Novella Decima
[Voice: dioneo]
[001]
La
moglie
d'un
medico
per morto mette un suo amante adoppiato in una arca, la quale con tutto lui due usurai se ne portano in casa. Questi si sente, è preso per ladro; la
fante
della donna racconta alla signoria sé averlo esso nell'arca dagli usurieri imbolata, laond'egli scampa dalle forche e i prestatori d'avere l'arca furata sono condannati in denari.
[002]
Solamente a
Dioneo
, avendo già il re fatto fine al suo dire, restava la sua fatica, il quale, ciò conoscendo, e già dal re essendogli imposto, incominciò:
[003]
Le miserie degli infelici amori raccontate, non che a voi, donne, ma a me hanno già contristati gli occhi e 'l petto, per che io sommamente disiderato ho che a capo se ne venisse. Ora, lodato sia Iddio, che finite sono (salvo se io non volessi a questa malvagia derrata fare una mala giunta, di che Idio mi guardi), senza andar piú dietro a cosí dolorosa materia, da alquanto piú lieta e migliore incomincerò, forse buono indizio dando a ciò che nella seguente giornata si dee raccontare.
[004]
Dovete adunque sapere, bellissime giovani, che ancora non è gran tempo che in
Salerno
fu un grandissimo medico in cirugia, il cui nome fu maestro
Mazzeo della Montagna
. Il quale, già all'ultima vecchiezza venuto, avendo presa per moglie una bella e gentil
giovane
della sua città, di nobili vestimenti e ricchi e d'altre gioie e tutto ciò che a una donna può piacere meglio che altra della città teneva fornita; vero è che ella il piú del tempo stava infreddata, sí come colei che nel letto era male dal maestro tenuta coperta.
[005]
Il quale, come messer
Ricciardo di Chinzica
, di cui dicemmo, alla sua insegnava le feste, cosí costui a costei mostrava che il giacere con una donna una volta si penava a ristorar non so quanti dí, e simili ciance; di che ella viveva pessimamente contenta.
[006]
E sí come savia e di grande animo, per potere quello da casa risparmiare, si dispose di gittarsi alla strada e voler logorar dello altrui; e piú e piú giovani riguardati, alla fine uno ne le fu all'animo, nel quale ella pose tutta la sua speranza, tutto il suo animo e tutto il ben suo. Di che il giovane accortosi, e piacendogli forte, similmente in lei tutto il suo amor rivolse.
[007]
Era costui chiamato
Ruggieri d'Aieroli
, di nazion nobile ma di cattiva vita e di biasimevole stato, in tanto che parente né amico lasciato s'avea che ben gli volesse o che il volesse vedere; e per tutto
Salerno
di ladronecci o d'altre vilissime cattività era infamato, di che la
donna
poco curò, piacendole esso per altro, e con una sua
fante
tanto ordinò che insieme furono.
[008]
E poi che alquanto diletto preso ebbero, la donna gli cominciò a biasimare la sua passata vita e a pregarlo che, per amor di lei, di quelle cose si rimanesse; e a dargli materia di farlo lo incominciò a sovenire quando d'una quantità di denari e quando d'un'altra.
[009]
E in questa maniera perseverando insieme assai discretamente, avvenne che al
medico
fu messo tra le mani uno infermo, il quale aveva guasta l'una delle gambe: il cui difetto avendo il maestro veduto, disse a' suoi parenti che, dove un osso fracido il quale aveva nella gamba non gli si cavasse, a costui si convenia del tutto o tagliare tutta la gamba o morire, e a trargli l'osso potrebbe guerire, ma che egli altro che per morto nol prenderebbe; a che accordatisi coloro a' quali apparteneva, per cosí gliele diedero.
[010]
Il
medico
, avvisando che l'infermo senza essere adoppiato non sosterrebbe la pena né si lascerebbe medicare, dovendo attendere in sul vespro a questo servigio, fé la mattina d'una sua certa composizione stillare una acqua la quale l'avesse, bevendola, tanto a far dormire quanto esso avvisava di doverlo poter penare a curare; e quella fattasene venire a casa, nella sua camera la pose, senza dire a alcuno ciò che si fosse.
