Novella Ottava
[Voice: lauretta]
[001]
Ferondo
, mangiata certa polvere, è sotterrato per morto; e dall'
abate
, che la
moglie
di lui si gode, tratto della sepoltura, è messo in prigione e fattogli credere che egli è in purgatoro; e poi risuscitato, per suo nutrica un figliuolo dello abate nella moglie di lui generato.
[002]
Venuta era la fine della lunga novella d'
Emilia
, non per ciò dispiaciuta ad alcuno per la sua lunghezza, ma da tutti tenuto che brievemente narrata fosse stata, avendo rispetto alla quantità e alla varietà de' casi in essa raccontati; per che la
reina
, alla
Lauretta
con un sol cenno mostrato il suo disio, le diè cagione di cosí cominciare:
[003]
Carissime donne, a me si para davanti a doversi far raccontare una verità che ha, troppo piú che di quello che ella fu, di menzogna sembianza, e quella nella mente m'ha ritornata l'avere udito un per un altro essere stato pianto e sepellito. Dico adunque come un vivo per morto sepellito fosse, e come poi per risuscitato, e non per vivo, egli stesso e molti altri lui credessero essere della sepoltura uscito, colui di ciò essendo per santo adorato che come colpevole ne dovea piú tosto essere condannato.
[004]
Fu adunque in
Toscana
una badia, e ancora è, posta, sí come noi ne veggiam molte, in luogo non troppo frequentato dagli uomini, nella quale fu fatto
abate
un monaco, il quale in ogni cosa era santissimo fuor che nell'opera delle femine; e questo sapeva sí cautamente fare che quasi niuno, non che il sapesse, ma né suspicava, per che santissimo e giusto era tenuto in ogni cosa.
[005]
Ora avvenne che, essendosi molto collo abate dimesticato un ricchissimo villano, il quale avea nome
Ferondo
, uomo materiale e grosso senza modo (né per altro la sua dimestichezza piaceva allo abate, se non per alcune recreazioni le quali talvolta pigliava delle sue simplicità), e in questa dimestichezza s'accorse l'abate
Ferondo
avere una bellissima
donna
per moglie, della quale esso sí ferventemente s'innamorò che ad altro non pensava né dí né notte.
[006]
Ma udendo che, quantunque
Ferondo
fosse in ogni altra cosa semplice e dissipito, in amare questa sua moglie e guardarla bene era savissimo, quasi se ne disperava. Ma pure, come molto avveduto, recò a tanto
Ferondo
, che egli insieme colla sua donna a prendere alcuno diporto nel giardino della badia venivano alcuna volta: e quivi con loro della beatitudine di vita etterna e di santissime opere di molti uomini e donne passate ragionava modestissimamente loro, tanto che alla
donna
venne disidero di confessarsi da lui e chiesene la licenzia da
Ferondo
ed ebbela.
[007]
Venuta adunque a confessarsi la
donna
allo
abate
, con grandissimo piacer di lui e a piè postaglisi a sedere, anzi che adire altro venisse, incominciò:
[008]
Messere, se Iddio m'avesse dato marito o non me lo avesse dato, forse mi sarebbe agevole co' vostri ammaestramenti d'entrare nel cammino che ragionato n'avete che mena altrui a vita etterna; ma io, considerato chi è
Ferondo
e la sua stultizia, mi posso dir vedova, e pur maritata sono, in quanto, vivendo esso, altro marito aver non posso; ed egli, cosí matto come egli è, senza alcuna cagione è sí fuori d'ogni misura geloso di me, che io, per questo, altro che in tribulazione e in mala ventura con lui viver non posso.
[009]
Per la qual cosa, prima che io ad altra confession venga, quanto piú posso umilmente vi priego che sopra questo vi piaccia darmi alcun consiglio, per ciò che, se quinci non comincia la cagione del mio ben potere adoperare, il confessarmi o altro bene fare poco mi gioverà.
[010]
Questo ragionamento con gran piacere toccò l'animo dello
abate
, e parvegli che la fortuna gli avesse al suo maggior disidero aperta la via, e disse:
Figliuola mia, io credo che gran noia sia ad una bella e dilicata donna, come voi siete, aver per marito un mentecatto, ma molto maggiore la credo essere l'avere un geloso; per che, avendo voi e l'uno e l'altro, agevolmente ciò che della vostra tribolazione dite vi credo.
[011]
Ma a questo, brievemente parlando, niuno né consiglio né rimedio veggo fuor che uno, il quale è che
Ferondo
di questa gelosia si guarisca. La medicina da guarirlo so io troppo ben fare, purché a voi dea il cuore di segreto temere ciò che io vi ragionerò.
