Novella Seconda
Novella Seconda
[Voice: filostrato]
[001]
[002] Con grandissime risa fu la novella d'Emilia ascoltata e l'orazione per buona e per santa commendata da tutti; la quale al suo fine venuta essendo, comandò il re a Filostrato che seguitasse; il quale incominciò.
[003] Carissime donne mie, elle son tante le beffe che gli uomini vi fanno, e spezialmente i mariti, che, quando alcuna volta avviene che donna niuna alcuna al marito ne faccia, voi non dovreste solamente esser contente che ciò fosse avvenuto o di risaperlo o d'udirlo dire a alcuno, ma il dovreste voi medesime andar dicendo per tutto, acciò che per gli uomini si conosca che, se essi sanno, e le donne d'altra parte anche sanno: [004] il che altro che utile esser non vi può, per ciò che, quando alcun sa che altri sappia, egli non si mette troppo leggiermente a volerlo ingannare. [005] Chi dubita dunque che ciò che oggi intorno a questa materia diremo, essendo risaputo dagli uomini, non fosse lor grandissima cagione di raffrenamento al beffarvi, conoscendo che voi similmente, volendo, ne sapreste beffare? [006] È adunque mia intenzion di dirvi ciò che una giovinetta, quantunque di bassa condizione fosse, quasi in un momento di tempo per salvezza di sé al marito facesse.
[007]
Egli non è ancora guari che in
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Ma pur trall'altre avvenne una mattina che, essendo il
O Iddio, lodato sia tu sempre, ché, benché tu m'abbi fatto povero, almeno m'hai tu consolato di buona e d'onesta giovane di moglie! Vedi come ella tosto serrò l'uscio dentro, come io ci usci', acciò che alcuna persona entrar non ci potesse che noia le desse.
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Ohimè!
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Ora questa che novella è, che tu cosí tosto torni a casa stamane? Per quello che mi paia vedere, tu non vuogli oggi far nulla, ché io ti veggio tornare co' ferri tuoi in mano: e se tu fai cosí, di che viverem noi? onde avrem noi del pane? Credi tu che io sofferi che tu m'impegni la gonnelluccia e gli altri miei pannicelli, che non fo il dí e la notte altro che filare, tanto che la carne mi s'è spiccata dall'unghia, per potere almeno aver tanto olio, che n'arda la nostra lucerna?
[015]
Marito, marito, egli non ci ha vicina che non se ne maravigli e che non facci beffe di me, di tanta fatica quanta è quella che io duro: e tu mi torni a casa colle mani spenzolate quando tu dovresti essere a lavorare.
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E cosí detto, incominciò a piagnere e a dir da capo:
Oimè, lassa me, dolente me, in che mal'ora nacqui, in che mal punto ci venni! ché avrei potuto avere un giovane cosí da bene e nol volli, per venire a costui che non pensa cui egli s'ha mentata a casa!
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L'altre si danno buon tempo cogli amanti loro, e non ce n'ha niuna che non abbia chi due e chi tre, e godono e mostrano a' mariti la luna per lo sole; e io, misera me! perché son buona e non attendo a cosí fatte novelle, ho male e mala ventura: io non so perché io non mi pigli di questi amanti come fanno l'altre!
[018]
Intendi sanamente, marito mio, che se io volessi far male, io troverrei ben con cui, ché egli ci son de' ben leggiadri che m'amano e voglionmi bene e hannomi mandato proferendo dimolti denari, o voglio io robe o gioie, né mai mel sofferse il cuore, per ciò che io non fui figliuola di donna da ciò: e tu mi torni a casa quando tu dei essere a lavorare!
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Disse il
Deh! donna, non ti dar malinconia, per Dio! egli è il vero che io andai per lavorare, ma egli mostra che tu nol sappi, come io medesimo nol sapeva.
[020]
Egli è oggi la festa di
.
[021]
Disse allora
E tutto questo è del dolor mio: tu che se' uomo e vai attorno e dovresti sapere delle cose del mondo, hai venduto un doglio cinque gigliati, il quale io feminella che non fu' mai appena fuor dell'uscio, veggendo lo 'mpaccio che in casa ci dava, l'ho venduto sette a un buono
[022]
Quando il
Buono
.
[023]
Il buono
In buona ora sia!
e andossene.
[024]
E
Vien sú tu, poscia che tu ci se', e vedi con lui insieme i fatti nostri.
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Dove se', buona donna?
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Al quale il
Eccomi, che domandi tu?
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Disse
Qual se' tu? Io vorrei la donna con la quale io feci il mercato di questo doglio.
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Disse il buono
Fate sicuramente meco, ché io son suo marito.
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Disse allora
Il doglio mi par ben saldo, ma egli mi pare che voi ci abbiate tenuta entro feccia, ché egli è tutto impastricciato di non so che cosa sí secca, che io non ne posso levar con l'unghie, e però io nol torrei se io nol vedessi prima netto.
[030]
Disse allora
No, per quello non rimarrà il mercato; mio
[031]
E il
Sí bene
, e posti giú i ferri suoi e ispogliatosi in camiscione, si fece accendere un lume e dare una radimadia e fuvvi entrato dentro e cominciò a radere.
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E
Radi quivi e quivi e anche colà
e
Vedine qui rimaso un micolino.
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E mentre che cosí stava e al
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Per che
Te' questo lume, buono uomo, e guata se egli è netto a tuo modo.
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