Novella Quarta
[Voice: filostrato]
[001]
Ricciardo Manardi
è trovato da messer
Lizio da Valbona
con la figliuola, la quale egli sposa, e col padre di lei rimane in buona pace.
[002]
Tacendosi
Elissa
, le lode ascoltando dalle sue compagne date alla sua novella, impose la
reina
a
Filostrato
che alcuna ne dicesse egli; il quale ridendo incominciò:
[003]
Io sono stato da tante di voi tante volte morso, perché io materia da crudeli ragionamenti e da farvi piagner v'imposi, che a me pare, a volere alquanto questa noia ristorare, esser tenuto di dover dire alcuna cosa per la quale io alquanto vi faccia ridere; e per ciò uno amore, non da altra noia che di sospiri e d'una brieve paura con vergogna mescolata, a lieto fin pervenuto, in una novelletta assai piccola intendo di raccontarvi.
[004]
Non è adunque, valorose donne, gran tempo passato che in
Romagna
fu un cavaliere assai da bene e costumato, il qual fu chiamato messer
Lizio da Valbona
, a cui per ventura vicino alla sua vecchiezza una figliuola nacque d'una sua donna chiamata
madonna Giacomina
.
[005]
La quale oltre ad ogn'altra della contrada, crescendo, divenne bella e piacevole; e per ciò che sola era al padre e alla madre rimasa, sommamente da loro era amata e avuta cara e con maravigliosa diligenza guardata, aspettando essi di far di lei alcun gran parentado.
[006]
Ora usava molto nella casa di messer
Lizio
, e molto con lui si riteneva, un giovane bello e fresco della persona, il quale era de'
Manardi da Brettinoro
, chiamato
Ricciardo
, del quale niun'altra guardia messer
Lizio
o la sua donna prendevano, che fatto avrebbon d'un lor figliuolo. Il quale, una volta e altra veggendo la
giovane
bellissima e leggiadra, e di laudevoli maniere e costumi e già da marito, di lei fieramente s'innamorò, e con gran diligenza il suo amore teneva occulto.
[007]
Del quale avvedutasi la giovane, senza schifar punto il colpo, lui similmente cominciò ad amare; di che
Ricciardo
fu forte contento.
[008]
E avendo molte volte avuta voglia di doverle alcuna parola dire, e dubitando taciutosi, pure una, preso tempo e ardire, le disse:
Caterina
, io ti priego che tu non mi facci morire amando.
[009]
La
giovane
rispose subito:
Volesse Idio che tu non facessi piú morir me.
[010]
Questa risposta molto di piacere e d'ardire aggiunse a
Ricciardo
, e dissele:
Per me non istarà mai cosa che a grado ti sia, ma a te sta il trovar modo allo scampo della tua vita e della mia.
[011]
La
giovane
allora disse:
Ricciardo
, tu vedi quanto io sia guardata, e per ciò da me non so veder come tu a me ti potessi venire; ma, se tu sai veder cosa che io possa senza mia vergogna fare, dillami, e io la farò.
[012]
Ricciardo
, avendo piú cose pensato, subitamente disse:
Caterina
mia dolce, io non so alcuna via veder, se già tu non dormissi o potessi venire in su 'l verone che è presso al giardino di tuo padre, dove se io sapessi che tu di notte fossi, senza fallo io m'ingegnere' di venirvi, quantunque molto alto sia.
[013]
A cui la
Caterina
rispose:
Se quivi ti dà il cuore di venire, io mi credo ben far sí che fatto mi verrà di dormirvi.
[014]
Riccia rdo
disse di sí. E questo detto, una volta sola si basciarono alla sfuggita, e andar via.
[015]
Il dí seguente, essendo già vicino alla fine di maggio, la
giovane
cominciò davanti alla madre a ramaricarsi che la passata notte per lo soperchio caldo non aveva potuto dormire.
[016]
Disse la
madre
:
O figliuola, che caldo fu egli? Anzi non fu egli caldo veruno.
[017]
A cui la
Caterina
disse:
Madre mia, voi dovreste dire 'a mio parere', e forse vi direste il vero; ma voi dovreste pensare quanto sieno piú calde le fanciulle che le donne attempate
.
[018]
La
donna
disse allora:
Figliuola mia, cosí è il vero; ma io non posso far caldo e freddo a mia posta, come tu forse vorresti. I tempi si convengon pur sofferir fatti come le stagioni gli danno; forse quest'altra notte sarà piú fresco, e dormirai meglio.