[011]
Venuta l'ora del vespro, dovendo il maestro andare a costui, gli venne un messo da certi suoi grandissimi amici d'
Amalfi
che egli non dovesse lasciar per cosa alcuna che incontanente là non andasse, per ciò che una gran zuffa stata v'era, di che molti v'erano stati fediti.
[012]
Il
medico
, prolungata nella seguente mattina la cura della gamba, salito in su una barchetta, n'andò a
Amalfi
; per la qual cosa la
donna
, sappiendo lui la notte non dovere tornare a casa, come usata era, occultamente si fece venir
Ruggieri
e nella sua camera il mise e dentro il vi serrò in fino a tanto che certe altre persone della casa s'andassero a dormire.
[013]
Standosi adunque
Ruggier
nella camera e aspettando la
donna
, avendo o per fatica il dí durata o per cibo salato che mangiato avesse o forse per usanza una grandissima sete, gli venne nella finestra veduta questa guastadetta d'acqua la quale il
medico
per lo 'nfermo aveva fatta, e credendola acqua da bere, a bocca postalasi, tutta la bevé: né stette guari che un gran sonno il prese, e fusi adormentato.
[014]
La donna, come prima poté nella camera se ne venne, e trovato
Ruggier
dormendo lo 'ncominciò a tentare e a dire con sommessa voce che sú si levasse; ma questo era niente; egli non rispondeva né si movea punto; per che la donna alquanto turbata con piú forza il sospinse dicendo:
Leva sú, dormiglione, ché, se tu volevi dormire, tu te ne dovevi andare a casa tua e non venir qui.
[015]
Ruggieri
, cosí sospinto, cadde a terra d'una cassa sopra la quale era, né altra vista d'alcun sentimento fece che avrebbe fatto un corpo morto; di che la
donna
, alquanto spaventata, il cominciò a voler rilevare e a menarlo piú forte e a prenderlo per lo naso e a tirarlo per la barba ma tutto era nulla: egli aveva a buona caviglia legato l'asino.
[016]
Per che la donna cominciò a temere non fosse morto, ma pure ancora gl'incominciò a strignere agramente le carni e a cuocerlo con una candela accesa, ma niente era; per che ella, che medica non era come che
medico
fosse il marito, senza alcun fallo lui credette esser morto; per che, amandolo sopra ogni altra cosa come facea, se fu dolorosa non è da domandare; e non osando far romore, tacitamente sopra lui cominciò a piagnere e a dolersi di cosí fatta disaventura.
[017]
Ma dopo alquanto, temendo la
donna
di non aggiugnere al suo danno vergogna, pensò che senza alcuno indugio da trovare era modo come lui morto si traesse di casa; né a ciò sappiendosi consigliare, tacitamente chiamò la sua
fante
e la sua disaventura mostratale, le chiese consiglio. La fante, maravigliandosi forte e tirandolo ancora ella e strignendolo, e senza sentimento vedendolo, quel disse che la donna dicea, cioè veramente lui esser morto, e consigliò che da metterlo fuori di casa era.
[018]
A cui la
donna
disse:
E dove il potrem noi porre, che egli non si suspichi domattina, quando veduto sarà, che di qua entro sia stato tratto?
[019]
A cui la
fante
rispose:
Madonna, io vidi questa sera al tardi di rimpetto alla bottega di questo legnaiuolo nostro vicino un'arca non troppo grande, la quale, se il maestro non ha riposta in casa, verrà troppo in concio a' fatti nostri, per ciò che dentro vel potrem mettere e dargli due o tre colpi d'un coltello e lasciarlo stare. Chi in quella il troverà, non so perché piú di qua entro che d'altronde vi sel creda messo; anzi si crederà, per ciò che malvagio giovane è stato, che, andando a fare alcun male, da alcun suo nemico sia stato ucciso e poi messo nell'arca.
