Novella Terza
[Voice: pampinea]
[001]
Tre giovani male il loro avere spendono, impoveriscono; de' quali un
nepote
con uno
abate
accontatosi, tornandosi a casa per disperato, lui truova essere la figliuola del re d'Inghilterra, la quale lui per marito prende e de' suoi zii ogni danno ristora, tornandogli in buono stato.
[002]
Furono con ammirazione ascoltati i casi di
Rinaldo d'Asti
dalle donne e da' giovani e la sua divozion commendata e Idio e
san Giuliano
ringraziati che al suo bisogno maggiore gli avevano prestato soccorso; né fu per ciò, quantunque cotal mezzo di nascoso si dicesse, la donna reputata sciocca che saputo aveva pigliare il bene che Idio a casa l'aveva mandato.
[003]
E mentre che della buona notte che colei ebbe soghignando si ragionava,
Pampinea
, che sé allato allato a
Filostrato
vedea, avvisando, sí come avvenne, che a lei la volta dovesse toccare, in se stessa recatasi quel che dovesse dire cominciò a pensare; e, dopo il comandamento della
reina
, non meno ardita che lieta cosí cominciò a parlare:
[004]
Valorose donne, quanto piú si parla de' fatti della fortuna, tanto piú, a chi vuole le sue cose ben riguardare, ne resta a poter dire: e di ciò niuno dee aver maraviglia, se discretamente pensa che tutte le cose, le quali noi scioccamente nostre chiamiamo, sieno nelle sue mani, e per conseguente da lei, secondo il suo occulto giudicio, senza alcuna posa d'uno in altro e d'altro in uno successivamente, senza alcuno conosciuto ordine da noi, esser da lei permutate.
[005]
Il che, quantunque con piena fede in ogni cosa e tutto il giorno si mostri e ancora in alcune novelle di sopra mostrato sia, nondimeno, piacendo alla nostra reina che sopra ciò si favelli, forse non senza utilità degli ascoltanti aggiugnerò alle dette una mia novella, la quale avviso dovrà piacere.
[006]
Fu già nella
nostra città
un cavaliere il cui nome fu
messer Tebaldo
, il quale, secondo che alcuni vogliono, fu de'
Lamberti
, e altri affermano lui essere stato degli
Agolanti
, forse piú dal mestier de' figliuoli di lui poscia fatto, conforme a quello che sempre gli Agolanti hanno fatto e fanno, prendendo argomento che da altro.
[007]
Ma lasciando stare di quale delle due case si fosse, dico che esso fu ne' suoi tempi ricchissimo cavaliere, e ebbe tre figliuoli, de' quali il primo ebbe nome
Lamberto
, il secondo
Tedaldo
e il terzo
Agolante
, già belli e leggiadri giovani, quantunque il maggiore a diciotto anni non aggiugnesse, quando esso
messer Tebaldo
ricchissimo venne a morte e loro, sí come a legittimi suoi eredi, ogni suo bene e mobile e stabile lasciò.
[008]
Li quali, veggendosi rimasi ricchissimi e di contanti e di possessioni, senza alcuno altro governo che del loro medesimo piacere, senza alcuno freno o ritegno cominciarono a spendere, tenendo grandissima famiglia e molti e buoni cavalli e cani e uccelli e continuamente corte, donando e armeggiando e faccendo ciò non solamente che a gentili uomini s'appartiene ma ancor quello che nello appetito loro giovenile cadeva divoler fare.
[009]
Né lungamente fecero cotal vita, che il tesoro lasciato loro dal padre venne meno; e non bastando alle cominciate spese solamente le loro rendite, cominciarono a impegnare e a vendere le possessioni: e oggi l'una e doman l'altra vendendo, appena s'avvidero che quasi al niente venuti furono e aperse loro gli occhi la povertà, li quali la ricchezza aveva tenuti chiusi.
