Novella Terza
[Voice: elissa]
[001]
Frate Rinaldo
si giace colla
comare
; truovalo il
marito
in camera con lei, e fannogli credere che egli incantava vermini al figlioccio.
[002]
Non seppe sí
Filostrato
parlare obscuro delle cavalle partice, che l'avedute donne non ne ridessono, sembiante faccendo di rider d'altro. Ma poi che il re conobbe la sua novella finita, ad Elissa impose che ragionasse; la quale, disposta ad ubidire, incominciò:
[003]
Piacevoli donne, lo 'ncantar della fantasima d'
Emilia
m'ha fatto tornare alla memoria una novella d'un'altra incantagione, la quale, quantunque cosí bella non sia come fu quella, per ciò che altra alla nostra materia non me ne occorre al presente, la racconterò.
[004]
Voi dovete sapere che in
Siena
fu già un giovane assai leggiadro e d'orrevole famiglia, il quale ebbe nome
Rinaldo
; e amando sommamente una sua vicina, e assai bella
donna
e moglie d'un ricco
uomo
, e sperando, se modo potesse avere di parlarle senza sospetto, dovere aver da lei ogni cosa che egli disiderasse, non vedendone alcuno ed essendo la
donna
gravida, pensossi di volere suo compar divenire: e accontatosi col
marito
di lei, per quel modo che piú onesto gli parve gliele disse, e fu fatto.
[005]
Essendo adunque
Rinaldo
di madonna
Agnesa
divenuto compare e avendo alquanto d'albritrio piú colorato di poterle parlare, assicuratosi, quello della sua intenzione con parole le fece conoscere che ella molto davanti negli atti degli occhi suoi avea conosciuto: ma poco per ciò gli valse, quantunque d'averlo udito non dispiacesse alla
donna
.
[006]
Addivenne non guari poi, che che si fosse la ragione, che
Rinaldo
si rendé frate, e chente che egli trovasse la pastura egli perseverò in quello.
[007]
E avvegna che egli alquanto, di que' tempi che frate si fece, avesse dall'un de'lati posto l'amore che alla sua
comar
portava e certe altre sue vanità, pure in processo di tempo, senza lasciar l'abito, se le riprese; e cominciò a dilettarsi d'apparere e di vestir di buon panni e d'essere in tutte le sue cose leggiadretto e ornato e a fare delle canzoni e de'sonetti e delle ballate e a cantare, e tutto pieno d'altre cose a queste simili.
[008]
Ma che dico io di
frate Rinaldo
nostro di cui parliamo? Quali son quegli che cosí non facciano? Ahi vitupero del guasto mondo!
[009]
Essi non si vergognano d'apparir grassi, d'apparir coloriti nel viso, d'apparir morbidi ne' vestimenti e in tutte le cose loro, e non come colombi ma come galli tronfi colla cresta levata pettoruti procedono:
[010]
e che è peggio (lasciamo stare d'aver le lor celle piene d'alberelli di lattovari e d'unguenti colmi, di scatole di varii confetti piene, d'ampolle e di guastadette con acque lavorate e con oli, di bottacci di malvagia e di greco e d'altri vini preziosissimi traboccanti, in tanto che non celle di frati ma botteghe di speziali o d'unguentarii appaiono piú tosto a' riguardanti) essi non si vergognano che altri sappia loro esser gottosi, e credonsi che altri nonconosca e sappia che i digiuni assai, le vivande grosse e poche e il viver sobriamente faccia gli uomini magri e sottili e il piú sani;
[011]
e se pure infermi ne fanno, non almeno di gotte gl'infermano, alle quali si suole per medicina dare la castità e ogn'altra cosa a vita di modesto frate appartenente.
[012]
E credonsi che altri non conosca, oltra la sottil vita, le vigilie lunghe, l'orare e il disciplinarsi dover gli uomini pallidi e afflitti rendere, e che né
san Domenico
né
san Francesco
, senza aver quattro cappe per uno, non di tintillani né d'altri panni gentili ma di lana grossa fatti e di natural colore, a cacciare il freddo e non a apparere si vestissero. Alle quali cose Iddio provega, come all'anime de' semplici che gli nutricano fa bisogno.