[020]
Piacque alla
donna
il consiglio della
fante
, fuor che di dargli alcuna fedita, dicendo che non le potrebbe per cosa del mondo sofferir l'animo di ciò fare: e mandolla a vedere se quivi fosse l'arca dove veduta l'avea; la qual tornò e disse di sí. La fante adunque, che giovane e gagliarda era, dalla donna aiutata sopra le spalle si pose
Ruggieri
, e andando la donna innanzi a guardar se persona venisse, venute all'arca dentro vel misero e richiusala il lasciarono stare.
[021]
Erano di quei dí alquanto piú oltre tornati in una casa
due giovani
, li quali prestavano ad usura, e volenterosi di guadagnare assai e di spender poco, avendo bisogno di masserizie, il dí davanti avean quella arca veduta e insieme posto che, se la notte vi rimanesse, di portarnela in casa loro.
[022]
E venuta la mezzanotte, di casa usciti, trovandola, senza entrare in altro raguardamento prestamente, ancora che lor gravetta paresse, ne la portarono in casa loro e allogaronla allato a una camera dove lor
femine
dormivano, senza curarsi di acconciarla troppo appunto allora; e lasciatala stare se n'andarono a dormire.
[023]
Ruggieri
, il quale grandissima pezza dormito avea e già aveva digesto il beveraggio e la vertú di quel consumata, essendo vicino a matutin si destò: e come che rotto fosse il sonno e' sensi avessero la loro virtú recuperata, pur gli rimase nel cerebro una stupefazione la quale non solamente quella notte ma poi parecchie dí il tenne stordito; e aperti gli occhi e non veggendo alcuna cosa e sparte le mani in qua e in là, in questa arca trovandosi cominciò a smemorare e a dir seco:
[024]
Che è questo? dove sono io? dormo io, o son desto? Io pur mi ricordo che questa sera io venni nella camera della mia
donna
, e ora mi pare essere in una arca. Questo che vuol dire? Sarebbe il
medico
tornato o altro accidente sopravenuto, per lo quale la donna, dormendo io, qui m'avesse nascoso? Io il credo, e fermamente cosí serà.
[025]
E per questo cominciò a star cheto e a ascoltare se alcuna cosa sentisse; e cosí gran pezza dimorato, stando anzi a disagio che no nell'arca che era piccola e dogliendogli il lato in su il quale era, in su l'altro volger vogliendosi sí destramente il fece, che, dato delle reni nell'un de' lati della arca, la quale non era stata posta sopra luogo iguali, la fé piegare e appresso cadere; e cadendo fece un gran romore, per lo quale le
femine
che ivi allato dormivano si destarono ed ebber paura e per paura tacettono.
[026]
Ruggieri
per lo cader dell'arca dubitò forte, ma sentendola per lo cadere aperta volle avanti, se altro avvenisse, esserne fuori che starvi dentro. E tra che egli non sapeva dove si fosse e una cosa e un'altra, cominciò a andar brancolando per la casa per sapere se scala o porta trovasse donde andar se ne potesse.
[027]
Il qual brancolare sentendo le
femine
che deste erano, cominciarono a dire:
Chi è là?
Ruggieri
, non conoscendo la voce non rispondea: per che le femine cominciarono a chiamare i due giovani, li quali, per ciò che molto vegghiato aveano, dormivan forte né sentivano d'alcuna di queste cose niente.
[028]
Laonde le femine piú paurose divenute, levatesi e fattesi a certe finestre, cominciarono a gridare:
Al ladro, al ladro!
: per la qual cosa perdiversi luoghi piú de' vicini, chi su per li tetti e chi per una parte e chi per un'altra, corsono ed entrar nella casa; e i giovani similmente desti a questo romor si levarono.
[029]
E
Ruggieri
, il quale quivi vedendosi, quasi di sé per maraviglia uscito, né da qual parte fuggir si dovesse o potesse vedea, preso dierono nelle mani della famiglia del rettor della terra, la qual quivi già era al romor corsa; e davanti al rettor menatolo, per ciò che malvagissimo era da tutti tenuto, senza indugio messo al martorio confessò nella casa del prestatore essere per imbolare entrato; per che il rettore pensò di doverlo senza troppo indugio fare impiccar per la gola.
