Novella Prima
[Voice: emilia]
[001]
Gianni Lotteringhi
ode di notte toccar l'uscio suo; desta la moglie, ed ella gli fa accredere che egli è la fantasima; vanno a incantare con una orazione, e il picchiare si rimane.
[002]
Signor mio, a me sarebbe stato carissimo, quando stato fosse piacere a voi, che altra persona che io avesse a cosí bella materia, come è quella di che parlar dobbiamo, dato cominciamento; ma poi che egli v'aggrada che io tutte l'altre assicuri, e io il farò volentieri.
[003]
E ingegnerommi, carissime donne, di dir cosa che vi possa essere utile nell'avvenire, per ciò che, se cosí son l'altre come io paurose e massimamente della fantasima (la quale sallo Iddio che io non so che cosa si sia né ancora alcuna trovai che 'l sapesse, come che tutte ne temiamo igualmente), a quella cacciar via quando da voi venisse, notando bene la mia novella, potrete una santa e buona orazione e molto a ciò valevole apparare.
[004]
Egli fu già in
Firenze
nella
contrada di San Brancazio
uno stamaiuolo, il quale fu chiamato
Gianni Lotteringhi
, uomo piú avventurato nella sua arte che savio in altre cose, per ciò che, tenendo egli del semplice, era molto spesso fatto capitano de' laudesi di
Santa Maria Novella
, e aveva a ritenere la scuola loro, e altri cosí fatti uficetti aveva assai sovente, di che egli da molto piú si teneva: e ciò gli avveniva per ciò che egli molto spesso, sí come agiato uomo, dava di buone pietanze a' frati.
[005]
Li quali, per ciò che qual calze e qual cappa e quale scapolare ne traevano spesso, gl'insegnavano di buone orazioni e davangli il paternostro in volgare e la canzone di
santo Alesso
e il lamento di
san Bernardo
e la lauda di
donna Matelda
e cotali altri ciancioni, li quali egli aveva molto cari, e tutti per la salute dell'anima sua se gli serbava molto diligentemente.
[006]
Ora aveva costui una bellissima donna e vaga per moglie, la quale ebbe nome
monna Tessa
e fu figliuola di
Mannuccio dalla Cuculia
, savia e avveduta molto; la quale, conoscendo la semplicità del marito, essendo innamorata di
Federigo di Neri Pegolotti
, il quale bello e fresco giovane era, ed egli di lei, ordinò con una sua fante che
Federigo
le venisse a parlare a un luogo molto bello che il detto
Gianni
aveva in
Camerata
, al quale ella si stava tutta la state;
[007]
e
Gianni
alcuna volta vi veniva a cenare e a albergo, e la mattina se ne tornava a bottega e talora a' laudesi suoi.
[008]
Federigo
, che ciò senza modo disiderava, preso tempo, un dí che imposto gli fu, in sul vespro se n'andò là sú e, non venendovi la sera
Gianni
, a grande agio e con molto piacere cenò e albergò con la donna; e ella standogli in braccio la notte gl'insegnò da sei delle laude del suo marito.
[009]
Ma non intendendo essa che questa fossi cosí l'ultima volta come stata era la prima né
Federigo
altressí, acciò che ogni volta non convenisse che la fante avesse ad andar per lui, ordinarono insieme a questo modo:
[010]
che egli ognindí, quando andasse o tornasse da un suo luogo che alquanto piú suso era, tenesse mente in una vigna la quale allato alla casa di lei era e egli vedrebbe un teschio d'asino in su un palo di quegli della vigna: il quale quando col muso volto vedesse verso
Firenze
, sicuramente e senza alcun fallo la sera di notte se ne venisse a lei, e se non trovasse l'uscio aperto pianamente picchiasse tre volte e ella gli aprirebbe; e quando vedesse il muso del teschio volto verso Fiesole, non vi venisse per ciò che
Gianni
vi sarebbe.
[011]
E in questa maniera faccendo molte volte insieme si ritrovarono.
[012]
Ma tra l'altre volte una avvenne che, dovendo
Federigo
cenare con
monna Tessa
, avendo ella fatti cuocere due grossi capponi, avvenne che
Gianni
, che venire non vi doveva, molto tardi vi venne: di che la donna fu molto dolente, e egli e ella cenarono un poco di carne salata che da parte aveva fatta lessare.
[013]
E alla fante fece portare in una tovagliuola bianca i due capponi lessi e molte vuova fresche e un fiasco di buon vino in un suo giardino, nel quale andar si potea senza andar per la casa e dove ella era usa di cenare con
Federigo
alcuna volta, e dissele che a piè d'un pesco che era allato ad un pratello quelle cose ponesse.
[014]
E tanto fu il cruccio che ella ebbe, che ella non si ricordò di dire alla fante che tanto aspettasse che
Federigo
venisse e dicessegli che
Gianni
v'era e che egli quelle cose dell'orto prendesse.
[015]
Per che, andatisi ella e
Gianni
a letto, e similmente la fante, non stette guari che
Federigo
venne e toccò una volta pianamente la porta, la quale sí vicina alla camera era, che
Gianni
incontanente il sentí, e la donna altressí; ma, acciò che
Gianni
nulla suspicar potesse di lei, di dormire fece sembiante.
