Novella Prima
Novella Prima
[Voice: panfilo]
[001]
[002] Convenevole cosa è, carissime donne, che ciascheduna cosa la quale l'uomo fa, dallo ammirabile e santo nome di Colui, il quale di tutte fu facitore, le dea principio. Per che, dovendo io al vostro novellare, sí come primo, dare cominciamento, intendo da una delle sue maravigliose cose incominciare, acciò che, quella udita, la nostra speranza in Lui, sí come in cosa impermutabile, si fermi e sempre sia da noi il suo nome lodato. [003] Manifesta cosa è che, sí come le cose temporali tutte sono transitorie e mortali, cosí in sé e fuor di sé esser piene di noia, d'angoscia e di fatica e a infiniti pericoli sogiacere; alle quali senza niuno fallo né potremmo noi, che viviamo mescolati in esse e che siamo parte d'esse, durare né ripararci, se spezial grazia di Dio forza e avvedimento non ci prestasse. [004] La quale a noi e in noi non è da credere che per alcun nostro merito discenda, ma dalla sua propria benignità mossa e da' prieghi di coloro impetrata che, sí come noi siamo, furon mortali, e bene i suoi piaceri mentre furono in vita seguendo ora con Lui eterni son divenuti e beati; alli quali noi medesimi, sí come a procuratori informati per esperienza della nostra fragilità, forse non audaci di porgere i prieghi nostri nel cospetto di tanto giudice, delle cose le quali a noi reputiamo oportune gli porgiamo. [005] E ancora piú in Lui, verso noi di pietosa liberalità pieno, discerniamo, che, non potendo l'acume dell'occhio mortale nel segreto della divina mente trapassare in alcun modo, avvien forse tal volta che, da oppinione ingannati, tale dinanzi alla sua maestà facciamo procuratore che da quella con etterno essilio è iscacciato: e nondimeno Esso, al quale niuna cosa è occulta, piú alla purità del pregator riguardando che alla sua ignoranza o allo essilio del pregato, cosí come se quegli fosse nel suo cospetto beato, essaudisce coloro che 'l priegano. [006] Il che manifestamente potrà apparire nella novella la quale di raccontare intendo: manifestamente, dico, non il giudicio di Dio ma quel degli uomini seguitando.
[007]
Ragionasi adunque che essendo
[010]
Era questo
[016]
Venuto adunque questo ser
.
[018]
[020]
E cosí faccendo, riparandosi in casa di due
[022]
E un giorno, assai vicini della camera nella quale ser
Che farem noi
diceva l'uno all'altro
di costui? Noi abbiamo de' fatti suoi pessimo partito alle mani: per ciò che il mandarlo fuori di casa nostra cosí infermo ne sarebbe gran biasimo e segno manifesto di poco senno, veggendo la gente che noi l'avessimo ricevuto prima e poi fatto servire e medicare cosí sollecitamente, e ora, senza potere egli aver fatta cosa alcuna che dispiacer ci debbia, cosí subitamente di casa nostra e infermo a morte vederlo mandar fuori.
[024]
D'altra parte, egli è stato sí malvagio uomo, che egli non si vorrà confessare né prendere alcuno sagramento della Chiesa; e, morendo senza confessione, niuna chiesa vorrà il suo corpo ricevere, anzi sarà gittato a' fossi a guisa d'un cane.
[025]
E, se egli si pur confessa, i peccati suoi son tanti e sí orribili, che il simigliante n'avverrà, per ciò che frate né prete ci sarà che 'l voglia né possa assolvere: per che, non assoluto, anche sarà gittato a' fossi.
[026]
E se questo avviene, il popolo di questa terra, il quale sí per lo mestier nostro, il quale loro pare iniquissimo e tutto il giorno ne dicon male, e sí per la volontà che hanno di rubarci, veggendo ciò si leverà a romore e griderà: 'Questi lombardi cani, li quali a chiesa non sono voluti ricevere, non ci si voglion piú sostenere'; e correrannoci alle case e per avventura non solamente l'avere ci ruberanno ma forse ci torranno oltre a ciò le persone: di che noi in ogni guisa stiam male se costui muore
.