[019]
Ora Idio il voglia,
disse la
Caterina
ma non suole essere usanza che, andando verso la state, le notti si vadan rinfrescando.
[020]
Dunque,
disse la
donna
che vuoi tu che si faccia?
[021]
Rispose la
Caterina
:
Quando a mio padre e a voi piacesse, io farei volentieri fare un letticello in su 'l verone che è allato alla sua camera e sopra il suo giardino, e quivi mi dormirei: e udendo cantare l'usignuolo, e avendo il luogo piú fresco, molto meglio starei che nella vostra camera non fo.
[022]
La
madre
allora disse:
Figliuola, confortati; io il dirò a tuo padre, e come egli vorrà cosí faremo.
[023]
Le quali cose udendo messer
Lizio
dalla sua
donna
, per ciò che vecchio era e da questo forse un poco ritrosetto, disse:
Che rusignuolo è questo a che ella vuol dormire? Io la farò ancora addormentare al canto delle cicale.
[024]
Il che la
Caterina
sappiendo, piú per isdegno che per caldo, non solamente la seguente notte non dormí, ma ella non lasciò dormire la madre, pur del gran caldo dolendosi;
[025]
il che avendo la
madre
sentito, fu la mattina a messer
Lizio
e gli disse:
Messer, voi avete poco cara questa giovane. Che vi fa egli perché ella sopra quel veron si dorma? Ella non ha in tutta notte trovato luogo di caldo, e oltre a ciò maravigliatevi voi perché egli le sia in piacere l'udir cantar l'usignuolo, che è una fanciullina? I giovani son vaghi delle cose simiglianti a loro.
[026]
Messer
Lizio
udendo questo disse:
Via, faccialevisi un letto tale quale egli vi cape, e fallo fasciar dattorno d'alcuna sargia: e dormavi, e oda cantar l'usignuolo a suo senno.
[027]
La
giovane
, saputo questo, prestamente vi fece fare un letto; e dovendovi la sera vegnente dormire, tanto attese che ella vide
Ricciardo
, e fecegli un segno posto tra loro, per lo quale egli intese ciò che far si dovea.
[028]
Messer
Lizio
, sentendo la giovane essersi andata al letto, serrato uno uscio che della sua camera andava sopra 'l verone, similmente s'andò a dormire.
[029]
Ricciardo
, come d'ogni parte sentí le cose chete, con lo aiuto d'una scala salí sopra un muro, e poi d'in su quel muro appiccandosi a certe morse d'un altro muro, con gran fatica e pericolo, se caduto fosse, pervenne in sul verone, dove chetamente con grandissima festa dalla giovane fu ricevuto; e dopo molti basci si coricarono insieme, e quasi per tutta la notte diletto e piacer presono l'un dell'altro, molte volte faccendo cantar l'usignuolo.
[030]
E essendo le notti piccole e il diletto grande, e già al giorno vicino (il che essi non credevano), e sí ancora riscaldati e sí dal tempo e sí dallo scherzare, senza alcuna cosa addosso s'addormentarono, avendo a
Caterina
col destro braccio abbracciato sotto il collo
Ricciardo
, e con la sinistra mano presolo per quella cosa che voi tra gli uomini piú vi vergognate di nominare.
[031]
E in cotal guisa dormendo, senza svegliarsi, sopravenne il giorno, e messer
Lizio
si levò; e ricordandosi la figliuola dormire sopra 'l verone, chetamente l'uscio aprendo disse:
Lasciami vedere come l'usignuolo ha fatto questa notte dormir la
Caterina
.
[032]
E andato oltre, pianamente levò alta la sargia della quale il letto era fasciato e
Ricciardo
e lei vide ignudi e scoperti dormire abbracciati nella guisa di sopra mostrata;
[033]
e avendo ben conosciuto
Ricciardo
, di quindi s'uscí, e andonne alla camera della sua
donna
e chiamolla, dicendo:
Sú tosto, donna, lievati e vieni a vedere, che tua figliuola è stata sí vaga dell'usignuolo che ella è stata tanto alla posta che ella l'ha preso e tienlosi in mano.
[034]
Disse la
donna
:
Come può questo essere?
[035]
Disse messer
Lizio
:
Tu il vedrai se tu vien tosto.