[010]
Per la qual cosa
Lamberto
, chiamati un giorno gli altri due, disse loro qual fosse l'orrevolezza del padre stata e quanta la loro e quale la loro ricchezza e chente la povertà nella quale per lo disordinato loro spendere eran venuti; e come seppe il meglio, avanti che piú della loro miseria apparisse, gli confortò con lui insieme a vendere quel poco che rimaso era loro e andarsene via: e cosí fecero.
[011]
E senza commiato chiedere o fare alcuna pompa di
Firenze
usciti, non si ritennero sí furono in
Inghilterra
; e quivi, presa in
Londra
una casetta, faccendo sottilissime spese, agramente cominciarono a prestare a usura; e sí fu in questo loro favorevole la fortuna, che in pochi anni grandissima quantità di denari avanzarono.
[012]
Per la qual cosa con quelli, successivamente or l'uno or l'altro a
Firenze
tornandosi, gran parte delle loro possessioni ricomperarono e molte dell'altre comperar sopra quelle, e presero moglie; e continuamente in
Inghilterra
prestando, a attendere a' fatti loro un giovane lor nepote, che avea nome
Alessandro
, mandarono, e essi tutti e tre a
Firenze
, avendo dimenticato a qual partito gli avesse lo sconcio spendere altra volta recati, non obstante che in famiglia tutti venuti fossero, piú che mai strabocchevolmente spendeano e erano sommamente creduti da ogni mercatante, e d'ogni gran quantità di danari.
[013]
Le quali spese alquanti anni aiutò lor sostenere la moneta da
Alessandro
lor mandata, il quale messo s'era in prestare a baroni sopra castella e altre loro entrate, le quali di gran vantaggio bene gli rispondeano.
[014]
E mentre cosí i tre fratelli largamente spendeano e mancando denari accattavano, avendo sempre la speranza ferma in
Inghilterra
, avvenne che, contra l'oppinion d'ogni uomo, nacque in
Inghilterra
una guerra tra il re e un suo figliuolo, per la quale tutta l'isola si divise, e chi tenea con l'uno e chi con l'altro; per la qual cosa furono tutte le castella de' baroni tolte a
Alessandro
, né alcuna altra rendita era che di niente gli rispondesse.
[015]
E sperandosi che di giorno in giorno tra 'l figliuolo e 'l padre dovesse esser pace, e per conseguente ogni cosa restituita a
Alessandro
, e merito e capitale,
Alessandro
dell'isola non si partiva, e i tre fratelli che in
Firenze
erano in niuna cosa le loro spese grandissime limitavano, ogni giorno piú accattando.
[016]
Ma poi che in piú anni niuno effetto seguir si vide alla speranza avuta, li tre fratelli non solamente la credenza perderono ma, volendo coloro che aver doveano esser pagati, furono subitamente presi; e non bastando al pagamento le lor possessioni, per lo rimanente rimasono in prigione, e le lor donne e i figliuoli piccioletti qual se ne andò in contado e qual qua e qual là assai poveramente in arnese, piú non sappiendo che aspettar si dovessono se non misera vita sempre.
[017]
Alessandro
, il quale in
Inghilterra
la pace piú anni aspettata avea, veggendo che ella non venia e parendogli quivi non meno in dubbio della vita sua che invano dimorare, diliberato di tornarsi in
Italia
, tutto soletto si mise in cammino. E per ventura di
Bruggia
uscendo, vide n'usciva similmente uno
abate
bianco con molti monaci accompagnato e con molta famiglia e con gran salmeria avanti; al quale appresso venieno due cavalieri antichi e parenti del re, co' quali, sí come con conoscenti,
Alessandro
accontatosi, da loro in compagnia fu volentieri ricevuto.
[018]
Camminando adunque
Alessandro
con costoro, dolcemente gli domandò chi fossero i monaci che con tanta famiglia cavalcavano avanti e dove andassono.
[019]
Al quale l'
uno de' cavalieri
rispose:
Questi che avanti cavalca è un giovinetto nostro parente, nuovamente eletto
abate
d'una delle maggiori badie d'
Inghilterra
; e per ciò che egli è piú giovane che per le leggi non è conceduto a sí fatta dignità, andiam noi con essolui a
Roma
a impetrare dal Santo Padre che nel difetto della troppo giovane età dispensi con lui, e appresso nella dignità il confermi; ma ciò non si vuol con altrui ragionare
.