[012]
La
donna
disse:
Padre mio, di ciò non dubitate, per ciò che io mi lascierei innanzi morire che io cosa dicessi ad altrui che voi mi diceste che io non dicessi; ma come si potrà far questo?
[013]
Rispose l'
abate
:
Se noi vogliamo che egli guarisca, di necessità convien che egli vada in Purgatorio.
[014]
E come,
disse la
donna
vi potrà egli andare vivendo?
[015]
Disse l'
abate
:
Egli convien ch'e' muoia, e cosí v'andrà; e quando tanta pena avrà sofferta che egli di questa sua gelosia sarà gastigato, noi con certe orazioni pregheremo Idio che in questa vita il ritorni, ed egli il farà.
[016]
Adunque,
disse la
donna
debbo io rimaner vedova?
[017]
Sí,
rispose l'
abate
per un certo tempo, nel quale vi converrà molto ben guardare che voi ad altrui non vi lasciate rimaritare, per ciò che Idio l'avrebbe per male, e, tornandoci
Ferondo
, vi converrebbe a lui tornare, e sarebbe piú geloso che mai.
[018]
La
donna
disse:
Pur che egli di questa mala ventura guarisca, che egli non mi convenga sempre stare in prigione, io son contenta; fate come vi piace.
[019]
Disse allora l'
abate
:
E io il farò; ma che guiderdon debbo io aver da voi di cosí fatto servigio?
[020]
Padre mio,
disse la
donna
ciò che vi piace, purché io possa; ma che puote una mia pari, che ad un cosí fatto uomo, come voi siete, sia convenevole?
[021]
A cui l'
abate
disse:
Madonna, voi potete non meno adoperar per me che sia quello che io mi metto a far per voi; per ciò che, sí come io mi dispongo a far quello che vostro bene e vostra consolazion dee essere, cosí voi potete far quello che fia salute e scampo della vita mia.
[022]
Disse allora la
donna
:
Se cosí è, io sono apparecchiata.
[023]
Adunque,
disse l'
abate
mi donerete voi il vostro amore e faretemi contento di voi, per la quale io ardo tutto e mi consumo.
[024]
La
donna
, udendo questo, tutta sbigottita rispose:
Oimè, padre mio, che è ciò che voi domandate? Io mi credeva che voi foste un santo: or conviensi egli a' santi uomini di richieder le donne, che a lor vanno per consiglio, di cosí fatte cose?
[025]
A cui l'
abate
disse:
Anima mia bella, non vi maravigliate, ché per questo la santità non diventa minore, per ciò che ella dimora nell'anima e quello che io vi domando è peccato del corpo. Ma, che che si sia, tanta forza ha avuta la vostra vaga bellezza, che amore mi costrigne a cosí fare; e dicovi che voi della vostra bellezza piú che altra donna gloriar vi potete, pensando che ella piaccia a' santi, che sono usi di vedere quelle del cielo.
[026]
E oltre a questo, come che io sia abate, io sono uomo come gli altri, e, come voi vedete, io non sono ancor vecchio. E non vi dee questo esser grave a dover fare, anzi il dovete disiderare, per ciò che, mentre che
Ferondo
starà in purgatoro, io vi darò, faccendovi la notte compagnia, quella consolazion che vi dovrebbe dare egli; né mai di questo persona niuna s'accorgerà, credendo ciascun di me quello, e piú, che voi poco avante ne credevate.
[027]
Non rifiutate la grazia che Idio vi manda, ché assai sono di quelle che quello disiderano che voi potete avere, e avrete, se savia crederete al mio consiglio. Oltre a questo, io ho di belli gioielli e di cari, li quali io non intendo che d'altra persona sieno che vostri. Fate adunque, dolce speranza mia, per me quello che io fo per voi volentieri.
[028]
La
donna
teneva il viso basso, né sapeva come negarlo, e il concedergliele non le pareva far bene: per che l'
abate
, veggendola averlo ascoltato e dare indugio alla risposta, parendo gliele avere già mezza convertita, con molte altre parole alle prime continuandosi, avanti che egli ristesse l'ebbe nel capo messo che questo fosse ben fatto; per che essa vergognosamente disse sé essere apparecchiata ad ogni suo comando, ma prima non potere che
Ferondo
andato fosse in Purgatoro.