[036]
La donna, affrettatasi di vestire, chetamente seguitò messer
Lizio
, e giunti amenduni al letto e levata la sargia, poté manifestamente vedere
madonna Giacomina
come la figliuola avesse preso e tenesse l'usignuolo, il quale ella tanto disiderava d'udir cantare.
[037]
Di che la
donna
, tenendosi forte di
Ricciardo
ingannata, volle gridare e dirgli villania; ma messer
Lizio
le disse:
Donna, guarda che per quanto tu hai caro il mio amore tu non facci motto, ché in verità, poscia che ella l'ha preso, egli sí sarà suo.
[038]
Ricciardo
è gentile uomo e ricco giovane; noi non possiamo aver di lui altro che buon parentado: se egli si vorrà a buon concio da me partire, e' gli converrà che primieramente la sposi; sí ch'egli si troverà aver messo l'usignuolo nella gabbia sua e non nell'altrui.
[039]
Di che la donna racconsolata, veggendo il marito non esser turbato di questo fatto, e considerando che la figliuola aveva avuta la buona notte ed erasi ben riposata e aveva l'usignuolo preso, si tacque.
[040]
Né guari dopo queste parole stettero, che
Ricciardo
si svegliò; e veggendo che il giorno era chiaro, si tenne morto, e chiamò la
Caterina
, dicendo:
Ohimè, anima mia, come faremo, ché il giorno è venuto e hammi qui colto?
[041]
Alle quali parole messer
Lizio
, venuto oltre e levata la sargia, rispose:
Faren bene
[042]
Quando
Ricciardo
il vide, parve che gli fosse il cuore del corpo strappato; e levatosi a sedere in su il letto disse:
Signor mio, io vi cheggio mercé per Dio. Io conosco, sí come disleale e malvagio uomo, aver meritata morte, e per ciò fate di me quello che piú vi piace: ben vi priego io, se esser può, che voi abbiate della mia vita mercé e che io non muoia
.
[043]
A cui messer
Lizio
disse:
Ricciardo
, questo non meritò l'amore il quale io ti portava e la fede la quale io aveva in te; ma pur, poi che cosí è e a tanto fallo t'ha trasportato la giovanezza, acciò che tu tolga a te la morte e a me la vergogna, prima che tu ti muova, sposa per tua legittima moglie la
Caterina
, acciò che, come ella è stata questa notte tua, cosí sia mentre ella viverà. E in questa guisa puoi e la mia pace e la tua salvezza acquistare: e ove tu non vogli cosí fare, raccomanda a Dio l'anima tua.
[044]
Mentre queste parole si dicevano, la
Caterina
lasciò l'usignuolo, e ricopertasi cominciò fortemente a piagnere e a pregare il padre che a
Ricciardo
perdonasse; e d'altra parte pregava
Ricciardo
che quel facesse che messer
Lizio
volea, acciò che con sicurtà e lungo tempo potessono insieme di cosí fatte notti avere.
[045]
Ma a ciò non furono troppi prieghi bisogno: per ciò che d'una parte la vergogna del fallo commesso e la voglia dello emendare, e d'altra la paura del morire e il disiderio dello scampare, e oltre a questo l'ardente amore e l'appetito del possedere la cosa amata, liberamente e senza alcuno indugio gli fecer dire sé essere apparecchiato a far ciò che a messer
Lizio
piaceva.
[046]
Per che messer
Lizio
, fattosi prestare a
madonna Giacomina
uno de' suoi anelli, quivi, senza mutarsi, in presenzia di loro
Ricciardo
per sua moglie sposò la
Caterina
.
[047]
La qual cosa fatta, messer
Lizio
e la donna partendosi dissono:
Riposatevi oramai, ché forse maggior bisogno n'avete che di levarvi.
[048]
Partiti costoro, i giovani si rabbracciarono insieme, e non essendo piú che sei miglia camminati la notte, altre due anzi che si levassero ne camminarono, e fecer fine alla prima giornata.
[049]
Poi levati, e
Ricciardo
avuto piú ordinato ragionamento con messer
Lizio
, pochi dí appresso, sí come si convenia, in presenzia degli amici e de' parenti da capo sposò la giovane, e con gran festa se ne la menò a casa, e fece onorevoli e belle nozze, e poi con lei lungamente in pace e in consolazione uccellò agli usignuoli e di dí e di notte quanto gli piacque.