[027]
Ser
Io non voglio che voi d'alcuna cosa di me dubitiate né abbiate paura di ricevere per me alcun danno. Io ho inteso ciò che di me ragionato avete e son certissimo che cosí n'averrebbe come voi dite, dove cosí andasse la bisogna come avvisate: ma ella andrà altramenti.
[028]
Io ho, vivendo, tante ingiurie fatte a Domenedio, che, per farnegli io una ora in su la mia morte, né piú né meno ne farà;
[029]
e per ciò procacciate di farmi venire un santo e valente frate, il piú che aver potete, se alcun ce n'è; e lasciate fare a me, ché fermamente io acconcerò i fatti vostri e' miei in maniera che starà bene e che dovrete esser contenti
.
[030]
I due
[032]
Al quale ser
Padre mio, la mia usanza suole essere di confessarsi ogni settimana almeno una volta, senza che assai sono di quelle che io mi confesso piú; è il vero che poi che io infermai, che son passati da otto dí, io non mi confessai tanta è stata la noia che la infermità m'ha data
.
[033]
Disse allora il
Figliuol mio, bene hai fatto, e cosí si vuol fare per innanzi; e veggio che, poi sí spesso ti confessi, poca fatica avrò d'udire o di dimandare
.
[034]
Disse ser
Messer lo
.
[036]
Queste parole piacquero molto al santo uomo e parvongli argomento di bene disposta mente: e poi che a ser
[037]
Al quale ser
Padre mio, di questa parte mi vergogno io di dirvene il vero temendo di non peccare in vanagloria
.
[038]
Al quale il santo
Dí sicuramente, ché il vero dicendo né in confessione né in altro atto si peccò giammai
.
[039]
Disse allora ser
Poiché voi di questo mi fate sicuro, e io il vi dirò: io son cosí vergine come io usci' del corpo della mamma mia
.
[040]
Oh, benedetto sie tu da Dio!
disse il
come bene hai fatto! e, faccendolo, hai tanto piú meritato, quanto, volendo, avevi piú d'albitrio di fare il contrario che non abbiam noi e qualunque altri son quegli che sotto alcuna regola son constretti
.
[041]
E appresso questo il domandò se nel peccato della gola aveva a Dio dispiaciuto. Al quale, sospirando forte, ser
[042]
Al quale il
Figliuol mio, questi peccati sono naturali e sono assai leggieri, e per ciò io non voglio che tu ne gravi piú la conscienza tua che bisogni. A ogni uomo avviene, quantunque santissimo sia, il parergli dopo lungo digiuno buono il manicare e dopo la fatica il bere
.
[043]
Oh!
disse ser
padre mio, non mi dite questo per confortarmi: ben sapete che io so che le cose che al servigio di Dio si fanno, si deono fare tutte nettamente e senza alcuna ruggine d'animo; e chiunque altramenti fa, pecca
.
[044]
Il
E io son contento che cosí ti cappia nell'animo e piacemi forte la tua pura e buona conscienza in ciò. Ma dimmi: in avarizia hai tu peccato disiderando piú che il convenevole o tenendo quello che tu tener non dovesti?
[045]
Al quale ser
Padre mio, io non vorrei che voi guardasti perché io sia in casa di questi usurieri: io non ci ho a far nulla, anzi ci era venuto per dovergli ammonire e gastigare e torgli da questo abominevole guadagno; e credo mi sarebbe venuto fatto, se Idio non m'avesse cosí visitato.
[046]
Ma voi dovete sapere che mio padre mi lasciò ricco uomo, del cui avere, come egli fu morto, diedi la maggior parte per Dio; e poi, per sostentar la vita mia e per potere aiutare i poveri di Cristo, ho fatte mie piccole mercatantie e in quelle ho disiderato di guadagnare. E sempre co' poveri di Dio, quello che guadagnato ho, ho partito per mezzo, la mia metà convertendo ne' miei bisogni, l'altra metà dando loro: e di ciò m'ha sí bene il mio Creatore aiutato, che io ho sempre di bene in meglio fatti i fatti miei
.
[047]
Bene hai fatto:
disse il frate
ma come ti se' tu spesso adirato?
[048]
Oh!
disse ser
cotesto vi dico io bene che io ho molto spesso fatto; e chi se ne potrebbe tenere, veggendo tutto il dí gli uomini fare le sconce cose, non servare i comandamenti di Dio, non temere i suoi giudicii?