[029]
A cui l'
abate
contentissimo disse:
E noi faremo che egli v'andrà incontanente; farete pure che domane o l'altro dí egli qua con meco se ne venga a dimorare;
e detto questo, postole celatamente in mano un bellissimo anello, la licenziò. La
donna
lieta del dono e attendendo d'aver degli altri, alle compagne tornata, maravigliose cose cominciò a raccontare della santità dello abate e con loro a casa se ne tornò.
[030]
Ivi a pochi dí
Ferondo
se n'andò alla badia, il quale come l'
abate
vide, cosí s'avvisò di mandarlo in Purgatoro.
[031]
E ritrovata una polvere di maravigliosa virtú, la quale nelle parti di Levante avuta avea da un gran principe, il quale affermava quella solersi usare per lo
Veglio della Montagna
, quando alcun voleva dormendo mandare nel suo Paradiso o trarlone, e che ella, piú e men data, senza alcuna lesione faceva per sí fatta maniera piú e men dormire colui che la prendeva, che, mentre la sua vertú durava, non avrebbe mai detto colui in sé aver vita; e di questa tanta presane che a fare dormir tre giorni sufficiente fosse, e in un bicchier di vino non ben chiaro, ancora nella sua cella, senza avvedersene
Ferondo
, gliele diè bere: e lui appresso menò nel chiostro, e con piú altri de' suoi monaci di lui cominciarono e delle sue sciocchezze a pigliar diletto.
[032]
Il quale non durò guari che, lavorando la polvere, a costui venne un sonno subito e fiero nella testa, tale che stando ancora in piè s'addormentò e addormentato cadde.
[033]
L'
abate
mostrando di turbarsi dell'accidente, fattolo scignere e fatta recare acqua fredda e gittargliele nel viso e molti suoi altri argomenti fatti fare, quasi da alcuna fumosità di stomaco o d'altro che occupato l'avesse gli volesse la smarrita vita e 'l sentimento rivocare, veggendo l'
abate
e' monaci che per tutto questo egli non si risentiva, toccandogli il polso e niun sentimento trovandogli, tutti per constante ebbero ch'e' fosse morto: per che, mandatolo a dire alla moglie e a' parenti di lui, tutti quivi prestamente vennero; e avendolo la moglie con le sue parenti alquanto pianto, cosí vestito come era il fece l'abate mettere in uno avello.
[034]
La
donna
si tornò a casa, e da un piccol fanciullin che di lui aveva disse che non intendeva partirsi giammai; e cosí, rimasasi nella casa, il figliuolo e la ricchezza, che stata era di
Ferondo
, cominciò a governare.
[035]
L'
abate
con un
monaco
bolognese, di cui egli molto si confidava e che quel dí quivi da
Bologna
era venuto, levatosi la notte tacitamente,
Ferondo
trassero della sepoltura, e lui in una tomba, nella quale alcun lume non si vedea e che per prigione de' monaci che fallissero era stata fatta, nel portarono; e trattigli i suoi vestimenti e a guisa di monaco vestitolo, sopra un fascio di paglia il posero e lasciaronlo stare tanto ch'egli si risentisse. In questo mezzo il monaco bolognese, dallo abate informato di quello che avesse a fare, senza saperne alcuna altra persona niuna cosa, cominciò ad attender che
Ferondo
si risentisse.
[036]
L'
abate
il dí seguente con alcun de' suoi monaci per modo di visitazion se n'andò a casa della donna, la quale di nero vestita e tribolata trovò: e confortatala alquanto, pianamente la richiese della promessa. La
donna
, veggendosi libera e senza lo 'mpaccio di
Ferondo
o d'altrui, avendogli veduto in dito un altro bello anello, disse che era apparecchiata; e con lui compose che la seguente notte v'andasse.
[037]
Per che, venuta la notte, l'
abate
, travestito de' panni di
Ferondo
e dal suo
monaco
accompagnato, v'andò e con lei infino al matutino con grandissimo diletto e piacere si giacque, e poi si ritornò alla badia, quel camino per cosí fatto servigio faccendo assai sovente; e da alcuni e nello andare e nel tornare alcuna volta essendo scontrato, fu creduto che fosse
Ferondo
che andasse per quella contrada penitenza faccendo; e poi molte novelle tra la gente grossa della villa contatone, e alla moglie ancora, che ben sapeva ciò che era, piú volte fu detto.
[038]
Il
monaco
bolognese, risentito
Ferondo
e quivi trovandosi senza saper dove si fosse, entrato dentro con una voce orribile, con certe verghe in mano, presolo, gli diede una gran battitura.
[039]
Ferondo
, piangendo e gridando, non faceva altro che domandare:
Dove sono io?
