Introduzione
[Voice: author]
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Aveva la luna, essendo nel mezzo del cielo, perduti i raggi suoi, e già per la nuova luce vegnente ogni parte del nostro mondo era chiara, quando la
reina
levatasi, fatta la sua compagnia chiamare, alquanto con lento passo dal
bel palagio
, su per la rugiada spaziandosi, s'allontanarono, d'una e d'altra cosa varii ragionamenti tegnendo e della piú bellezza e della meno delle raccontate novelle disputando e ancora de' varii casi recitati in quelle rinnovando le risa, infino a tanto che, già piú alzandosi il sole e cominciandosi a riscaldare, a tutti parve di dover verso casa tornare: per che, voltati i passi, là se ne vennero.
[003]
E quivi, essendo già le tavole messe e ogni cosa d'erbucce odorose e di be' fiori seminata, avanti che il caldo surgesse piú, per comandamento della reina si misero a mangiare. E questo con festa fornito, avanti che altro facessero, alquante canzonette belle e leggiadre cantate, chi andò a dormire e chi a giucare a scacchi e chi a tavole; e
Dioneo
insieme con
Lauretta
di
Troilo
e di
Criseida
cominciarono a cantare.
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E già l'ora venuta del dovere a concistoro tornare, fatti tutti dalla
reina
chiamare, come usati erano dintorno alla fonte si posero a sedere; e volendo già la reina comandare la prima novella, avvenne cosa che ancora adivenuta non v'era, cioè che per la reina e per tutti fu un gran romore udito che per le fanti e' famigliari si faceva in cucina.
[005]
Laonde, fatto chiamare il siniscalco e domandato qual gridasse e qual fosse del romore la cagione, rispose che il romore era tra
Licisca
e
Tindaro
ma la cagione egli non sapea, sí come colui che pure allora giugnea per fargli star cheti, quando per parte di lei era stato chiamato.
[006]
Al quale la reina comandò che incontanente quivi facesse venire la
Licisca
e
Tindaro
; li quali venuti, domandò la reina qual fosse la cagione del loro romore.
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Alla quale volendo
Tindaro
rispondere, la
Licisca
, che attempatetta era e anzi superba che no e in sul gridar riscaldata, voltatasi verso lui con un mal viso disse:
Vedi bestia d'uom che ardisce, là dove io sia, a parlare prima di me! Lascia dir me,
e alla
reina
rivolta disse:
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Madonna, costui mi vuol far conoscere la moglie di
Sicofante
e, né piú né meno come se io con lei usata non fossi, mi vuol dare a vedere che la notte prima che
Sicofante
giacque con lei
messer Mazza
entrasse in
Monte Nero
per forza e con ispargimento di sangue; e io dico che non è vero, anzi v'entrò paceficamente e con gran piacer di quei d'entro.
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E è ben sí bestia costui, che egli si crede troppo bene che le giovani sieno sí sciocche, che elle stieno a perdere il tempo loro stando alla bada del padre e de' fratelli, che delle sette volte le sei soprastanno tre o quatro anni piú che non debbono a maritarle.
[010]
Frate, bene starebbono se elle s'indugiasser tanto! Alla fé di Cristo, ché debbo sapere quello che io mi dico quando io giuro: io non ho vicina che pulcella ne sia andata a marito, e anche delle maritate so io ben quante e quali beffe elle fanno a' mariti: e questo pecorone mi vuol far conoscer le femine, come se io fossi nata ieri!
[011]
Mentre la
Licisca
parlava, facevan le donne sí gran risa, che tutti i denti si sarebbero loro potuti trarre, e la
reina
l'aveva ben sei volte imposto silenzio ma niente valea: ella non ristette mai infino a tanto che ella ebbe detto ciò che ella volle.
[012]
Ma poi che fatto ebbe alle parole fine, la
reina
ridendo, volta a
Dioneo
, disse:
Dioneo
, questa è quistion da te: e per ciò farai, quando finite fieno le nostre novelle, che tu sopr'essa dei sentenzia finale.
[013]
Alla qual
Dioneo
prestamente rispose:
Madonna
, la sentenzia è data senza udirne altro: e dico che la
Licisca
ha ragione, e credo che cosí sia come ella dice, e
Tindaro
è una bestia.
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La qual cosa la
Licisca
udendo cominciò a ridere, e a
Tindaro
rivolta disse:
Ben lo diceva io: vatti con Dio, credi tu saper piú di me tu, che non hai ancora rasciutti gli occhi? Gran mercé, non ci son vivuta invano io, no
;
[015]
e, se non fosse che la
reina
con un mal viso le 'mpose silenzio e comandolle che piú parola né romor facesse se esser non volesse scopata e lei e
Tindaro
mandò via, niuna altra cosa avrebbero avuta a fare in tutto quel giorno che attendere a lei.
[016]
Li quali poi che partiti furono, la reina impose a
Filomena
che alle novelle desse principio; la quale lietamente cosí cominciò.