[049]
Egli sono state assai volte il dí che io vorrei piú tosto essere stato morto che vivo, veggendo i giovani andar dietro alle vanità e vedendogli giurare e spergiurare, andare alle taverne, non visitar le chiese e seguir piú tosto le vie del mondo che quella di Dio
.
[050]
Disse allora il frate:
Figliuol mio, cotesta è buona ira, né io per me te ne saprei penitenza imporre; ma per alcun caso avrebbeti l'ira potuto inducere a fare alcuno omicidio o a dire villania a persona o a fare alcuna altra ingiuria?
[051]
A cui ser
Oimè, messere, o voi mi parete uomo di Dio: come dite voi coteste parole? o s'io avessi avuto pure un pensieruzzo di fare qualunque s'è l'una delle cose che voi dite, credete voi che io creda che Idio m'avesse tanto sostenuto? Coteste son cose da farle gli scherani e i rei uomini, de' quali qualunque ora io n'ho mai veduto alcuno, sempre ho detto: 'Va che Idio ti converta'
.
[052]
Allora disse il
Or mi dí, figliuol mio, che benedetto sie tu da Dio: hai tu mai testimonianza niuna falsa detta contra alcuno o detto male d'altrui o tolte dell'altrui cose senza piacere di colui di cui sono?
[053]
Mai messer sí,
rispose ser
che io ho detto male d'altrui; per ciò che io ebbi già un mio vicino che, al maggior torto del mondo, non faceva altro che batter la moglie, sí che io dissi una volta male di lui alli parenti della moglie, sí gran pietà mi venne di quella cattivella, la quale egli, ogni volta che bevuto avea troppo, conciava come Dio vel dica
.
[054]
Disse allora il
Or bene, tu mi di' che se' stato mercatante: ingannasti tu mai persona cosí come fanno i mercatanti?
[055]
Gnaffé,
disse ser
messer sí, ma io non so chi egli si fu: se non che, uno avendomi recati denari che egli mi doveva dare di panno che io gli avea venduto e io messigli in una mia cassa senza annoverare, ivi bene a un mese trovai ch'egli erano quattro piccioli piú che esser non doveano; per che, non rivedendo colui e avendogli serbati bene uno anno per rendergliele, io gli diedi per l'amor di Dio
.
[056]
Disse il
Cotesta fu piccola cosa, e facesti bene a farne quello che ne facesti
.
[057]
E, oltre a questo, il domandò il santo
Messere, io ho ancora alcun peccato che io non v'ho detto
.
[058]
Il
Io mi ricordo che io feci al fante mio, un sabato dopo nona, spazzare la casa e non ebbi alla santa domenica quella reverenza che io dovea
.
[059]
Oh!
disse il
figliuol mio, cotesta è leggier cosa
.
[060]
Non,
disse ser
non dite leggier cosa, ché la domenica è troppo da onorare, però che in cosí fatto dí risuscitò da morte a vita il nostro Signore
.
[061]
Disse allora il
O, altro hai tu fatto?
[062]
Messer sí,
rispose ser
ché io, non avvedendomene, sputai una volta nella chiesa di Dio
.
[063]
Il
Figliuol mio, cotesta non è cosa da curarsene: noi, che siamo religiosi, tutto il dí vi sputiamo
.
[064]
Disse allora ser
E voi fate gran villania, per ciò che niuna cosa si convien tener netta come il santo tempio, nel quale si rende sacrificio a Dio
.
[065] E in brieve de' cosí fatti negli disse molti; e ultimamente cominciò a sospirare e appresso a piagner forte, come colui che il sapeva troppo ben fare quando volea.
[066]
Disse il santo
Figliuol mio, che hai tu?
[067]
Rispose ser
Oimè, messere, ché un peccato m'è rimaso, del quale io non mi confessai mai, sí gran vergogna ho di doverlo dire; e ogni volta che io me ne ricordo piango come voi vedete, e parmi esser molto certo che Idio mai non avrà misericordia di me per questo peccato
.