[013]
Cosí adunque ritornato
frate Rinaldo
ne' primi appetiti, cominciò a visitare molto spesso la
comare
; e cresciutagli baldanza, con piú instanzia che prima non faceva la cominciò a sollicitare a quello che egli di lei disiderava.
[014]
La buona
donna
, veggendosi molto sollicitare e parendole
frate Rinaldo
forse piú bello che non pareva, essendo un dí molto da lui infestata a quello ricorse che fanno tutte quelle che voglia hanno di concedere quello che è addimandato, e disse:
Come,
frate Rinaldo
, o fanno cosí fatte cose i frati?
[015]
A cui
frate Rinaldo
rispose:
Madonna
, qualora io avrò questa cappa fuor di dosso, che me la traggo molto agevolmente, io vi parrò uno uomo fatto come gli altri e non frate.
[016]
La
donna
fece bocca da ridere e disse:
Ohimè trista! voi siete mio compare: come si farebbe questo? Egli sarebbe troppo gran male, e io ho molte volte udito che egli è troppo gran peccato: e per certo, se ciò non fosse, io farei ciò che voi voleste.
[017]
A cui
frate Rinaldo
disse:
Voi siete una sciocca se per questo lasciate. Io non dico che non sia peccato, ma de' maggiori perdona Iddio a chi si pente. Ma ditemi: chi è piú parente del vostro figliuolo, o io che il tenni a battesimo o vostro
marito
che il generò?
[018]
La
donna
rispose:
È piú suo parente mio
marito
.
[019]
E voi dite il vero,
disse
il frate
e vostro
marito
non si giace con voi?
[020]
Mai sí
rispose la
donna
.
[021]
Adunque
disse
il frate
e io, che son men parente di vostro figliuolo che non è vostro
marito
, cosí mi debbo poter giacere con voi come vostro marito.
[022]
La
donna
, che loica non sapeva e di piccola levatura aveva bisogno, o credette o fece vista di credere che il frate dicesse vero, e rispose:
Chi saprebbe rispondere alle vostre savie parole?
; e appresso, non obstante il comparatico, si recò a dover fare i suoi piaceri. Né incominciarono per una volta ma sotto la coverta del comparatico avendo piú agio, perché la sospezione era minore, piú e piú volte si ritrovarono insieme.
[023]
Ma tra l'altre una avvenne che, essendo
frate Rinaldo
venuto a casa la
donna
e vedendo quivi niuna persona essere altri che una
fanticella
della
donna
, assai bella e piacevoletta, mandato il
compagno
suo con essolei nel palco de' colombi ad insegnarle il paternostro, egli colla
donna
, che il fanciullin suo avea per mano, se n'entrarono nella camera e dentro serratisi sopra un lettuccio da sedere, che in quella era, s'incominciarono a trastullare.
[024]
E in questa guisa dimorando, avvenne che
il compar
tornò e, senza esser sentito da alcuno, fu all'uscio della camera e picchiò e chiamò la
donna
.
[025]
Madonna
Agnesa
, questo sentendo, disse:
Io son morta, ché ecco
il marito
mio: ora si pure avvedrà egli qual sia la cagione della nostra dimestichezza.
[026]
Era
frate Rinaldo
spogliato, cioè senza cappa e senza scapolare, in tonicella; il quale questo udendo disse:
Voi dite vero: se io fossi pur vestito, qualche modo ci avrebbe; ma se voi gli aprite ed egli mi truovi cosí, niuna scusa ci potrà essere.
[027]
La
donna
, da subito consiglio aiutata, disse:
Or vi vestite; e vestito che voi siete, recatevi in braccio vostro figlioccio e ascolterete bene ciò che io gli dirò, sí che le vostre parole poi s'accordino con le mie: e lasciate fare a me.
[028]
Il buono
uomo
non era ancora ristato di picchiare, che la moglie rispose
Io vengo a te
, e levatasi, con un buon viso se n'andò all'uscio della camera e aperselo e disse:
Marito
mio, ben ti dico che
frate Rinaldo
nostro compare ci si venne, e Iddio il ci mandò; ché per certo, se venuto non ci fosse, noi avremmo oggi perduto il fanciul nostro.