[030]
La novella fu la mattina per tutto
Salerno
che
Ruggieri
era stato preso ad imbolare in casa de'
prestatori
; il che la
donna
e la sua
fante
udendo, di tanta maraviglia e di sí nuova fur piene, che quasi eran vicine di far credere a se medesime che quello che fatto avevan la notte passata non l'avesser fatto ma avesser sognato di farlo: e oltre a questo del pericolo nel quale
Ruggieri
era la donna sentiva sí fatto dolore, che quasi n'era per impazzare.
[031]
Non guari appresso la mezza terza il
medico
, tornato da
Amalfi
domandò che la sua acqua gli fosse recata, per ciò che medicare voleva il suo infermo; e trovandosi la guastadetta vota, fece un gran romore che niuna cosa in casa sua durar poteva in istato.
[032]
La
donna
, che da altro dolore stimolata era, rispose adirata dicendo:
Che direste voi, maestro, d'una gran cosa, quando d'una guastadetta d'acqua versata fate sí gran romore? Non se ne truova egli piú al mondo?
[033]
A cui il maestro disse:
Donna, tu avvisi che quella fosse acqua chiara; non è cosí, anzi era un'acqua lavorata da far dormire
, e contolle per che cagion fatta l'avea.
[034]
Come la
donna
ebbe questo udito, cosí s'avisò che
Ruggieri
quella avesse beuta e per ciò loro fosse paruto morto, e disse:
Maestro, noi nol sapavamo, e per ciò rifatevi dell'altra
. Il maestro, veggendo che altro esser non poteva, fece far della nuova.
[035]
Poco appresso la
fante
, che per comandamento della
donna
era andata a saper quello che di
Ruggier
si dicesse, tornò e dissele:
Madonna, di
Ruggier
dice ogn'uom male, né, per quello che io abbia potuto sentire, amico né parente alcuno è che per aiutarlo levato si sia o si voglia levare; e credesi per fermo che domane lo straticò il farà impiccare.
[036]
E oltre a questo vi vo' dire una nuova cosa, che egli mi pare aver compreso come egli in casa de' prestator pervenisse: e udite come. Voi sapete bene il
legnaiulo
di rimpetto al quale era l'arca dove noi il mettemmo; egli era testé con uno, di cui mostra che quella arca fosse, alla maggior quistion del mondo, ché colui domandava i denari dell'arca sua e il maestro rispondeva che egli non aveva venduta l'arca, anzi gli era la notte stata imbolata.
[037]
Al quale colui diceva:
Non è cosí, anzi l'hai venduta alli due giovani
prestatori
, sí come essi stanotte mi dissero quando io in casa loro la vidi allora che fu preso
Ruggieri
.
A cui il
legnaiuolo
disse:
Essi mentono, per ciò che mai io non la vendei loro ma essi questa notte passata me l'avranno imbolata; andiamo a loro.
[038]
E sí se ne andarono di concordia a casa i
prestatori
, e io me ne son qui venuta; e, come voi potete vedere, io comprendo che in cotal guisa
Ruggieri
là dove trovato fu transportato fosse: ma come quivi si risuscitasse, non so vedere io.
[039]
La
donna
allora comprendendo ottimamente come il fatto stava, disse alla
fante
ciò che dal
medico
udito aveva e pregolla che allo scampo di
Ruggieri
dovesse dare aiuto, sí come colei che, volendo, a un'ora poteva
Ruggieri
scampare e servare l'onor di lei.
[040]
La
fante
disse:
Madonna, insegnatemi come, e io farò volentieri ogni cosa.
[041]
La
donna
, sí come colei alla quale strignevano i cintolini, con subito consiglio avendo avvisato ciò che da fare era, ordinatamente di quello la
fante
informò.
[042]
La quale primieramente se n'andò al
medico
e piagnendo gli 'ncominciò a dire:
Messere, a me conviene domandarvi perdono d'un gran fallo il quale verso di voi ho commesso.
[043]
Disse il maestro:
E di che?
