazio di tempo.
[039]
Poi, non parendo alla donna che
Anichino
dovesse piú stare, il fece levar suso e rivestire e sí gli disse:
Bocca mia dolce, tu prenderai un buon bastone e andra'tene al giardino e faccendo sembianti d'avermi richiesta per tentarmi, come se io fossi dessa, dirai villania a
Egano
e sonera'mel bene col bastone, per ciò che di questo ne seguirà maraviglioso diletto e piacere
.
[040]
Anichino
levatosi e nel giardino andatosene con un pezzo di saligastro in mano, come fu presso al pino e
Egano
il vide venire, cosí levatosi come con grandissima festa riceverlo volesse, gli si faceva incontro; al quale
Anichin
disse:
Ahi malvagia femina, dunque ci se' venuta e hai creduto che io volessi o voglia al mio signore far questo fallo? Tu sii la mal venuta per le mille volte!
, e alzato il bastone lo incominciò a sonare.
[041]
Egano
, udendo questo e veggendo il bastone, senza dir parola cominciò a fuggire, e
Anichino
appresso sempre dicendo:
Via, che Dio vi metta in malanno, rea femina, ché io il dirò domattina a
Egano
per certo
.
[042]
Egano
avendone avute parecchi delle buone, come piú tosto poté se ne tornò alla camera; il quale
la donna
domandò se
Anichin
fosse al giardin venuto.
[043]
Egano
disse:
Cosí non fosse egli, per ciò che, credendo esso che io fossi te, m'ha con un bastone tutto rotto e dettami la maggior villania che mai si dicesse a niuna cattiva femina: e per certo io mi maravigliava forte di lui che egli con animo di far cosa che mi fosse vergogna t'avesse quelle parole dette; ma per ciò che cosí lieta e festante ti vede, ti volle provare
.
[044]
Allora disse
la donna
:
Lodato sia Idio che egli ha me provata con parole e te con fatti; e credo che egli possa dire che io porti con piú pazienzia le parole che tu i fatti non fai. Ma poi che tanta fede ti porta, si vuole aver caro e fargli onore
.
[045]
Egano
disse:
Per certo tu di' il vero
.
[046]
E da questo prendendo argomento, era in opinione d'avere la piú leal donna e il piú fedel servidore che mai avesse alcun gentile uomo; per la qual cosa, come che poi piú volte con
Anichino
e egli e la donna ridesser di questo fatto,
Anichino
e la donna ebbero assai agio di quello per avventura avuto non avrebbeno a far di quello che loro era diletto e piacere, mentre a
Anichin
piacque dimorar con
Egano
in
Bologna
.