[068]
Allora il santo
Va via, figliuolo, che è ciò che tu di'? Se tutti i peccati che furon mai fatti da tutti gli uomini, o che si debbon fare da tutti gli uomini mentre che il mondo durerà, fosser tutti in uno uom solo, e egli ne fosse pentuto e contrito come io veggio te, sí è tanta la benignità e la misericordia di Dio, che, confessandogli egli, gliele perdonerebbe liberamente: e per ciò dillo sicuramente
.
[069]
Disse allora ser
Oimè, padre mio, il mio è troppo gran peccato, e appena posso credere, se i vostri prieghi non ci si adoperano, che egli mi debba mai da Dio esser perdonato
.
[070]
A cui il
Dillo sicuramente, ché io ti prometto di pregare Idio per te
.
[071]
Ser
Padre mio, poscia che voi mi promettete di pregare Idio per me, e io il vi dirò: sappiate che, quando io era piccolino, io bestemmiai una volta la mamma mia
. E cosí detto ricominciò a piagner forte.
[072]
Disse il
O figliuol mio, or parti questo cosí gran peccato? o gli uomini bestemmiano tutto il giorno Idio, e sí perdona Egli volentieri a chi si pente d'averlo bestemmiato; e tu non credi che Egli perdoni a te questo? Non piagner, confortati, ché fermamente, se tu fossi stato un di quegli che il posero in croce, avendo la contrizione che io ti veggio, sí ti perdonerebbe Egli
.
[073]
Disse allora ser
Oimè, padre mio, che dite voi? la mamma mia dolce, che mi portò in corpo nove mesi il dí e la notte e portommi in collo piú di cento volte! troppo feci male a bestemmiarla e troppo è gran peccato; e se voi non pregate Idio per me, egli non mi serà perdonato
.
[074]
Veggendo il
[075]
E poi, dopo tutto questo, gli disse:
Ser
[076]
Al quale ser
Messer sí, anzi non vorrei io essere altrove, poscia che voi m'avete promesso di pregare Idio per me: senza che io ho avuta sempre spezial divozione al vostro Ordine. E per ciò vi priego che, come voi al vostro luogo sarete, facciate che a me vegna quel veracissimo corpo di Cristo il quale voi la mattina sopra l'altare consecrate; per ciò che, come che io degno non ne sia, io intendo con la vostra licenzia di prenderlo, e appresso la santa e ultima unzione, acciò che io, se vivuto son come peccatore, almeno muoia come cristiano
.
[077] Il santo uomo disse che molto gli piacea e che egli diceva bene, e farebbe che di presente gli sarebbe apportato; e cosí fu.
[078]
Li due
Che uomo è costui, il quale né vecchiezza né infermità né paura di morte, alla qual si vede vicino, né ancora di Dio, dinanzi al giudicio del quale di qui a picciola ora s'aspetta di dovere essere, dalla sua malvagità l'hanno potuto rimuovere, né far che egli cosí non voglia morire come egli è vivuto?
[080]
Ma pur vedendo che sí aveva detto che egli sarebbe a sepoltura ricevuto in chiesa, niente del rimaso si curarono.
[081]
Ser
[083]
Il santo
E voi, maladetti da Dio, per ogni fuscello di paglia che vi si volge tra' piedi bestemmiate Idio e la Madre e tutta la corte di Paradiso
.
[086]
E oltre a queste, molte altre cose disse della sua lealtà e della sua purità: e in brieve con le sue parole, alle quali era dalla gente della contrada data intera fede, sí il mise nel capo e nella divozion di tutti coloro che v'erano, che, poi che fornito fu l'uficio, con la maggior calca del mondo da tutti fu andato a baciargli i piedi e le mani, e tutti i panni gli furono indosso stracciati, tenendosi beato chi pure un poco di quegli potesse avere: e convenne che tutto il giorno cosí fosse tenuto, acciò che da tutti potesse essere veduto e visitato.
[087]
Poi, la vegnente notte, in una arca di marmo sepellito fu onorevolemente in una cappella: e a mano a mano il dí seguente vi cominciarono le genti a andare e a accender lumi e a adorarlo, e per conseguente a botarsi e a appicarvi le imagini della cera secondo la promession fatta.
[088]
E in tanto crebbe la fama della sua santità e divozione a lui, che quasi niuno era che in alcuna avversità fosse, che a altro santo che a lui si botasse, e chiamaronlo e chiamano san
[089]
Cosí adunque visse e morí ser
[092] E qui si tacque.