[016]
E stando un poco,
Federigo
picchiò la seconda volta: di che
Gianni
maravigliandosi punzechiò un poco la donna e disse:
Tessa
, odi tu quel ch'io? E' pare che l'uscio nostro sia tocco.
[017]
La donna
, che molto meglio di lui udito l'avea, fece vista di svegliarsi, e disse:
Come di'? Eh?
[018]
Dico
disse
Gianni
ch'e' pare che l'uscio nostro sia tocco.
[019]
Disse
la donna
:
Tocco? Oimè,
Gianni
mio, or non sai tu quello ch'
egli
è? Egli è la fantasima, della quale io ho avuta a queste notti la maggior paura che mai s'avesse, tale che, come io sentita l'ho, ho messo il capo sotto né mai ho avuto ardir di trarlo fuori sí è stato dí chiaro.
[020]
Disse allora
Gianni
:
Va,
donna
, non aver paura, se ciò è, ché io dissi dianzi il
Te lucis
e la
'Ntemerata
e tante altre buone orazioni, quando a letto ci andammo, e anche segnai il letto di canto in canto al nome del Patre e del Filio e dello Spirito Sancto, che temere non ci bisogna, ché ella non ci può, per potere ch'ella abbia, nuocere.
[021]
La donna
, acciò che
Federigo
per avventura altro sospetto non prendesse e con lei si turbasse, diliberò del tutto di doversi levare e di fargli sentire che
Gianni
v'era; e disse al marito:
Bene sta, tu dí tue parole tu; io per me non mi terrò mai salva né sicura se noi non la 'ncantiamo, poscia che tu ci se'.
[022]
Disse
Gianni
:
O come s'incanta ella?
[023]
Disse
la donna
:
Ben la so io incantare, ché l'altrieri, quando io andai a
Fiesole
alla perdonanza, una di quelle romite, che è,
Gianni
mio, pur la piú santa cosa che Iddio tel dica per me, vedendomene cosí paurosa, m'insegnò una santa e buona orazione e disse che provata l'avea piú volte avanti che romita fosse, e sempre l'era giovato.
[024]
Ma sallo Iddio che io non avrei mai avuto ardire d'andare sola a provarla; ma ora che tu ci se', io voi che noi andiamo ad incantarla.
[025]
Gianni
disse che molto gli piacea; e levatisi se ne vennero amenduni pianamente all'uscio, al quale ancor di fuori
Federigo
, già sospettando, aspettava; e giunti quivi, disse la donna a
Gianni
:
Ora sputerai, quando io il ti dirò.
[026]
Disse
Gianni
:
Bene.
[027]
E
la donna
cominciò l'orazione e disse:
Fantasima, fantasima che di notte vai, a coda ritta ci venisti, a coda ritta te n'andrai; va nell'orto, a piè del pesco grosso troverai unto bisunto e cento cacherelli della gallina mia: pon bocca al fiasco e vatti via, e non far mal né a me né a
Gianni
mio
, e cosí detto, disse al marito:
Sputa,
Gianni
e
Gianni
sputò.
[028]
E
Federigo
, che di fuori era e questo udiva, già di gelosia uscito, con tutta la malinconia aveva sí gran voglia di ridere, che scoppiava e pianamente, quando
Gianni
sputava, diceva:
[029]
I denti
.
La donna
, poi che in questa guisa ebbe tre volte incantata la fantasima, al letto se ne tornò col marito.
[030]
Federigo
, che con lei di cenar s'aspettava, non avendo cenato e avendo bene le parole della orazione intese, se n'andò nell'orto e a piè del pesco grosso trovati i due capponi e 'l vino e l'uova a casa se ne gli portò e cenò a grande agio; e poi dell'altre volte ritrovandosi con
la donna
, molto di questa incantazione rise con essolei.
[031]
Vera cosa è che alcuni dicono che
la donna
aveva ben volto il teschio dello asino verso
Fiesole
, ma un lavoratore per la vigna passando v'aveva entro dato d'un bastone e fattol girare intorno intorno, e era rimaso volto verso
Firenze
, e per ciò
Federigo
, credendo esser chiamato, v'era venuto;
[032]
e che la donna aveva fatta l'orazione in questa guisa:
Fantasima, fantasima, fatti con Dio, ché la testa dell'asino non vols'io, ma altri fu, che tristo il faccia Iddio, e io son qui con
Gianni
mio
; per che, andatosene, senza albergo e senza cena era rimaso.
[033]
Ma una mia
vicina
, la quale è una donna molto vecchia, mi dice che l'una e l'altra fu vera, secondo che ella aveva, essendo fanciulla, saputo; ma che l'ultimo non a
Gianni Lotteringhi
era avvenuto, ma ad uno che si chiamò
Gianni di Nello
, che stava in
Porta San Piero
, non meno sofficiente lavaceci che fosse
Gianni Lotteringhi
.
[034]
E per ciò, donne mie care, nella vostra elezione sta di torre qual piú vi piace delle due, o volete amendune: elle hanno grandissima virtú a cosí fatte cose, come per esperienzia avete udito: apparatele, e potravvi ancor giovare.