[040]
A cui il
monaco
rispose:
Tu se' in Purgatoro.
[041]
Come?
disse
Ferondo
dunque sono io morto?
[042]
Disse il
monaco
:
Mai sí;
per che
Ferondo
sé stesso e la sua
donna
e 'l suo figliuolo cominciò a piagnere, le piú nuove cose del mondo dicendo.
[043]
Al quale il
monaco
portò alquanto da mangiare e da bere. Il che veggendo
Ferondo
, disse:
O mangiano i morti?
[044]
Disse il
monaco
:
Sí; e questo che io ti reco è ciò che la donna, che fu tua, mandò stamane alla chiesa a far dir messe per l'anima tua, il che Domenedio vuole che qui rappresentato ti sia.
[045]
Disse allora
Ferondo
:
Domine, dalle il buono anno. Io le voleva ben gran bene anzi che io morissi, tanto che io me la teneva tutta notte in braccio e non faceva altro che baciarla e anche faceva altro quando voglia me ne veniva.
[046]
E poi, gran voglia avendone, cominciò a mangiare e a bere; e non parendogli il vino troppo buono, disse:
Domine, falla trista, ché ella non diede al prete del vino della botte di lungo il muro.
[047]
Ma poi che mangiato ebbe, il
monaco
da capo il riprese e con quelle medesime verghe gli diede una gran battitura. A cui
Ferondo
, avendo gridato assai, disse:
Deh. questo perché mi fai tu?
[048]
Disse il
monaco
:
Per ciò che cosí ha comandato Domenedio che ogni dí due volte ti sia fatto.
[049]
E per che cagione?
disse
Ferondo
.
[050]
Disse il
monaco
:
Perché tu fosti geloso, avendo la miglior donna che fosse nelle tue contrade per moglie.
[051]
Ohimè,
disse
Ferondo
tu di' vero, e la piú dolce: ella era piú melata che 'l confetto, ma io non sapeva che Domenedio avesse per male che l'uomo fosse geloso, ché io non sarei stato.
[052]
Disse il
monaco
:
Di questo ti dovevi tu avvedere mentre eri di là, e ammendartene; e se egli avviene che tu mai vi torni, fa che tu abbi sí a mente quello che io fo ora, che tu non sii mai piú geloso.
[053]
Disse
Ferondo
:
O ritornavi mai chi muore?
[054]
Disse il
monaco
:
Sí, chi Dio vuole.
[055]
Oh,
disse
Ferondo
se io vi torno mai, io sarò il miglior marito del mondo; mai non la batterò, mai non le dirò villania, se non del vino che ella ci ha mandato stamane, e anche non ci ha mandato candela niuna, e èmmi convenuto mangiare al buio.
[056]
Disse il
monaco
:
Sí fece bene, ma elle arsero alle messe.
[057]
Oh,
disse
Ferondo
tu dirai vero; e per certo se io vi torno, io la lascerò fare ciò che ella vorrà. Ma dimmi chi se' tu che questo mi fai?
[058]
Disse il
monaco
:
Io sono anche morto, e fui di
Sardigna
, e perché io lodai già molto a un mio signore l'esser geloso, sono stato dannato da Dio a questa pena, che io ti debba dare mangiare e bere e queste battiture, infino a tanto che Idio dilibererà altro di te e di me.
[059]
Disse
Ferondo
:
Non c'è egli piú persona che noi due?
[060]
Disse il
monaco
:
Sí, a migliaia, ma tu non gli puoi né vedere né udire, se non come essi te.
[061]
Disse allora
Ferondo
:
O quanto siam noi di lungi dalle nostre contrade?
[062]
Ohioh!
disse il
monaco
sèvi di lungi delle miglia piú di be' la cacheremo.
[063]
Gnaffe! cotesto è bene assai;
disse
Ferondo
e per quel che mi paia, noi dovremmo essere fuor del mondo, tanta ci ha.
[064]
Ora in cosí fatti ragionamenti e in simili, con mangiare e con battiture, fu tenuto
Ferondo
da dieci mesi in fra li quali assai sovente l'
abate
bene avventurosamente visitò la bella
donna
e con lei si diede il piú bel tempo del mondo. Ma, come avvengono le sventure, la donna ingravidò, e prestamente accortasene, il disse all'abate; per che ad amenduni parve che senza indugio
Ferondo
fosse da dovere essere di Purgatorio rivocato a vita e che a lei si tornasse, ed ella di lui dicesse che gravida fosse.