[020]
Camminando adunque il novello
abate
ora avanti e ora appresso alla sua famiglia, sí come noi tutto il giorno veggiamo per cammino avvenir de' signori, gli venne nel cammino presso di sé veduto
Alessandro
, il quale era giovane assai, di persona e di viso bellissimo, e, quanto alcuno altro esser potesse, costumato e piacevole e di bella maniera; il quale maravigliosamente nella prima vista gli piacque quanto mai alcuna altra cosa gli fosse piaciuta; e chiamatolo a sé, con lui cominciò piacevolmente a ragionare e domandare chi fosse, donde venisse e dove andasse.
[021]
Al quale
Alessandro
ogni suo stato liberamente aperse e sodisfece alla sua domanda, e sé a ogni suo servigio, quantunque poco potesse, offerse.
[022]
L'abate, udendo il suo ragionare bello e ordinato e piú partitamente i suoi costumi considerando, e lui seco estimando, come che il suo mestiere fosse stato servile, esser gentile uomo, piú del piacere di lui s'accese; e già pieno di compassion divenuto delle sue sciagure, assai familiarmente il confortò e gli disse che a buona speranza stesse, per ciò che, se valente uom fosse, ancora Idio il riporrebbe là onde la fortuna l'aveva gittato e piú a alto: e pregollo che, poi verso
Toscana
andava, gli piacesse d'essere in sua compagnia, con ciò fosse cosa che esso là similmente andasse.
[023]
Alessandro
gli rendé grazie del conforto e sé a ogni suo comandamento disse esser presto.
[024]
Camminando adunque l'
abate
, al quale nuove cose si volgean per lo petto del veduto
Alessandro
, avvenne che dopo piú giorni essi pervennero a una villa la quale non era troppo riccamente fornita d'alberghi. E volendo quivi l'abate albergare,
Alessandro
in casa d'uno oste, il quale assai suo dimestico era, il fece smontare, e fecegli la sua camera fare nel meno disagiato luogo della casa. E quasi già divenuto un siniscalco dell'abate, sí come colui che molto era pratico, come il meglio si poté per la villa allogata tutta la sua famiglia, chi qua e chi là, avendo l'abate cenato e già essendo buona pezza di notte e ogni uomo andato a dormire,
Alessandro
domandò l'oste là dove esso potesse dormire.
[025]
Al quale l'
oste
rispose:
In verità io non so: tu vedi che ogni cosa è pieno e puoi veder me e la mia famiglia dormire su per le panche; tuttavia nella camera dell'
abate
sono certi granai a' quali io ti posso menare e porovvi suso alcun letticello, e quivi, se ti piace, come meglio puoi questa notte ti giaci
.
[026]
A cui
Alessandro
disse:
Come andrò io nella camera dell'
abate
, che sai che è piccola e per istrettezza non v'è potuto giacere alcuno de' suoi monaci? Se io mi fossi di ciò accorto quando le cortine si tesero, io avrei fatto dormire sopra i granai i monaci suoi, e io mi sarei stato dove i monaci dormono
.
[027]
Al quale l'
oste
disse:
L'opera sta pur cosí, e tu puoi, se tu vuogli, quivi stare il meglio del mondo. L'
abate
dorme e se' cortine son dinanzi: io vi ti porrò chetamente una coltricetta, e dormiviti
.
[028]
Alessandro
, veggendo che questo si poteva fare senza dare alcuna noia all'
abate
, vi s'accordò, e quanto piú chetamente poté vi s'acconciò. L'abate, il quale non dormiva anzi alli suoi nuovi disii fieramente pensava, udiva ciò che l'
oste
e
Alessandro
parlavano e similmente avea sentito dove
Alessandro
s'era a giacer messo; per che, seco stesso forte contento, cominciò a dire:
Idio ha mandato tempo a' miei disiri: se io nol prendo, per avventura simile a pezza non mi tornerà
.