[029]
Quando il
bescio sanctio
udí questo, tutto svenne e disse:
Come?
[030]
O
marido
mio,
disse la
donna
e' gli venne dianzi di subito uno sfinimento, che io mi credetti ch'e' fosse morto e non sapeva né che mi far né che mi dire, se non che
frate Rinaldo
nostro compare ci venne in quella e recatoselo in collo disse:
Comare, questi son vermini che egli ha in corpo, gli quali gli s'appressano al cuore e ucciderebbolo troppo bene; ma non abbiate paura, ché io gl'incanterò e farogli morir tutti, e innanzi che io mi parta di qui voi vederete il fanciul sano come voi vedeste mai.
[031]
E per ciò che tu ci bisognavi per dir certe orazioni,e non ti seppe trovar
la fante
, sí le fece dire al
compagno
suo nel piú alto luogo della nostra casa, ed egli e io qua entro ce n'entrammo.
[032]
E per ciò che altri che la madre del fanciullo non può essere a cosí fatto servigio, perché altri non c'impacciasse, qui ci serrammo; e ancora l'ha egli in braccio, e credom'io che egli non aspetti se non che il compagno suo abbia compiuto di dire l'orazioni, e sarebbe fatto, per ciò che il fanciullo è già tutto tornato in sé.
[033]
Il
santoccio
credendo queste cose, tanto l'affezion del figliuol lo strinse, che egli non pose l'animo allo 'nganno fattogli dalla
moglie
ma gittato un gran sospiro disse:
Io il voglio andare a vedere.
[034]
Disse la
donna
:
Non andare, ché tu guasteresti ciò che s'è fatto; aspettati, io voglio vedere se tu vi puoi andare e chiamerotti.
[035]
Frate Rinaldo
, che ogni cosa udito avea ed erasi rivestito a bello agio e avevasi recato il fanciullo in braccio, come ebbe disposte le cose a suo modo, chiamò:
O
comare
, non sent'io di costà il
compare
?
[036]
Rispose
il santoccio
:
Messer sí.
[037]
Adunque
disse
frate Rinaldo
venite qua
;
il santoccio
andò là, al quale
frate Rinaldo
disse:
Tenete il vostro figliuolo per la grazia di Dio sano, dove io credetti, ora fu, che voi nol vedeste vivo a vespro; e farete di far porre una statua di cera della sua grandezza a laude di Dio dinanzi alla figura di messer
santo Ambruogio
, per li meriti del quale Idio ve n'ha fatta grazia.
[038]
Il fanciullo, veggendo
il padre
, corse a lui e fecegli festa come i fanciulli piccoli fanno; il quale recatoselo in braccio, lagrimando non altramenti che della fossa il traesse, il cominciò a baciare e a render grazie al suo compare che guerito gliele avea.
[039]
Il compagno
di
frate Rinaldo
, che non un paternostro ma forse piú di quatro n'aveva insegnati alla
fanticella
e donatale una borsetta di refe bianco la quale a lui aveva donata una monaca e fattala sua divota, avendo udito
il santoccio
alla camera della
moglie
chiamare, pianamente era venuto in parte della quale e vedere e udire ciò che vi si facesse poteva; veggendo la cosa in buoni termini, se ne venne giuso e entrato nella camera disse:
Frate Rinaldo
, quelle quattro orazioni che m'imponeste, io l'ho dette tutte.
[040]
A cui
frate Rinaldo
disse:
Fratel
mio, tu hai buona lena e hai fatto bene. Io per me, quando mio compar venne, no' n'aveva dette che due, ma Domenedio tra per la tua fatica e per la mia ci ha fatta grazia che il fanciullo è guerito.
[041]
Il santoccio
fece venire di buon vini e di confetti e fece onore al suo
compare
e al
compagno
di ciò che essi avevano maggior bisogno che d'altro; poi, con loro insieme uscito di casa, gli accomandò a Dio, e senza alcuno indugio fatta fare la imagine di cera, la mandò ad appiccare coll'altre dinanzi alla figura di
santo Ambruogio
, ma non a quel di
Melano
.