[044]
E la
fante
, non restando di lagrimar, disse:
Messer, voi sapete che giovane
Ruggieri d'Aieroli
sia, al quale, piaccendogli io, tra per paura e per amor mi convenne uguanno divenire amica; e sappiendo egli iersera che voi non c'eravate, tanto mi lusingò, che io in casa vostra nella mia camera a dormir meco il menai, e avendo egli sete né io avendo ove piú tosto ricorrere o per acqua o per vino, non volendo che la vostra donna, la quale in sala era, mi vedesse, ricordandomi che nella vostra camera una guastadetta d'acqua aveva veduta, corsi per quella e sí gliele diedi bere e la guastada riposi donde levata l'aveva; di che io truovo che voi in casa un gran romor n'avete fatto.
[045]
E certo io confesso che io feci male; ma chi è colui che alcuna volta mal non faccia? Io ne son molto dolente d'averlo fatto; non pertanto, per questo e per quello che poi ne seguí,
Ruggieri
n'è per perdere la persona, per che io quanto piú posso vi priego che voi mi perdoniate e mi diate licenzia che io vada a aiutare, in quello che per me si potrà,
Ruggieri
.
[046]
Il
medico
udendo costei, con tutto che ira avesse, motteggiando rispose:
Tu te n'hai data la perdonanza tu stessa, per ciò che, dove tu credesti questa notte un giovane avere che molto bene il pilliccion ti scotesse, avesti un dormiglione; e per ciò va e procaccia la salute del tuo amante e per innanzi ti guarda di piú in casa non menarlo, ché io ti pagherei di questa volta e di quella.
[047]
Alla
fante
per la prima broccata parendo aver ben procacciato, quanto piú tosto poté se n'andò alla prigione dove
Ruggieri
era e tanto il prigionier lusingò che egli lasciò a
Ruggier
favellare; la quale, poi che informato l'ebbe di ciò che risponder dovesse allo stradicò, se scampar volesse, tanto fece che allo stradicò andò davanti.
[048]
Il quale, prima che ascoltare la volesse, per ciò che fresca e gagliarda era, volle una volta attaccar l'uncino alla cristianella di Dio, e ella, per essere meglio udita, non ne fu punto schifa; e dal macinio levatasi, disse:
Messere, voi avete qui
Ruggieri d'Aieroli
preso per ladro, e non è cosí il vero.
[049]
E cominciatasi dal capo gli contò la storia infin la fine, come ella, sua amica, in casa il
medico
menato l'avea e come gli avea data bere l'acqua adoppiata non conoscendola, e come per morto l'avea nell'arca messo; e appresso questo, ciò che tra 'l maestro
legnaiuolo
e
il signor della arca
aveva udito gli disse, per quello mostrandogli come in casa i
prestatori
fosse pervenuto
Ruggieri
.
[050]
Lo stradicò, veggendo che leggier cosa era a ritrovare se ciò fosse vero, prima il
medico
domandò se vero fosse dell'acqua, e trovò che cosí era stato: e appresso fatti richiedere il
legnaiuolo
e colui di cui stata era l'arca e'
prestatori
, dopo molte novelle trovò li prestatori la notte passata aver l'arca imbolata e in casa messalasi.
[051]
Ultimamente mandò per
Ruggieri
, e domandatolo dove la sera dinanzi albergato fosse, rispose che dove albergato si fosse non sapeva ma ben si ricordava che andato era a albergare con la
fante
del maestro
Mazzeo
, nella camera della quale aveva bevuta acqua per gran sete ch'avea, ma che poi di lui stato si fosse, se non quando in casa i prestatori destandosi s'era trovato in una arca, egli non sapea.
[052]
Lo stradicò, queste cose udendo e gran piacer pigliandone, e alla fante e a
Ruggieri
e al legnaiuolo e a' prestatori piú volte ridir le fece.
[053]
Alla fine, cognoscendo
Ruggieri
essere innocente, condannati i
prestatori
che imbolata avevan l'arca in diece once, liberò
Ruggieri
; il che quanto a lui fosse caro, niun ne domandi, e alla sua
donna
fu carissimo oltre misura. La qual poi con lui insieme e con la cara
fante
, che dare gli aveva voluto delle coltella, piú volte rise ed ebbe festa, il loro amore e il loro sollazzo sempre continuando di bene in meglio: il che vorrei che cosí a me avvenisse ma non d'esser messo nell'arca.