[029]
E diliberatosi del tutto di prenderlo, parendogli ogni cosa cheta per l'albergo, con sommessa voce chiamò
Alessandro
e gli disse che appresso lui si coricasse: il quale, dopo molte disdette spogliatosi, vi si coricò.
[030]
L'
abate
, postagli la mano sopra il petto, lo 'ncominciò a toccare non altramenti che sogliano fare le vaghe giovani i loro amanti: di che
Alessandro
si maravigliò forte e dubitò non forse l'abate, da disonesto amor preso, si movesse a cosí fattamente toccarlo.
[031]
La qual dubitazione, o per presunzione o per alcuno atto che
Alessandro
facesse, subitamente l'abate conobbe e sorrise; e prestamente di dosso una camiscia, ch'avea, cacciatasi, presa la mano d'
Alessandro
, e quella sopra il petto si pose dicendo:
Alessandro
, caccia via il tuo sciocco pensiero, e, cercando qui, conosci quello che io nascondo
.
[032]
Alessandro
, posta la mano sopra il petto dell'abate, trovò due poppelline tonde e sode e dilicate, non altramenti che se d'avorio fossono state; le quali egli trovate e conosciuto tantosto costei esser femina, senza altro invito aspettare prestamente abbracciatala la voleva basciare: quando ella gli disse:
[033]
Avanti che tu piú mi t'avicini, attendi quello che io ti voglio dire. Come tu puoi conoscere, io son femina e non uomo; e pulcella partitami da casa mia, al Papa andava che mi maritasse: o tua ventura o mia sciagura che sia, come l'altro dí ti vidi, sí di te m'accese Amore, che donna non fu mai che tanto amasse uomo. E per questo io ho diliberato di volere te avanti che alcuno altro per marito: dove tu me per moglie non vogli, tantosto di qui ti diparti e nel tuo luogo ritorna
.
[034]
Alessandro
, quantunque non la conoscesse, avendo riguardo alla compagnia che ella avea, lei stimò dovere essere nobile e ricca, e bellissima la vedea: per che senza troppo lungo pensiero rispose che, se questo a lei piacea, a lui era molto a grado.
[035]
Essa allora levatasi a sedere in su il letto davanti a una tavoletta dove Nostro Signore era effigiato postogli in mano uno anello, gli si fece sposare; e appresso insieme abbracciatisi, con gran piacer di ciascuna delle parti quanto di quella notte restava si sollazzarono.
[036]
E preso tra loro modo e ordine alli lor fatti, come il giorno venne,
Alessandro
levatosi e per quindi della camera uscendo donde era entrato, senza sapere alcuno dove la notte dormito si fosse, lieto oltre misura con l'abate e con sua compagnia rientrò in cammino; e dopo molte giornate pervennero a
Roma
.
[037]
E quivi, poi che alcun dí dimorati furono, l'
abate
con li due cavalieri e con
Alessandro
senza piú entrarono al Papa; e fatta la debita reverenza cosí cominciò l'abate a favellare:
Santo Padre, sí come voi meglio che alcuno altro dovete sapere, ciascun che bene e onestamente vuol vivere dee, in quanto può, fuggire ogni cagione la quale a altramenti fare il potesse conducere; il che acciò che io, che onestamente viver disidero, potessi compiutamente fare, nell'abito nel qual mi vedete fuggita segretamente con grandissima parte de' tesori del re d'
Inghilterra
mio padre (il quale al re di
Scozia
vecchissimo signore, essendo io giovane come voi mi vedete, mi voleva per moglie dare), per qui venire, acciò che la vostra Santità mi maritasse, mi misi in via.
[038]
Né mi fece tanto la vecchiezza del re di
Scozia
fuggire, quanto la paura di non fare per la fragilità della mia giovanezza, se a lui maritata fossi, cosa che fosse contra le divine leggi e contra l'onore del real sangue del padre mio.