[065]
L'
abate
adunque la seguente notte fece con una voce contraffatta chiamar
Ferondo
nella prigione, e dirgli:
Ferondo
, confortati, ché a Dio piace che tu torni al mondo; dove tornato, tu avrai un figliuolo della tua donna, il quale farai che tu nomini
Benedetto
, per ciò che per gli prieghi del tuo santo abate e della tua donna e per amor di san Benedetto ti fa questa grazia.
[066]
Ferondo
, udendo questo, fu forte lieto e disse:
Ben mi piace. Dio gli dea il buono anno a messer Domenedio e allo abate e a san Benedetto e alla moglie mia caciata, melata, dolciata.
[067]
L'
abate
, fattogli dare nel vino che egli gli mandava di quella polvere tanta che forse quattro ora il facesse dormire, rimessigli i panni suoi, insieme col
monaco
suo tacitamente il tornarono nello avello nel quale era stato sepellito.
[068]
La mattina in sul far del giorno
Ferondo
si risentí e vide per alcuno pertugio dello avello lume, il quale egli veduto non avea ben dieci mesi: per che, parendogli esser vivo, cominciò a gridare:
Apritemi, apritemi!
ed egli stesso a pontar col capo nel coperchio dello avello sí forte, che ismossolo, per ciò che poca ismovitura avea, lo 'ncominciava a mandar via; quando i monaci, che detto avean matutino, corson colà e conobbero la voce di
Ferondo
e viderlo già del monimento uscir fuori; di che, spaventati tutti per la novità del fatto, cominciarono a fuggire e allo abate n'andarono.
[069]
Il quale, sembianti faccendo di levarsi d'orazione, disse:
Figliuoli, non abbiate paura, prendete la croce e l'acqua santa e appresso di me venite, e veggiamo ciò che la potenzia di Dio ne vuol mostrare;
e cosí fece.
[070]
Era
Ferondo
tutto pallido, come colui che tanto tempo era stato senza vedere il cielo, fuor dello avello uscito; il quale, come vide l'
abate
, cosí gli corse a' piedi e disse:
Padre mio, le vostre orazioni, secondo che revelato mi fu, e quelle di san Benedetto e della mia donna, m'hanno delle pene del Purgatoro tratto e tornato in vita, di che io priego Iddio che vi dea il buono anno e le buone calendi, oggi e tuttavia.
[071]
L'
abate
disse:
Lodata sia la potenza di Dio. Va dunque, figliuolo, poscia che Iddio t'ha qui rimandato, e consola la tua donna, la qual sempre, poi che tu di questa vita passasti, è stata in lagrime, e sii da quinci innanzi amico e servidore di Dio.
[072]
Disse
Ferondo
:
Messere, egli m'è ben detto cosí; lasciate far pur me, ché come io la troverò, cosí la bascerò, tanto ben le voglio.
[073]
L'
abate
rimaso co' monaci suoi, mostrò d'avere di questa cosa una grande ammirazione, e fecene divotamente cantare il
Miserere
.
Ferondo
tornò nella sua villa, dove chiunque il vedeva fuggiva, come far si suole delle orribili cose, ma egli, richiamandogli, affermava sé essere risuscitato. La moglie similmente aveva di lui paura.
[074]
Ma poi che la gente alquanto si fu rassicurata con lui e videro che egli era vivo, domandandolo di molte cose, quasi savio ritornato, a tutti rispondeva e diceva loro novelle dell'anime de' parenti loro, e faceva da sé medesimo le piú belle favole del mondo de' fatti del Purgatoro, e in pien popolo raccontò la revelazione statagli fatta per la bocca del
Ragnolo Braghiello
avanti che risuscitasse.
[075]
Per la qual cosa in casa con la moglie tornatosi e in possessione rientrato de' suoi beni, la 'ngravidò al suo parere, e per ventura venne che a convenevole tempo, secondo l'oppinion degli sciocchi che credono la femina nove mesi appunto portare i figliuoli, la
donna
partorí un figliuol maschio, il qual fu chiamato
Benedetto Ferondi
.
[076]
La tornata di
Ferondo
e le sue parole, credendo quasi ogn'uomo che risuscitato fosse, acrebbero senza fine la fama della santità dello abate. E
Ferondo
, che per la sua gelosia molte battiture ricevute avea, sí come di quella guerito, secondo la promessa dello abate fatta alla
donna
, piú geloso non fu per innanzi: di che la
donna
contenta, onestamente, come soleva, con lui si visse, sí veramente che, quando acconciamente poteva, volentieri col santo
abate
si ritrovava, il quale bene e diligentemente ne' suoi maggior bisogni servita l'avea.