[039]
E cosí disposta venendo, Idio, il quale solo ottimamente conosce ciò che fa mestiere a ciascuno, credo per la sua misericordia colui che a Lui piacea che mio marito fosse mi pose avanti agli occhi: e quel fu questo giovane
e mostrò
Alessandro
il quale voi qui appresso di me vedete, li cui costumi e il cui valore son degni di qualunque gran donna, quantunque forse la nobiltà del suo sangue non sia cosí chiara come è la reale.
[040]
Lui ho adunque preso e lui voglio, né mai alcuno altro n'avrò, che che se ne debba parere al padre mio o a altrui; per che la principal cagione per la quale mi mossi è tolta via, ma piacquemi di fornire il mio cammino sí per visitare li santi luoghi e reverendi, de' quali questa città è piena, e la vostra Santità, e sí acciò che per voi il contratto matrimonio tra
Alessandro
e me solamente nella presenza di Dio io facessi aperto nella vostra e per conseguente degli altri uomini.
[041]
Per che umilmente vi priego che quello che a Dio e a me è piaciuto sia a grado a voi, e la vostra benedizion ne doniate, acciò che con quella, sí come con piú certezza del piacere di Colui del quale voi siete vicario, noi possiamo insieme all'onore di Dio e del vostro vivere e ultimamente morire
.
[042]
Maravigliossi
Alessandro
, udendo la
moglie
esser figliuola del re d'
Inghilterra
e di mirabile allegrezza occulta fu ripieno: ma piú si maravigliarono li due cavalieri e sí si turbarono, che, se in altra parte che davanti al Papa stati fossero, avrebbono a
Alessandro
e forse alla donna fatta villania.
[043]
D'altra parte il Papa si maravigliò assai e dello abito della donna e della sua elezione: ma conoscendo che indietro tornare non si potea, la volle del suo priego sodisfare. E primieramente racconsolati i cavalieri li quali turbati conoscea e in buona pace con la donna e con
Alessandro
rimessigli, diede ordine a quello che da far fosse.
[044]
E il giorno posto da lui essendo venuto, davanti a tutti i cardinali e dimolti altri gran valenti uomini, li quali invitati a una grandissima festa da lui apparecchiata eran venuti, fece venire la donna realmente vestita, la quale tanto bella e sí piacevol parea che meritamente da tutti era commendata, e simigliantemente
Alessandro
splendidamente vestito, in apparenza e in costumi non miga giovane che a usura avesse prestato ma piú tosto reale, e da' due cavalieri molto onorato; e quivi da capo fece solennemente le sponsalizie celebrare, e appresso, le nozze belle e magnifiche fatte, con la sua benedizione gli licenziò.
[045]
Piacque a
Alessandro
e similmente alla
donna
, di
Roma
partendosi, di venire a
Firenze
, dove già la fama aveva la novella recata; e quivi da' cittadini con sommo onore ricevuti, fece la donna li tre fratelli liberare, avendo prima fatto ogn'uom pagare, e loro e le lor donne rimise nelle loro possessioni. Per la qual cosa con buona grazie di tutti
Alessandro
con la sua donna, menandone seco
Agolante
, si partí di
Firenze
, e a
Parigi
venuti onorevolmente dal re ricevuti furono.
[046]
Quindi andarono i due cavalieri in
Inghilterra
e tantocol re adoperarono, che egli le rendé la grazia sua e con grandissima festa lei e 'l suo genero ricevette; il quale egli poco appresso con grandissimo onore fé cavaliere e donogli la
contea di Cornovaglia
.
[047]
Il quale fu da tanto e tanto seppe fare, che egli paceficò il figliuolo col padre: di che seguí gran bene all'isola, e egli n'acquistò l'amore e la grazia di tutti i paesani, e
Agolante
ricoverò tutto ciò che aver vi doveano interamente e ricco oltre modo si tornò a
Firenze
, avendol prima il conte
Alessandro
cavalier fatto.
[048]
Il conte poi con la sua donna gloriosamente visse; e, secondo che alcuni voglion dire, tra col suo senno e valore e l'aiuto del suocero egli conquistò poi la
Scozia
e funne re coronato.